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Le sanguisughe dell'antimafia PDF Stampa E-mail
Editoriali - Editoriali
Scritto da Pippo Giordano   
Venerdì 22 Settembre 2017 16:26
di Pippo Giordano - 22 settembre 2017

Il sequestro di 75mila euro al presidente del coordinamento antimafia calabrese dimostrebbe, se le accuse venissero confermate, che il palmares delle sanguisughe antimafia si aggiorna di giorno in giorno. Le cronache giudiziarie sono piene di avvilenti comportamenti da parte di personaggi noncuranti di lucrare sul sangue dei nostri martiri, mentre altri con estrema onestà spendono il loro tempo libero, senza prebende, per dare un fattivo contributo al contrasto mafioso. E quindi mi domando se non sia giunto il momento di chiudere i rubinetti dei finanziamenti: a tutti! Basta con questa farsa dell'antimafia un tanto al chilo e senza controllo. Non voglio citare le precedenti sanguisughe, anche se noti al grande pubblico, ma mi viene un nodo alla gola solo a pensare che ci siano soggetti pronti a mestare nell'anima dei nostri morti.
E' orripilante e meschino che ci siamo individui i quali nel nome dei magistrati, carabinieri, poliziotti assassinati dalle mafie, traggono interessi economici. Vergognoso! Nel mio decennale peregrinare in lungo e largo, per incontrare alunni, studenti liceali e universitari, ho speso una consistente somma di denaro, poiché rifiuto il rimborso o gettoni di presenza. Gli unici rimborsi accettati sono quelli dove sono stato costretto a pernottare. Eppure, nel corso degli anni ho subito ogni sorta di cattiveria.
Sono stato accusato di essere un disonesto megalomane o di millantare il rapporto lavorativo coi magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Accuse miseramente fallite anche in un'aula di Tribunale. Sono stato oggetto anche di attacchi da “fuoco amico” con frasi tipo: “E' disgustoso ca metti 'nto mezzu i nostri morti!”. Questa frase mi ha ferito tantissimo perchè detta da una persona che mi conosceva bene e che stimavo. Avevo in più occasioni ricordato i mie colleghi ammazzati da Cosa nostra coi quali ho condiviso gioie e paure. E quindi, a dispetto di costoro, voglio citarli anche adesso: Lillo Zucchetto, Beppe Montana, Ninni Cassarà, Roberto Antiochia, Natale Mondo e Filadelfio Aparo. Tutti della mia stessa Squadra mobile palermitana.
Volevo smettere di andare nelle scuole, parlare di mafia e ritirami ma mi son detto: non voglio darla vinta! Ho acclarato che il mondo è pieno di quaquaraquà e di “barbieri di rossiniana memoria” ed ho ripreso le mie “lezioni” con intensità ancor maggiore di prima.
Dicevo che non ho mai preso un centesimo da questo mio impegno, che reputo un obbligo e ogni qualvolta che entro in un'aula scolastica mi si riempie il cuore vedendo le facce pulite della meglio gioventù. Ad ogni incontro aumenta in me il dovere di stare coi giovani e quando una scuola media nell'editare il programma dell'anno, mi chiede “Pippo sei dei nostri?”, “Possiamo includerti nelle “lezioni? Ebbene mi gratifica, vuole dire che i ragazzi apprezzano il mio intervento. Ed è di questi giorni l'invito di una scuola di Fano a partecipare nuovamente all'incontro con gli studenti. Ci sono stato altre volte e in una occasione insieme a Salvatore Borsellino e Ettore Marini (vedi foto). Pensate che la mia presenza deve coincidere con la “festa” della scuola: quel giorno sarà dedicato solo alla legalità. Sono questi gesti d'affetto nei miei confronti che mi da forza di continuare. Mi rallegrano quei “temini” e pensierini che i ragazzi mi consegnano, come è successo a Villarosa-Martinsicuro e in altre scuole. Sono testimonianze sincere, oneste e genuine. E quindi quando leggo delle tante sanguisughe, ci sto davvero male. Spero che spariscono del tutto.
In ogni caso, io continuerò a raccontare la mafia, così come l'ho conosciuta sin da bambino e sino all'attività di contrasto come poliziotto. L'onestà non è un opzione, ma una necessità di vita e che comunque non dovrebbe essere sbandierata. Essa appartiene all'intimo di ognuno di noi.


Pippo Giordano






 


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