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Salvatore Borsellino: 'Lo Stato sta abbandonando chi vuole la verità sulla trattativa' PDF Stampa E-mail
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Scritto da Redazione varesenews.it   
Lunedì 31 Marzo 2014 21:58
di Redazione varesenews.it - 30 marzo 2014

E' stata una serata dalle forti emozioni quella vissuta da oltre un centinaio di cittadini vergiatesi che hanno partecipato alla serata con Salvatore Borsellino, don Aniello Manganiello, Antonella Buonopane ed Emanuela Cometti al palatenda del Villaggio del Fanciullo. Venerdì sera si è parlato di lotta alle mafie e del grande bisogno di verità che ruota attorno alla morte di Paolo Borsellino nel terribile attentato di via D'Amelio a Palermo, il 19 luglio del 1992, nel quale morirono anche  i cinque agenti di scorta Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Momenti di pura emozione hanno scandito le frasi potenti di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato che sin dal momento della sua morte ha girato l'Italia prima per ricordare la figura del grande magistrato, poi per dare speranza ai giovani nelle scuole e , infine, per chiedere allo Stato la verità si quanto avvenne nei giorni che precedettero l'assassinio di Borsellino e sulla trattativa tra pezzi delle istituzioni e la mafia. Prima di Salvatore hanno parlato esponenti della lotta alla mafia nel sociale e nell'impegno civile.
La professoresso Emanuela Cometti, docente di diritto all'I.I.S. Dalla Chiesa di Sesto Calende e criminologa consulente del carcere di Novara, ha illustrato i progetti educativi portati avanti con i ragazzi della sua scuola; Antonella Buonopane, referente di Libera Varese, ha illustrato la situazione dei beni confiscati alla mafia e come vengono riutilizzati in provincia (77 immobili) e in Lombardia (quasi 1000) con tutte le difficoltà che ne conseguono a causa della lentezza delle istituzioni e dei problemi che la legge sulla confisca; infine ha parlato don Aniello Manganiello che per 16 anni ha combattuto la camorra partendo dalla società nella quale attecchisce in un quartiere di Napoli problematico come è Scampia.

Infine ha parlato Salvatore Borsellino, alzando l'agenda rossa simbolo della sua pervicace ricerca della verità sulle stragi di mafia: «Fu mio fratello a dirmi di tornare in una delle sue ultime lettere - ha raccontato - capii dopo che quelle parole erano rivolte a me che me n'ero andato dalla Sicilia per non vedere più i cadaveri di chi dedicava la propria vita a combattere questo fenomeno. Questo a dimostrazione che il vero fratello di Paolo era Giovanni Falcone, loro due non hanno abbandonato Palermo». Salvatore Borsellino ha ripercorso la storia degli ultimi vent'anni da quel giorno, dalle bugie dette e dalle mancate verità di uomini importanti delle istituzioni. Secondo la sua ricostruzione Paolo Borsellino fu ucciso perchè venne a sapere della trattativa e «per salvare la vita ad alcuni uomini politici che la mafia voleva uccidere, lo Stato decise di sacrificare lui». Parole fortissime che hanno scatenato gli applausi più convinti della platea, visibilmente commossa davanti a tanta forza. Applausi che hanno anche confermato la voglia di sapere come sono andate le cose, di capire gli equilibri che si sono rotti e quelli che si sono creati dopo la caduta della Democrazia Cristiana e l'avvento di Forza Italia. Infine l'appello a stare vicini - come una scorta civile - ai magistrati di Palermo e Caltanissetta che indagano sulla trattativa e sui veri mandanti della morte di suo fratello: «Nino Di Matteo, che recentemente è stato minacciato di morte dal carcere dall'irriducibile Totò Riina, va protetto. Il ministro dell'Interno Alfano ha negato a quest'uomo il bomb jammer (un sistema che intercetta e spegne le frequenze dei telefonini spesso usati per azionare ordigni, ndr) sostenendo che è pericoloso per la salute mentre poi è stato usato per la visita di Obama e per il conclave dei cardinali che eleggono il Papa».

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