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Nino Di Matteo: 'Cittadini, pretendete di più dalla politica' PDF Stampa E-mail
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Scritto da Vera Mantengoli   
Lunedì 17 Dicembre 2012 22:28
Incontro con Antonino Di Matteo, procuratore a Palermo, su “Mafia e Stato, convivenza e connivenza”

VENEZIA. Cittadini, appassionatevi alla verità e pretendete di più dalla politica».

Ieri al Teatro Malibran un lunghissimo applauso ha accolto l'arrivo del sostituto Procuratore della Repubblica a Palermo Antonino Di Matteo, invitato a parlare nell'incontro «Mafia e Stato. Convivenza e Connivenza» dall'Associazione Agende Rosse (sezione Venezia), con il sostegno di tutto il consiglio comunale di Venezia e l'Anpi.

Una platea piena di gente ha ascoltato la testimonianza del magistrato che sta seguendo il processo chiamato “Trattativa” sulle intercettazioni tra Mancino e Napolitano e quello su Bernardo Provenzano.

«Non siate indifferenti», ha detto riprendendo le famose parole di Antonio Gramsci, incalzato dalle domande dei giornalisti Petra Reski e Giuseppe Lo Bianco e seduto vicino alla fotogiornalista Letizia Battaglia - perché il rapporto che sussiste non è solo tra due parti, come se fosse una partita a tennis, ma coinvolge tutti».

Un rapporto che non è solo di violenza, come l'opinione pubblica vorrebbe credere quando esulta nel momento in cui viene arrestato un boss mafioso, ma anche di convivenza, come testimoniano molti collaboratori di giustizia e un dato allarmante rivelato da Rainews: in Italia gli indagati per mafia sono il 9,8% dei politici e il 2% dei cittadini.

«Siamo tutti abituati a dividere i buoni e i cattivi», ha affermato sottolineando con passione quanto il lavoro di magistrato possa davvero essere al servizio del Paese, «ed è imbarazzante quando rappresentanti delle istituzioni dimostrano di aver mentito raccontando versioni diverse».

Il dibattito è stato arricchito dalle parole della palermitana Battaglia che ha esordito dicendo che il sogno di un'Italia senza mafia era stato infranto, ma ha concluso manifestando una speranza per il futuro e per le prossime votazioni.

Tra il pubblico erano presenti molti studenti delle superiori che hanno chiesto come possono contrastare la mafia: «Se vi opporrete a dei meccanismi che sembrano facilitarvi il percorso e se quando andate a votare lo farete ispirandovi al diritto di scelta e non pensando al tornaconto farete molto più di noi magistrati».

Il problema non è solo al Sud come in molti ancora sono convinti.

«Oggi la mafia ha la cravatta e non più la coppola», ha detto la Battaglia, «e può anche mostrarsi con una bella apparenza se pensate che Dell'Utri si dice esperto di arte».

Il magistrato ha concluso il suo intervento dicendo:

«Pongo una questione a tutti i cittadini. Se è vero che tra Stato e Mafia intercorre un rapporto di convivenza significherebbe legittimare la forza del ricatto. Vi ripeto. Non siate indiffirenti. Come diceva Falcone, l’indifferenza uccide».


Vera Mantengoli (La Nuova di Venezia e Mestre, 16 dicembre 2012)















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