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Appalti, trasparenza e legalità. Ma Giuseppe De Donno è indagato: truffa PDF Stampa E-mail
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Scritto da Marco Lillo e Antonio Massari   
Sabato 22 Marzo 2014 19:18
di Marco Lillo e Antonio Massari - 22 marzo 2014

Per contratto avrebbe dovuto “prevenire l’insorgenza di comportamenti devianti”. Una prevenzione pagata dal
2010 al 2013 ben 560 mila euro. Invece secondo il pm Alfredo Robledo quel contratto era illecito. E non è l’unico paradosso. A essere accusato di concorso in turbativa d’asta, falso ideologico e di truffa aggravata ai danni delle casse pubbliche per i 560mila euro ricevuti è l’uomo che Formigoni aveva voluto per vigilare sulla “trasparenza e la legalità” degli appalti di Expo 2015. Parliamo di Giuseppe De Donno (nella foto, ndr), ex ufficiale del Ros dei Carabinieri, attualmente sotto processo perché è considerato dai pm palermitani il personaggio centrale (dalla parte pubblica) della trattativa Stato–Mafia, insieme al generale Mario Mori, suo capo al Ros dei Carabinieri al tempo delle stragi, e poi al Sisde, il servizio segreto civile interno, negli anni del secondo Governo Berlusconi. 
De Donno poi si è congedato e nel 2010 ha creato, portandosi dietro i migliori 007 una società di sicurezza: la GRisk. In passatoi soci erano (ciascuno con il 33 per cento) De Donno, la famiglia dell’ex amministratore della Finsiel Salvatore Pinto e la General Holding Company di Alfonso Gallo, un imprenditore che costruiva centrali elettriche e che una dozzina di anni fa era considerato vicino all’ex sottosegretario dalemiano Antonio Bargone e che è stato sentito nelle indagini napoletane del pm Henry John Woodcock sui suoi rapporti con il deputato Pdl Alfonso Papa e con Luigi Bisignani. Da anni ormai prima Pinto e poi Gallo sono usciti da Grisk. Dal 2013 De Donno controlla la società con il 66 per cento mentre il restante 33 per cento è di Mauro Ciuffini. Il generale Mario Mori è sempre accanto al suo allievo, come direttore scientifico della rivista Look Out edita dalla GRisk e allegata a Panorama della Mondadori.

De Donno è imputato con Mori a Palermo perché avrebbe “turbato la regolare attività dei corpi politici dello Stato Italiano” ma il presidente della Regione Formigoni
pensa a lui nel 2009 quando, come i magistrati milanesi ricordano nell’ordinanza, lo nomina membro del Comitato per la legalità e la trasparenza delle procedure regionali dell'Expo. Di lì De Donno entra nel grande giro e ottiene contratti su contratti. Alla GRisk, Rognoni, direttore generale di “lnfrastrutture Lombarde” e amministratore della partecipata “Concessioni Autostradali Lombarde”, affida la “rilevazione del rischio ambientale e legale nell’ambito delle attività istituzionali”. E tra le attività istituzionali della “Infrastrutture Lombarde” c’é Expo 2015. Rognoni affida appalti per 11 miliardi, finiti nel mirino della procura. De Donno avrebbe dovuto rappresentare, nel comitato di controllo per Expo 2015 – dove s’insedia, per volontà di Formigoni, il 7 agosto 2009 – il baluardo della legalità. Invece, secondo il pm Alfredo Robledo, l’ex ufficiale del Ros s’accorda per la GRisk con Rognoni “per l’assegnazione continuativa di incarichi di consulenza”, ma senza la “procedura selettiva prevista per legge”. Non solo: gli investigatori scoprono date false nelle delibere e “frazionamento delle commesse”, pur di non accedere alla gara pubblica con cinque concorrenti. Il compito della GRisk previsto dai contratti è “attività d’intelligence preventiva”, “monitoraggio progressivo e costante per la prevenzione di patologie devianti”, “collegamento con i rappresentanti delle istituzioni locali per la condivisione delle politiche comportamentali”.

L’incontro tra De Donno e Rognoni avviene appena due mesi dopo il suo insediamento nel Comitato Expo quando un dirigente regionale alle dipendenze di Formigoni, Francesco Fornaro, scrive al direttore generale di Infrastrutture Lombarde: “Il Comitato sta procedendo a una prima mappatura delle infiltrazioni mafiose in Lombardia, come stabilito con il Presidente,
nella prima riunione di qualche settimana fa. De Donno, che coordina i membri esterni, mi ha richiesto (…) una sintesi dei piani di intervento della Regione e dei principali enti regionali, che indichi i lavori da appaltare, o recentemente appaltati, gli importi, gli aggiudicatari, i tempi di realizzo. (…) Come sempre, conviene fare le cose assieme, anche con De Donno. Mi dirai meglio tu”. L’incontro tra De Donno e Rognoni viene fissato per il 15 ottobre e da quel momento in poi, secondo l’accusa, “le comunicazioni intercorse tra le parti confermano il proposito di avviare un rapporto di collaborazione professionale”.



Marco Lillo e Antonio Massari (Il Fatto Quotidiano, 22 marzo 2014)











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