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Falcone, Ayala e quei dispositivi di sicurezza mai installati PDF Stampa E-mail
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Scritto da Redazione ArticoloTre   
Domenica 17 Febbraio 2013 22:37
di Redazione Articolo Tre - 17 febbraio 2013
Correva l’anno 1998-99, una riunione presso il ministero della Giustizia, in via Arenula. Nella stanza del sottosegretario alla Giustizia, l’ex magistrato Giuseppe Ayala ci sono alcune persone compreso un parlamentare.

Ayala rivela ai presenti che dopo il fallito attentato dell’Addaura, Giovanni Falcone, attentissimo alle nuove tecnologie, fece richiesta formale alle autorità competenti, di equipaggiare la propria autovettura, quelle della sua scorta ed eventualmente i mezzi usati da magistrati ad alto rischio, del dispositivo jammer, inibitore dei segnali diffusi dai telefoni cellulari, gps e ovviamente radiocomandi a distanza…

Qualcuno, a capo delle cosiddette autorità competenti, fece pervenire a Giovanni Falcone questa risposta: “Signor giudice, quelle tecnologie sono pericolose per i portatori di pacemaker”, certamente pericolo maggiore erano i quintali di tritolo pronti per lui e per Paolo Borsellino (e’assolutamente falso che gli inibitori danneggiano i portatori di pacemaker..).

Falcone rinunciò e ci furono prima Capaci e poi via D’Amelio.

E’ Francesco Macrì che ci rivela oggi questo inquietante episodio, e segnala prontamente alla procura di Palermo sempre nel 97, l’esistenza di questi dispositivi, e nel giro di un paio d’ore viene convocato dal pm antimafia Alfonso Sabella.

Macrì racconta anche altro, a seguito del ritrovamento di decine di telefoni cellulari all’interno delle carceri di massima sicurezza, in uso a boss mafiosi in regime di 41bis, in molti.. si mobilitano al fine che Macri’ possa informare correttamente il DAP di questi apparati al fine di eseguire un fornitura.

Ha inizio un’estenuante trattativa protrattasi per due anni con i vertici del Dap, e conclusasi con un nulla di fatto anzi, ricorda Macri: “La risposta finale con invito perentorio a chiudere i contatti e la trattativa commerciale con l’amministrazione, fu quasi intimidatoria”. Chi aveva interesse a permettere che i capimafia potessero e possano tranquillamente intrattenere rapporti con l’esterno attraverso i telefoni cellulari? Ad oggi,  quanti realmente sono stati i ritrovamenti di cellulari nelle carceri?

Ma non è tutto, Francesco Macrì racconta un altro episodio interessante e fa un nome eccellente: Giovanna Iurato, proprio lei: la prefetta dalle false lacrime non versate sulla tragedia dell’Aquila.

Macrì la conobbe dopo un  seminario tenuto al Viminale con lo scopo di sensibilizzare il dipartimento di Pubblica sicurezza sull’utilità dei dispositivi jammer, dal momento che diversi dirigenti avevano espresso l’esigenza di equipaggiarne le autovetture di funzionari e personalità ad alto rischio.

La Iurato dimostrò anche in quel frangente un alto senso di responsabilità e di sensibilità, rispose che il dipartimento non aveva un centesimo da impiegare in azioni di prevenzione e sicurezza.

Si trattava di poche decine di migliaia di euro.

Una festa della Polizia costa all’amministrazione oltre un milione di euro l’anno.


Redazione ArticoloTre (17 febbraio 2013)










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