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Cocquio Trevisago, 'Cultura + legalità = libertà' - 6/3/2015 PDF Stampa E-mail
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Scritto da AAgende Rosse “Paolo Borsellino e Giovanni Falcone“   
Martedì 10 Marzo 2015 17:27
di Agende Rosse “Paolo Borsellino e Giovanni Falcone“ - 10 marzo 2015

E’ stata una serata all’insegna della legalità quella che si è svolta venerdì 6 marzo, al Teatro SOMS di Cocquio Trevisago (VA). Via libera ai giovani, che hanno aperto l’incontro con la presentazione di un filmato Spot-video (tema: mafia) “GustiAMO la Legalità“ realizzato dall’Istituto G. Falcone di Gallarate, che ha partecipato al Concorso Premio “ Paolo Borsellino - Quel profumo fresco di libertà“. A seguire una breve presentazione di chi sono e cosa fanno le Agende Rosse ed infine una commovente rappresentazione teatrale, messa in scena da un gruppo di ragazzi della scuola media di Gavirate, con le citazioni dei famigliari delle vittime delle stragi del ’92. Il loro messaggio è semplice: bisogna parlare di mafia, parlarne sempre e soprattutto combattere la mafia che è dentro di noi. Il frutto del loro lavoro e impegno è stato premiato da Anna Parisi, coordinatrice delle “Agende Rosse – Gruppo Paolo Borsellino e Giovanni Falcone di Varese” con una targa.
Per ricordare e sostenere l’arduo lavoro del Dott. Antonino Di Matteo, oggetto in questi ultimi tempi di gravi minacce di morte da parte della mafia, in quanto uno dei principali artefici del processo sulla trattativa Stato-mafia e abbandonato dalle istituzioni sotto tutti gli aspetti, gli è stata dedicata una bellissima poesia composta da Riccardo Matera, che ha toccato le corde delle nostre anime.
La Prof.ssa Angela Lischetti, moderatrice della serata, secondo quanto annunciato all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2015, ha lanciato una provocazione: è vero che la mafia è insediata al Nord? Completamente d’accordo su questa affermazione è Massimo Brugnone, blogger de “Il Fatto Quotidiano”, che ci ha presentato alcune statistiche rilevabili dal sito della Polizia di Stato: la Lombardia, ed in particolare Varese, è sempre abbastanza in alto nelle classifiche per quanto riguarda i reati di estorsione, il riciclaggio, il traffico di stupefacenti e non ultima l’evasione fiscale; considerando le cifre di quanto viene evaso ogni anno rapportato alla popolazione italiana si stima che ogni cittadino potrebbe usufruire di 350 euro in più al mese; non poco… se tutti pagassero le tasse!
Ospite della serata, la Dr.ssa Annamaria Fiorillo ci ha raccontato la sua esperienza e di come è giunta a fare il magistrato dopo 17 anni passati come insegnante; ogni giorno doveva assistere al disagio di molti  ragazzi della sua scuola e voleva aiutarli concretamente ad uscirne; quindi, sulla scia del padre, anche lui magistrato, ma soprattutto dopo l’incontro con Antonino Caponetto e Rita Borsellino, la sua vita è cambiata: si è iscritta alla facoltà di giurisprudenza e si è laureata prestando giuramento proprio il 23 maggio, una data che difficilmente si può dimenticare e che segna l’inizio delle sue funzioni come Sostituto procuratore presso il Tribunale dei Minori di Milano. Secondo la Dr.ssa Fiorillo il codice minorile italiano è uno dei più avanzati al mondo perché contiene dei principi pedagogici che tendono all’educazione, ma se si vuole affondare un paese è sufficiente distruggerne la giustizia, quindi la magistratura, ed in secondo luogo boicottare la scuola.
