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Strage Borsellino, Orlando risponde a Sarti su indagini depistaggio PDF Stampa E-mail
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Scritto da Lorenzo Baldo e Aaron Pettinari   
Sabato 01 Agosto 2015 15:45
di Lorenzo Baldo e Aaron Pettinari - 31 luglio 2015

Poche parole, citando quasi integralmente la nota trasmessa dalla Procura di Caltanissetta. E' così che il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha risposto ieri, all’interrogazione parlamentare (in merito al procedimento per calunnia a carico di Bo, Ricciardi e La Barbera) sollevata lo scorso 4 luglio dai parlamentari M5s Giulia Sarti, Francesco D’Uva e Vittorio Ferraresi. Il senso delle domande presentate meno di un mese fa era alquanto diretto: a che punto sono le indagini sul depistaggio per la strage di Via D’Amelio? Quali sono gli sviluppi investigativi sui tre funzionari di Polizia Vincenzo Ricciardi, Mario Bo, e Salvatore La Barbera, ex componenti del gruppo “Falcone e Borsellino” diretto dall’ex Questore (deceduto) Arnaldo La Barbera? I tre deputati avevano chiesto espressamente al Ministro Orlando se intendesse richiedere informazioni in merito al procedimento per calunnia a carico di Bo, Ricciardi e La Barbera “visto il lungo periodo di tempo trascorso dalla iscrizione nel registro degli indagati” di costoro. Gli on. Sarti, D’Uva e Ferraresi avevano domandato inoltre se il Ministro non ritenesse di “disporre un’ispezione presso la Procura della Repubblica di Caltanissetta ai fini della valutazione dei presupposti per l’esercizio dei poteri di competenza”.

All’indomani del deposito del documento avevamo evidenziato come da questa interrogazione parlamentare scaturisse inevitabile un’ulteriore domanda che merita di essere riproposta. Il fascicolo su Ricciardi, Bo e La Barbera è trattato dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta o segue un iter “ordinario”? Nel nostro ordinamento giudiziario vi è una motivazione “tecnica” in merito alla possibilità che questo dossier possa essere trattato alla pari di reati comuni. Per far proseguire queste indagini dalla Dda di Caltanissetta l’ipotesi accusatoria nei confronti degli indagati, e cioè quella di aver potuto agevolare determinati mafiosi piuttosto che altri, dovrebbe essere suffragata dalla dimostrazione che il dolo specifico finalizzato a favorire Cosa nostra sia stato fatto proprio per quello scopo. Vista la gravità dei fatti contestati l’ipotesi che un’inchiesta tanto delicata possa seguire un percorso “ordinario” appare completamente assurda. Nella sua risposta il ministro Orlando non chiarisce la questione "tecnica" dell'iter giudiziario del fascicolo, specificando poi che nella nota trasmessa dalla procura nissena, utilizzata per i chiarimenti ai firmatari dell'interrogazione, è scritto: “il Pubblico Ministero si è determinato a richiedere l'archiviazione del procedimento ritenendo, si riporta testualmente 'di non poter prescindere da un'accurata, approfondita analisi del monumentale materiale probatorio stratificatosi nell'ambito dei processi “Borsellino uno” e “Borsellino bis”, nel c.d. Processo Borsellino Quater, originata dalle rivelazioni del collaboratore Spatuzza Gaspare”.

La Procura nissena fa quindi sapere di aver “ritenuto elemento prioritario procedere all'elaborazione in un impianto motivazionale che fosse pienamente conforme alle risultanze probatorie, eccezionalmente complesse, emerse nel corso dei processi celebratisi oltre che alle emergenze investigative seguite alle dichiarazioni dello Spatuzza, ciò sia a tutela dei soggetti indagati – in ragione dei possibili profili di responsabilità disciplinare connessi alla loro condotta – sia in ragione delle inevitabili ricadute sull'esito del procedimento Borsellino quater, allo stato pendente dinanzi alla Corte di Assise di Caltanissetta nei confronti (tra gli altri) di Scarantino Vincenzo, Candura Salvatore, Andriotta Francesco, vale a dire le principali fonti di accusa dei sopraindicati funzionari di polizia. L'analisi ricostruttiva, demandata ai magistrati di questa Dda sottoposti ad un carico di lavoro straordinario per quantità e qualità” prosegue la nota informativa “ha richiesto un eccezionale impegno, infine culminato nella definizione del procedimento con richiesta di archiviazione, ampiamente motivata”. Una richiesta di archiviazione, quindi, che sarebbe stata presentata tempo addietro. Nella risposta il Guardasigilli non parla di tempistiche.
In merito all’inchiesta su Ricciardi, Bo e La Barbera, il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari, in una recente intervista al Giornale di Sicilia, in occasione delle commemorazioni per la strage di via d'Amelio, aveva ribadito di “non avere fretta di chiedere l’eventuale rinvio a giudizio o l’archiviazione” in quanto “stiamo aspettando la conclusione del ‘Borsellino Quater’ (...) dopodiché tireremo le somme”.

