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Catania: veleni a Farmacia, tutti assolti. 'E' ingiusto, non cambia mai nulla' PDF Stampa E-mail
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Scritto da Redazione www.lasiciliaweb.it   
Sabato 18 Ottobre 2014 12:08
di Redazione www.lasiciliaweb.it - 17 ottobre 2014

CATANIA - La Terza sezione penale del tribunale di Catania ha assolto, perché il fatto non sussiste, gli otto imputati nel processo su presunti casi di inquinamento ambientale nella facoltà di Farmacia.

Secondo l'accusa, erano stati provocati da versamenti nei lavandini dei laboratori di composti chimici utilizzati per sperimentazione. Il tribunale ha disposto anche il dissequestro delle aree interessate nella cosiddetta inchiesta sui veleni della facoltà.

I capi di imputazione contestati nel processo andavano dal disastro ambientale all'omissione di atti d'ufficio. Il pm Giuseppe Sturiale nell'udienza del 10 gennaio scorso aveva chiesto condanne comprese tra 3 anni e due mesi e 4 anni di reclusione per gli otto imputati. La sentenza è stata accolta nel massimo silenzio. In aula erano presenti familiari di una specializzanda in Farmacia, Agata Annino, morta a 30 anni per un tumore.

"Speravamo che qualcosa potesse cambiare nella nostra società, ma questa sentenza ci fa capire che niente mai cambierà", dice Maria Lopes, insegnante in pensione, mamma di Agata. "Ci voleva la volontà di fare di cambiare le cose", osserva la donna, che col marito, l'ingegnere Olindo Annino, si era costituita parte civile. "Ci speravo perché ho insegnato ai miei ragazzi ad avere fiducia nelle istituzioni. Adesso non ce l'ho più. E non vorrei dire queste cose...".

Per la madre della specializzanda, morta mentre studiava nella facoltà di Farmacia, la sentenza "è moralmente ingiusta: come si fa a separare l'inquinamento dalla morte di questi ragazzi? Certamente non mi aspettavo questa decisione, ma temevo che ci si potesse arrivare".

La pubblica accusa aveva sollecitato, per il reato di disastro ambientale colposo, omissione in atti d'ufficio e falso ideologico in atto pubblico, 4 anni di reclusione per l'ex direttore amministrativo dell'ateneo Antonino Domina e 3 anni e otto mesi per il dirigente dell'ufficio tecnico Lucio Mannino. Una condanna a tre anni e due mesi per disastro ambientale colposo e omissione in atti d'ufficio per ciascuno degli altri sei imputati, Marcello Bellia, Francesco Paolo Bonina, Fulvio La Pergola, Giovanni Puglisi, Giuseppe Ronsisvalle e Franco Vittorio.

I fatti risalgono al 2007 e i reati contestati sono prescrivibili in sette anni. Per la seconda inchiesta per omicidio colposo e lesioni colpose, che era nata da uno stralcio dal fascicolo principale, la Procura ha chiesto al gip l'archiviazione in attesa dell'esito del processo, che rappresenta il presupposto per potere sostenere un eventuale procedimento in aula. L'udienza camerale è stata fissata per il prossimo 27 novembre.

Al processo si sono costituite una ventina di parti civili tra singoli, per lo più studenti e dipendenti che si sono gravemente ammalati, e associazioni. L'Università è presente nella doppia veste di responsabile civile e di parte lesa. Il processo è stato segnato dal memoriale di Emanuele Patanè - un ricercatore morto a 29 anni dopo una lunga malattia - che lasciò nel suo computer il racconto scioccante dei suoi giorni nel laboratorio dei veleni.


Redazione www.lasiciliaweb.it






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