Anche il Magistrato Alberto Nobili, Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Milano, 36 anni passati nel penale, pensa che per combattere la mafia occorra innanzitutto diffondere la cultura nel senso più profondo, infondere dignità e coraggio nei cittadini, aiutarli a non chinare il capo. Buone speranze nascono nel vedere la partecipazione numerosa alla serata, grazie alla sensibilità di chi ha organizzato e di chi partecipa perché la magistratura e le forze dell’ordine, da sole, non possono sconfiggere il fenomeno delle mafie. Occorre innanzitutto l’apporto di tutti quanti noi, che dobbiamo assumerci un senso di responsabilità collettiva e dobbiamo essere convinti di appartenere a una comunità che non si assoggetta alle regole mafiose. A tal proposito il Dr. Nobili ci ricorda l’articolo 4, comma 2, della Costituzione Italiana: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”; tutti noi dobbiamo quindi fare muro contro l’illegalità e la mafia, nel senso che “farsi i fatti propri” è incostituzionale.
L’altra cosa che spaventa la mafia è la confisca dei beni e del patrimonio. Considerando che la Lombardia è la 3° regione per i beni confiscati è più che mai necessario continuare su questa strada. Purtroppo iniziative come l’EXPO sono un problema perché il rischio di tangenti e corruzione è altissimo, in quanto la mafia si insidia dove ci sono interessi e lobbies affaristiche.
Ma qualcuno potrebbe anche dubitare che la mafia non esista qui al nord solo per il semplice fatto che, mentre a Palermo si sono visti i morti per strada e si respira ancora nell’aria la paura, qui in apparenza tutto tace: ma proprio dove sembra che ci sia la calma è lì che la mafia fa più affari, perché agisce nel silenzio. Se negli anni ’90 c’è stato il periodo stragista con giudici, giornalisti e sacerdoti che venivano trucidati in pubblico solo perché osavano contrastare il potere mafioso, adesso la mafia non fa più attentati con il tritolo ma dietro a questo silenzio opera indisturbata.
Anche l’obiettivo di Davide Borsani, giovane presidente dell’Organismo permanente per il monitoraggio della criminalità organizzata del comune di Busto Arsizio, è quello di sensibilizzare i commercianti e gli imprenditori sul problema dell’estorsione da parte delle mafie. Il suo impegno va anche verso la politica, per tenerla sveglia e partecipe alla vita del territorio.
Analogo ma ancora più impegnativo è lo scopo che spinge a continuare nella sua opera l’associazione comitato “Addio Pizzo” di Palermo. Sabrina Sagace e Alessandra Celesia ci raccontano che il loro comitato sorge dall’evoluzione della rabbia che è nata negli anni ’90, in particolare dopo l’assassinio dell’imprenditore Libero Grassi che venne ucciso il 29 agosto 1991 dopo aver denunciato alla trasmissione Samarcanda le continue minacce di estorsione. Infatti dopo la sua morte Palermo sembra addormentarsi finché, nel 1994, un gruppo di 7 ragazzi, intenzionati ad aprire un pub e scoraggiati dal fatto che tra le spese di costituzione compare anche il famoso “pizzo”, incominciano a tappezzare la città con adesivi segnati a lutto con la scritta “un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”.
Dal 1995 ad ora sono ormai più di 1.000 gli operatori economici che si impegnano a non pagare il pizzo ed a denunciare le richieste di estorsione. Non da ultimo, la denuncia al presidente della CCIAA di Palermo è stata fatta proprio da una pasticceria aderente al comitato. I cittadini di Palermo, stanchi di pagare a loro spese il pizzo applicato agli esercenti da cui si rifornivano, sono ben felici di sostenere coloro che sono liberi dalle estorsioni. Il comitato, da parte sua, assiste legalmente i commercianti aderenti e si costituisce parte civile nei processi. “Addio Pizzo” va anche nelle scuole, perché anche secondo loro la cultura è lo strumento per sconfiggere la mafia.
Sembra assurdo che l’Italia, una potenza che fa parte del G8, abbia ancora zone di territorio dominate dalla mafia e dalla corruzione, ma cambiare si può, basta abbandonare la maschera dell’indifferenza dietro alla quale ci nascondiamo e aggrapparci alla speranza che tutti assieme ce la possiamo fare.

Agende Rosse “Paolo Borsellino e Giovanni Falcone“ - Varese




















 






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