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I due agenti che sussurravano ai potenti PDF Stampa E-mail
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Scritto da Valeria Pacelli   
Domenica 18 Maggio 2014 20:29
di Valeria Pacelli - 17 maggio 2014

Dal controllo delle attività imprenditoriali, al condizionamento di quelle degli organismi politici locali. Secondo la procura di Napoli era questa la rete di un sodalizio che faceva “capo alle famiglie Schiavone, Iovine e Russo e, che controllava militarmente la provincia casertana e, monopolisticamente, diverse attività economiche” arrivando così in Toscana, nelle zone di Viareggio e limitrofe. È l’accusa degli investigatori nei confronti di una serie di soggetti ritenuti affiliati al clan camorristico dei Casalesi, che operavano nel traffico della cocaina, con corrieri che una volta a settimana raggiungevano il centro Italia, ma puntavano soprattutto all’estorsione ai danni di imprenditori, costretti ancora a pagare pizzini che in un’occasione arrivavano fino a 40 mila euro.
  
SONO SCATTATE 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Ma nell’inchiesta della procura di Napoli ci sono anche altre quattro persone, finite ai domiciliari. Tra questi due agenti della Polizia, Franco Caputo e Cosimo Campagna indagati per accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione del segreto d’ufficio. Cosimo Campagna presta servizio presso la Camera dei Deputati, all’Ispettorato Generale di polizia; Franco Caputo
presso la presidenza del Consiglio dei ministri, precisamente l’Ufficio tecnico logistico gestionale.
Nella rete di informazioni gestita dagli agenti però ci sarebbero una serie di notizie che arrivavano anche alla politica. Tanto che ieri le agenzie avevano battuto la notizia che anche il ministro Scajola avesse ricevuto informazioni su Matacena proprio tramite gli agenti. Versione smentita dai magistrati. Ma nell’ordinanza ci sono vari episodi di diffusione di informazione da parte degli agenti. Quando Caputo ad esempio chiede informazioni su un tale Nicolai, Campagna – secondo l’accusa – fa subito un controllo nella banca dati (Ced) per verificare i precedenti penali ed eventuali procedimenti. I due parlano di questo controllo al telefono. Siamo al 9 gennaio 2013 e Campagna richiama Caputo dando le informazioni richieste: “Guarda, questo è un truffatore, è un truffatore informatico... dal 2005 al 2007 ne ha parecchie ... truffe e frodi informatiche”. Questi dati, poi, Franco Caputo li avrebbe riferiti a Silvestroni Leopoldo, “raccomandandogli di dire al cognato di togliere mano... perché si trattava di uno dei più grossi truffatori che esistono in Italia”. I due agenti finiti ai domiciliari però non sarebbero i soli in questa rete che nei palazzi del potere raccoglievano informazioni. Lo stesso Caputo al telefono parla di una persona “grossa” del suo ufficio, che avrebbe dato una serie di informazioni. “Il Caputo – scrive il gip  – dopo aver parlato cripticamente di fatti del Vaticano, raccomandava al D’Andrea (Francesco, imprenditore, ndr) cautela, di non parlare come aveva fatto nella precedente occasione perché ‘questa volta è seria proprio la cosa... questa volta stanno facendo controlli a tappeto con le fideiussioni... e ieri hanno arrestato non so quante persone, compreso un politico, sta sopra al blog di Libero... io oggi pomeriggio ho cercato di fare il favore a quello della Curia, hai capito o no, e ho chiesto ad una persona grossa che sta qui... gli ho chiesto quel fatto che ho letto lì sopra e mi ha detto che stanno facendo a tappeto tutti quelli che fanno fideiussioni e ne stanno indagando un casino”. 
IN QUESTO caso il gip precisa: “Dalla precedente esposizione non possono trarsi gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato contestato. Le informazioni fornite al D’Andrea dal Caputo, infatti, ben possono essere state acquisite da persone che le avevano apprese non in segreto, venendo in parte pubblicate anche sul blog di Libero”. All’agente Caputo la procura contesta anche un altro episodio. Sarebbe stato lui a far sapere, tramite una persona, a Maria Grazia Lucariello (arrestata ieri per estorsione) che era sotto indagine in Versilia e che era intercettata. Informazione questa fornitagli da una sua fonte al “Quirinale”. E così per evitare le cimici, il carrozziere Ciro Marra aveva fatto una bonifica alla macchina della donna
, una fiat Panda. Tra clan e informatori, l’inchiesta di Napoli è solo all’inizio. Ieri durante le perquisizioni nell’abitazione di Caputo sono stati trovati 60 mila euro in contanti, oltre che tesserini con il logo della Figc.


Valeria Pacelli (Il Fatto Quotidiano, 17 maggio 2014)
















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