Evidentemente, secondo quanto riferito dal ministro Orlando, le somme sarebbero già state tirate ed a questo punto non si attenderebbe altro che il giudizio di un Gip. Se venisse confermata l'archiviazione resterebbero aperti grandi interrogativi sul depistaggio che è stato perpetrato durante le indagini per svelare autori e mandanti dell'attentato del 19 luglio 1992. Resterebbe da capire il perché gli accusatori dei tre funzionari di Polizia e cioè Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Salvatore Candura avrebbero attribuito la strage di via D’Amelio a “tizio” piuttosto che a “caio” finendo così per autocalunniarsi? E’ del tutto plausibile, invece, che quel depistaggio sia stato finalizzato a proteggere pezzi di Stato “deviato” coinvolti nell’eccidio del 19 luglio ‘92. Scriveva Roberto Scarpinato, quando era ancora Procuratore generale a Caltanissetta prima di diventarlo a Palermo, nella richiesta di revisione dei processi Borsellino alla Corte d’appello di Catania: “Occorre cercare di capire se si fosse voluta coprire la responsabilità di soggetti esterni a Cosa nostra, astrattamente riconducibili ad (...) apparati deviati dei servizi segreti, o a organizzazioni terroristiche-eversive”. Ed è proprio questo l'aspetto che fa più paura. L'archiviazione dei tre funzionari di polizia sarebbe l'ennesima amarezza per tanti cittadini onesti e, soprattutto, per quei familiari delle vittime della strage che da anni chiedono giustizia e verità su una strage che ad oggi ha troppi interrogativi aperti. Un boccone amaro da mandar giù così come era stato il non luogo a procedere nei confronti del colonnello dei Carabinieri Giovanni Arcangioli. Quest'ultimo è stato addirittura immortalato da una foto (e da un filmato Rai) con in mano la borsa di Paolo Borsellino, pochi minuti dopo la strage. Elementi che, insieme ad alcune sue contraddizioni, lo hanno portato ad essere indagato per il furto dell'Agenda (prosciolto definitivamente nel febbraio 2009) e per falsa testimonianza ai pm (decreto di archiviazione emesso nell'aprile 2013). Dove è finita l'Agenda Rossa di Paolo Borsellino? Cosa è avvenuto durante le indagini sulla strage di via d'Amelio? Domande che al momento restano inevase. Gli stessi familiari delle vittime dell'attentato continuano a chiedere risposte chiare ed esaustive per comprendere fino in fondo quello che a tutti gli effetti si può definire un “depistaggio di Stato”.
 

Lorenzo Baldo e Aaron Pettinari(AntimafiaDuemila)





 

Strage via D'Amelio: nessun colpevole

di Movimento Cinque Stelle Camera dei Deputati News - 31 luglio 2015

La strage di via D'Amelio è una storia giudiziaria piena di ombre, di verità accertate, di domande che necessitano ancora risposte.

Abbiamo presentato un question time in commissione Giustizia per avere delle risposte sulle indagini in merito ai funzionari di polizia già collaboratori di Arnaldo La Barbera nel gruppo d'indagine «Falcone-Borsellino», Vincenzo Ricciardi, Mario Bo e Salvatore La Barbera citati come indagati in procedimento connesso.

Di seguito le domande poste da Giulia Sarti e la risposta del Ministero della Giustizia. Riportiamo integralmente tutto, perché la ricerca di questa complessa verità sappiamo essere ancora lunga e faticosa. E' necessario, di volta in volta, pubblicare tutti gli elementi, anche i più piccoli, per contribuire a dirimere un quadro dalle troppe tinte fosche.

Un particolare va notato, se non interrogavamo il Ministero della Giustizia, beh non sapevano neanche di questo procedimento a carico dei funzionari di Polizia, e lo scrivono nero su bianco!




Interrogazione a risposta immediata in Commissione (3 luglio 2015)
-- Al Ministro della Giustizia . --

Per sapere - premesso che:


dal 22 marzo 2013 è in corso il dibattimento del processo «Borsellino quater» sulla strage di via D'Amelio del 19 luglio 1992 che vede imputati davanti alla Corte d'assise di Caltanissetta i boss di Cosa Nostra Salvatore Madonia, Vittorio Tutino e i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Calogero Pulci e Francesco Andriotta;

in una delle udienze dibattimentali, i funzionari di polizia già collaboratori di Arnaldo La Barbera nel gruppo d'indagine «Falcone-Borsellino», Vincenzo Ricciardi, Mario Bo e Salvatore La Barbera sono stati citati come indagati in procedimento connesso;

nel corso di tale udienza si è appreso che i tre funzionari di polizia nel 2009 vennero iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Caltanissetta quali concorrenti della calunnia aggravata contestata a Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Salvatore Candura;

