di S. M. - 29 marzo 2014
Sono passati 30 anni dalla morte di
Bruno Caccia, il Procuratore della Repubblica di Torino, impegnato ad indagare sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel capoluogo piemontese e ucciso da sicari della ‘ndrangheta.
Ieri sera ad Aosta nella sala di Palazzo Regionale è stato organizzato un incontro da
Libera per presentare il documentario “Bruno Caccia. Una storia ancora da scrivere” realizzato da
Elena Ciccarello, Christian Nasi e Davide Pecorelli.
Il documentario ricostruisce attraverso la voce dei protagonisti di quegli anni il contesto di Torino, le inchieste più scomode condotte da Bruno Caccia e gli scenari inediti e inesplorati che evidenziano altri interessi dietro l’eliminazione del magistrato. Dopo trent’anni dall’omicidio esiste un unico colpevole:
Domenico Belfiore, ritenuto dalla Giustizia il mandante dell’assassinio.
Secondo la famiglia l’omicidio è legato anche all’inchiesta che il procuratore stava conducendo attorno al Casinò di Saint-Vincent.
L’avvocato
Fabio Repici ha affermato: “La storia scritta nell’unico processo che si è celebrato sull’omicidio Caccia è una storia molto lacunosa, che è stata tenuta dolosamente lacunosa“.
Da queste considerazioni la volontà di realizzare un documentario: “Come è possibile che il Falcone del Piemonte non sia noto neanche agli addetti ai lavori” si è chiesta la giornalista del
Fatto Quotidiano Elena Ciccarello e ha spiegato: ”I motivi per cui questa storia è poco conosciuta sono legati proprio al fatto che la verità non è stata ancora scoperta e che quindi la storia non è stata ancora scritta“.
S.M. (aostanews24.it)