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Ferma lo scandalo prescrizione. Firma ora PDF Stampa E-mail
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Scritto da Comunità 'Riparte il futuro'   
Giovedì 23 Febbraio 2017 22:18

della Comunità 'Riparte il futuro' - 23 febbraio 2017

Firmiamo ora per una vera riforma della prescrizione. Troppe volte la prescrizione manda al macero i processi e lascia impuniti i responsabili delle pagine più nere della cronaca italiana. Nel 2014 ci sono state 132.296 prescrizioni, per una media di 402 reati estinti al giorno. È ora di agire: per questo chiediamo una prescrizione vera, che sia garanzia di tutti e non privilegio di quanti sfruttano le pieghe dei codici per sfuggire alle condanne.

Nel 2014 ci sono state 132.296 prescrizioni, una media di 402 procedimenti prescritti al giorno.

Sono passati oltre 700 giorni da quando il governo ha promesso una riforma adeguata ma l’ingiustizia continua a regnare sovrana nel nostro Paese.  
Per questo è arrivato il momento di agire: chiediamo una prescrizione vera, che sia garanzia di tutti e non privilegio di quanti sfruttano le pieghe dei codici per sfuggire alle condanne.

Gli effetti più devastanti dell’attuale prescrizione ricadono sulle indagini per corruzione: 85 processi per reati di corruzione sono andati in fumo solo nel 2013, circa  uno su dieci (Istat 2013). Inoltre, secondo l’Ufficio studi della Camera dei deputati, il 62% dei reati di corruzione transnazionale non arriva mai a sentenza a causa della prescrizione (Ufficio studi della Camera 2014).
Di fatto l’attuale legge aiuta i corrotti a sfuggire alle pene: il 13,7% delle prescrizioni riguarda i reati contro la Pubblica amministrazione e a beneficiarne sono soprattutto i “colletti bianchi”, ovvero i funzionari pubblici che troppo spesso abusano del loro potere per alimentare il fenomeno corruttivo. L’effetto finale è che i detenuti per reati di corruzione sono, nel 2015, solo 299 a fronte di una popolazione carceraria di oltre 54.000 persone (secondo il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria).  
Dobbiamo porre fine a questa ingiustizia: la prescrizione dovrebbe garantire ragionevole durata del processo, non trasformarsi in un privilegio odioso per “colletti bianchi” e corrotti.
Per questo chiediamo al più presto un’immediata riforma della prescrizione che consenta alla magistratura di portare a compimento i processi per reati di corruzione.

 

Le nostre proposte

Crediamo che una buona legge sul processo penale debba garantire tutti i diritti costituzionali all’imputato e allo stesso tempo permettere di terminare i processi in tempi ragionevoli,  punendo i colpevoli. Per questo siamo convinti che la legge sulla prescrizione in discussione al Senato debba contenere un requisito minimo e una proposta di riforma:

  • Interruzione della prescrizione dopo la condanna di primo grado. Riteniamo fondamentale che la prescrizione interrompa il suo corso e ricominci a decorrere almeno dopo una condanna di primo grado. Il meccanismo dell’interruzione è già formalmente presente in Italia, come in larga parte dei Paesi europei, infatti ogni volta che la giustizia compie atti per contrastare un reato (interrogatori, arresti, condanne etc) il cronometro della prescrizione si azzera. Però “fatta la legge trovato l’inganno”: di fatto questo sistema è reso inefficace da un termine assoluto troppo breve (art. 161 cp). L’interruzione è una caratteristica del nostro ordinamento irrinunciabile che non può essere cancellata da una futura riforma, anzi va potenziata. Solo aumentando questo termine finale l’interruzione tornerà ad essere efficace (vedi proposta successiva).
  • Estensione del termine assoluto della prescrizione dopo diverse interruzioni. Attualmente nel procedimento penale italiano, la durata massima di un processo non può superare di un quarto il termine di prescrizione di quel reato. Questo limite ultimo è definito termine assoluto. In altre parole se il reato per cui si procede (es. la corruzione per l'esercizio delle funzioni) si prescrive in 6 anni, il processo per quel reato non potrà durare più di 6 anni + un quarto, cioè 7 anni e mezzo. Ma la Storia ci insegna che nel nostro Paese talvolta in 10 anni non si è arrivati a sentenza definitiva. E anche quando un processo di primo grado si riesce a celebrare, e quindi si può ottenere una prima condanna, il condannato potrebbe semplicemente fare appello e aspettare che i tempi biblici della giustizia italiana lo salvino: il processo è prescritto in 7 anni e mezzo dalla data di commissione del reato, e il corrotto rimane impunito. Una soluzione potrebbe essere raddoppiare questo termine massimo, anziché limitarlo ad un quarto, come in Germania, dove il termine assoluto è posto al doppio della prescrizione base. Poniamo che il termine assoluto di prescrizione, quando intervengano diverse ipotesi d’interruzione (come per esempio la condanna di primo grado), sia da conteggiare al doppio dei termini di prescrizione base: in questo modo vi sarebbero 12 anni per concludere tutto il procedimento fino al terzo grado di giudizio. Così si impedirebbe l’uso dell’appello in modo strumentale: le condanne di primo grado verrebbero prese più seriamente. Il condannato ci penserebbe due volte ad appellare a fini dilatori, sapendo che non potrà far prescrivere il processo in tempi brevi. 

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