ancora oggi la procura di Caltanissetta non ha definito le indagini a carico dei funzionari di polizia, infatti a quanto consta all'interrogante ad oggi non vi sarebbe stata né una richiesta di archiviazione, né una richiesta di rinvio a giudizio. Proprio a seguito della mancanza di definizione delle indagini, al momento della loro deposizione nel processo «Borsellino quater», Mario Bo e Vincenzo Ricciardi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere in quanto indagati in un procedimento connesso;

il codice di procedura penale prevede all'articolo 407 che le indagini preliminari possano avere una durata massima di 18 mesi e in taluni casi di 2 anni decorrenti dalla data in cui il nome della persona cui è attribuito il reato sia stato iscritto nel registro delle notizie di reato. Successivamente alla scadenza di tali termini eventuali atti di indagine tardivi non possono essere utilizzati nel processo; l'articolo 408 prevede che entro tali termini massimi, qualora la notizia di reato sia infondata, il pubblico ministero debba richiedere l'archiviazione e, in caso contrario, debba comunicare agli indagati l'avviso di conclusione delle indagini;

l'articolo 2, comma 1, lettera q, del decreto legislativo n. 109 del 2006 prevede che «il reiterato, grave e ingiustificato ritardo nel compimento degli atti relativi all'esercizio delle funzioni» costituisca causa di responsabilità disciplinare precisando anche che «si presume non grave, salvo che non sia diversamente dimostrato, il ritardo che non eccede il triplo dei termini previsti dalla legge per il compimento dell'atto»;

alla luce di quanto sopra ricordato, secondo l'interrogante occorrerebbe valutare, ai sensi di tale disposizione, la condotta della procura della Repubblica di Caltanissetta;
il Ministero della giustizia che, insieme alle persone dei calunniati, riveste la qualifica di persona offesa dal reato, si è costituito peraltro parte civile in relazione a tutte le fattispecie di reato contestate sia come soggetto offeso dalle calunnie sia in quanto soggetto danneggiato per la strage di via D'Amelio nella quale venne ucciso il magistrato Paolo Borsellino -:

se il Ministro interrogato abbia ricevuto comunicazioni in ordine al procedimento per calunnia a carico di Mario Bo, Vincenzo Ricciardi e Salvatore La Barbera, o se ritenga opportuno richiederle visto il lungo periodo di tempo trascorso dalla iscrizione nel registro degli indagati e se, alla luce degli elementi indicati in premessa, non ritenga di disporre un'ispezione presso la procura della Repubblica di Caltanissetta ai fini della valutazione dei presupposti per l'esercizio dei poteri di competenza.



RISPOSTA DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

In riferimento al procedimento penale a carico di funzionari componenti del pool investigativo "Falcone e Borsellino" e - secondo la prospettazione offerta - successivamente iscritti nel registro degli indagati presso la Procura della Repubblica di Caltanissetta, va premesso come il Ministero della Giustizia abbia avuto conoscenza solo in occasione della formulazione dell'atto ispettivo in discussione dell'esistenza di una notizia di reato per il delitto di calunnia a carico di Vincenzo Ricciardi, Mario Bo' e Salvatore La Barbera, funzionari dello Polizia di Stato.

Nella nota trasmessa in data odierna dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, Direzione Distrettuale Antimafia, si legge che il Pubblico Ministero si è determinato a richiedere l'archiviazione del procedimento ritenendo, si riporta testualmente "...di non poter prescindere da un'accurata, approfondita analisi del monumentale materiale probatorio stratificatosi nell'ambito dei processi "Borsellino uno" e "Borsellino bis", nel c.d. processo Borsellino Quater, originata dalle rivelazioni del collaboratore Spatuzza Gaspare".

Il citato ufficio riferisce altresì che "ha elemento prioritario procedere all'elaborazione di un impianto motivazionale che fosse pienamente conforme alle risultanze probatorie, eccezionalmente complesse, emerse nel corso dei processi celebratisi oltre che alle emergenze investigative seguite alle dichiarazioni dello SPATUZZA, ciò sia a tutela dei soggetti indagati - in ragione dei possibili profili di responsabilità disciplinare connessi alla loro condotta - sia in ragione delle inevitabili ricadute sull'esito del procedimento BORSELLINO quater, allo stato pendente dinanzi alla Corte di Assise di Caltanissetta nei confronti (tra gli altri) di SCARANTINO Vincenzo, CANDURA Salvatore, ANDRIOTTA Francesco, vale a dire le principali fonti di accusa dei sopraindicati funzionari di polizia. L'analisi ricostruttiva, demandata a magistrati di questa DDA, sottoposti a carico di lavoro straordinario per quantità e qualità" prosegue la nota informativa "ha richiesto un eccezionale impegno, infine culminato nella definizione del procedimento con richiesta di archiviazione, ampiamente motivata"

I tempi e le forme di definizione del procedimento sono stati quindi in tal modo circostanziati dalla competente Procura. Si rassicurano gli onorevoli interroganti della massima attenzione che il Ministro riserverà alla delicata materia, nel doveroso rispetto delle prerogative dell'Autorità Giudiziaria, ogni debita considerazione.


Fonte: Movimento Cinque Stelle Camera dei Deputati News












 


 


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