di Davide Milosa - 5 settembre 2015
L'ex senatore di Forza Italia
Marcello Dell'Utri si trova nel carcere di Parma dal 13 giugno 2014. Condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Sette anni la pena da espiare. Per i giudici della Cassazione sono provati i rapporti con Cosa Nostra. Nonostante questo il suo nome oggi compare sotto la carica di presidente della Biblioteca di via Fondazione Senato 14 a Milano. Indirizzo storico, noto, ad esempio all'imprenditore messinese
Natale Sartori già legato attraverso diverse cooperative con le figlie di
Vittorio Mangano, l'ex fattore di Arcore.
DI PIU': la rivista mensile pubblicata dalla stessa Fondazione a pagina quattro dell'edizione del giugno scorso riporta un ricchissimo elenco di importanti aziende alle quali viene rivolto un ringraziamento per il sostegno nella comunicazione. Su tutte la Fiat. Casa Agnelli compare nel mensile della Fondazione, presieduta da un condannato per mafia, con il marchio Fca Bank, la società nata sulle ceneri della storica finanziaria Sava, da sempre impegnata nel concedere prestiti a chi vuole acquistare un auto. Ma non solo: un'intera pagina della rivista è stata acquistata dal gruppo di Torino per pubblicizzare "la 500x, il nuovo crossover italiano".
Oltre alla Fiat la Fondazione di Dell'Utri ringrazia il marchio di orologi Breil, noto per lo slogan pubblicitario "toglietemi tutto ma non il mio Breil". La Breil è gestita dal gruppo milanese Binda. Dall'elenco spuntano anche la Campari e la Riso Scotti, colosso agroalimentare pavese che nel 2011 fu coinvolto in un' inchiesta dell'antimafia milanese su un presunto traffico di illecito di rifiuti collegato alla Riso Scotti Energia. Non manca la telefonia mobile con marchio Tre, oltre all'università
Niccolò Cusano con sede a Roma, fondata dall'imprenditore livornese
Stefano Bandecchi già iscritto al Movimento sociale italiano, nonchè grande elettore di
Gianni Alemanno quando divenne sindaco della Capitale.
Tutte queste aziende, a partire dalla Fiat, ieri sono state sentite dal Fatto. Domanda semplice : non vi pare quantomeno inopportuno mettere il proprio nome sulla rivista di un presidente condannato per mafia? Un quesito al quale però nessuno (da Fiat al gruppo Binda, dalla Campari a Tre), nonostante le promesse ha voluto o potuto rispondere. Si sa, il venerdì pomeriggio di fine estate è giornata critica. Uffici deserti e telefoni che suonano a vuoto.
CHI, INVECE, ha risposto è stato l'ex sindaco di Milano
Carlo Tognoli, che solo due giorni fa ha partecipato alle commemorazioni milanesi in ricordo dell'omicidio (dimafia) del generale
Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il nome di Tognoli compare nel consiglio di amministrazione della fondazione. "Vi entrai spiega quando nacque la fondazione". Era il 1997. All'epoca nulla si sapeva dei guai giudiziari di Marcello Dell'Utri, ma certo se già all'epoca si fosse saputo dei suoi rapporti con Cosa nostra non sarei mai entrato nel Cda". Tognoli parla veloce al telefono. "Devo andare alla festa de l'Unità". Un'altra domanda: come mai Dell'Utri, nonostante la condanna, è ancora presidente della Fondazione? "Come membri del Cda non siamo stati interpellati, il consiglio non si riunisce da due anni". Fine della telefonata. Mezz'ora dopo Tognoli richiama: "Buonasera, mi scusi, sarò telegrafico: lunedì prossimo comunicherò le mie dimissioni dalla Fondazione, la saluto".
Cosa faranno gli altri membri del Cda è difficile dirlo, visto che
Fedele Confalonieri e Ennio Doris sono amici da sempre dell'ex senatore, mentre
Fulvio Pravadelli (indagato per fatture false) e
Giuliano Andreani sono presidente e vice-presidente di Publitalia, la società della Fininvest di cui Dell'Utri fu grande animatore assieme a
Silvio Berlusconi.
Davide Milosa (Il Fatto Quotidiano, 5 settembre 2015)