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Il Sopravvissuto - Poesia di una giovane Agenda Rossa PDF Stampa E-mail
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Scritto da Pippo Giordano e Serena Verrecchia   
Giovedì 31 Gennaio 2013 12:27
di Pippo Giordano - 31 gennaio 2013
Ci sono Uomini che hanno fatto la Storia del nostro Paese; ci sono Uomini che non possono e non debbono appartenere alla sola famiglia di sangue. Ci sono Uomini che non possono essere usati come metro di misura per paragoni ad altri Uomini. Ogni Uomo ha la sua storia. E, per rimarcare il pensiero di Salvatore Borsellino, quando afferma che suo fratello, il  magistrato Paolo Borsellino, appartiene a tutti gli italiani, io affermo che anche il magistrato Giovanni Falcone appartiene a tutti noi. Non ci possono essere copyright appannaggio di questa o quella fazione politica. Quindi, lasciamo riposare in pace coloro che hanno dimostrato d'essere detentori di alta moralità e alto senso dello Stato. Non disperdiamo, per meri calcoli personali, i loro insegnamenti e il loro amore per questa Italia. Ho avuto l'onore di conoscerli ma anche la grande pena di averli persi. Ricordo con un fermo immagine tutte le condivisioni delle nostre ansie, delle nostre paure ed anche delle gioie quando riuscivamo a raggiungere il nostro ideale di Giustizia. Ricordo nitidamente le nostre ultime strette di mano, i nostri ultimi abbracci e “l'ora d'aria” che insieme a Falcone ho trascorso in un carcere al termine dell'ultimo suo interrogatorio come Giudice Istruttore. Ma voglio anche ricordare i vivi: la dottoressa Boccassini, il dottor Ingroia e tanti altri PM, tutti animati nella ricerca della verità. E sono addolorato che in questi giorni sia nata una diatriba tra loro. Spero che i chiarimenti possano recare la necessaria serenità. Io sono stato un semplice manovale, un operaio sempre silente, ma sono anche un uomo. Un uomo che soffre in silenzio, un uomo che sta pagando la colpa d'essere rimasto vivo. E allora, dottoressa Boccassini, dottore Ingroia, dottor Grasso e dottoressa Maria Falcone, per favore un gesto di distensione. Vi prego leggete questo pensiero di una giovane ragazza delle Agende Rosse, Serena Verrecchia, che ambisce ad indossare la Toga. Stamattina mi ha fatto piangere ed il mio pensiero non poteva che andare ai miei compagni della Mobile di Palermo, ai carabinieri uccisi e ai miei, ai nostri Magistrati ammazzati da Cosa nostra. Vi prego non fate pesare ancor di più la mia sofferenza.

Pippo Giordano




Il Sopravvissuto

Ogni mattina, quando le prime luci del giorno
spazzano via le ombre della notte,
un uomo percorre solitario
le strade ancora vuote della città.
Solo un vento
dal sapore di arancia,
carico della brezza del mare,
gli tiene compagnia
nel cammino solitario.
Viso imperturbabile,
di chi ha combattuto la sua guerra
e ne porta i segni nell'anima;
assorto in mille sensazioni
nascoste sotto il giaccone.
Non una parola lungo tutto il tragitto,
è il silenzio a parlare, a raccontare cose
di cui gli uomini
non hanno idea.
Gli occhi vagamente infiammati
dal bagliore di un sogno.
Tutt'intorno il deserto:
Palermo è un cimitero di eroi, voragine
che si piega su sé stessa,
città di amici scomparsi, rapiti dal vortice della violenza,
martiri immolati
sull'altare della giustizia,
per la "ragion di stato"!
Di tanti volti amici,
solo un sospiro nel vento.
Di tanti sorrisi e sguardi complici
non è rimasta che un'ombra fugace,
colore smorzato nel ricordo.
L'uomo solitario sente la città respirare,
alle sue spalle,
alza gli occhi al cielo, quegli occhi
che hanno visto morire, ad uno ad uno,
tutti gli amici.
Gli eroi buoni, i fratelli massacrati nella guerra all'antistato.
I giusti, quelli che vivevano della bellezza degli ideali, quelli che ci credevano.
È un deserto senza tempo, una voragine desolante la vita senza di loro.
L'uomo dal viso stanco è rimasto solo,
ancora sul volto il peso di quegli anni,
delle gioie e dei rimpianti,
della bellezza di quegli sguardi.
Testimone scampato al freddo epilogo,
estremo difensore
di un sogno intramontabile.
Il sopravvissuto.

Serena Verrecchia







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