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Trattativa Stato-mafia, riservati o vuoti i cassetti del Ministero di Grazia e Giustizia PDF Stampa E-mail
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Scritto da AA. VV.   
Venerdì 30 Novembre 2012 21:44

Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-08489 presentata da MANLIO CONTENTO (Gruppo parlamentare PDL alla Camera dei Deputati) e COSTA ENRICO (Gruppo parlamentare PDL alla Camera dei Deputati) - mercoledì 21 novembre 2012, seduta n.721

 
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:

nell'ambito dei lavori della Commissione antimafia e, soprattutto, con riferimento al recente libro curato dal professor Nicolò Amato, all'epoca direttore generale dell'amministrazione penitenziaria, è, emersa l'esistenza di due documenti attraverso i quali veniva denunciata la situazione in cui versavano i detenuti sottoposti, nel corso del 1993, a regime di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario;

il primo, datato 17 febbraio 1993, risulta relativo al carcere di Poggioreale, chiede interventi urgenti affinché i detenuti «vengano trattati civilmente e non come carne da macello» e viene trasmesso dal prefetto di Napoli al Ministero dell'interno, via fax, di seguito alla nota inviata, in pari data, da quest'ultimo concernente le manifestazioni di protesta organizzate dai familiari dei reclusi;

il secondo risulta, invece, pervenuto al Ministero dell'interno il 17 febbraio 1993, trasmesso dal capo della polizia al gabinetto del Ministero di grazia e giustizia con un appunto datato 1o marzo 1993 e riguarda uno scritto anonimo, indirizzato al Presidente della Repubblica - nonché, per conoscenza, ad altre alte istituzioni, ad un giornale e a Maurizio Costanzo e Vittorio Sgarbi - nel quale «un gruppo di familiari di detenuti» sollecita un intervento del Capo dello Stato allo scopo, tra l'altro, di «togliere gli squadristi al servizio del dittatore Amato, dando dignità di detenuti ai detenuti»;

si tratta di due scritti che, a parere dell'interrogante, hanno una chiara relazione, da un lato, con la conseguente decisione, assunta dal Ministro pro tempore il 21 febbraio 1993, di revocare l'applicazione del regime di cui all'articolo 41-bis agli istituti di Poggioreale e Secondigliano, regime che era stato applicato il 9 febbraio 1993 dal precedente Ministro nonché, dall'altro, di mettere in discussione il direttore generale dell'amministrazione penitenziaria del tempo che, nel giro di qualche mese, verrà rimosso;

sempre a parere dell'interrogante, risulta singolare che il documento riferito al professor Nicolò Amato non risulti mai essere stato portato a conoscenza del diretto interessato nonostante sia pervenuto, come detto, al Ministero della giustizia per il tramite di quello dell'interno -:

se risulti quali accertamenti siano stati disposti per risalire alla provenienza dei due documenti e per acclarare, soprattutto con riferimento al secondo di essi, a quali destinatari risultino essere stati effettivamente recapitati e, posto che tra questi ultimi per quanto consta agli interroganti, figurerebbe anche il Ministero della giustizia, se al medesimo risultino pervenute due copie: quella trasmessa dal Ministero dell'interno e quella autonomamente indirizzata al Ministero della giustizia medesimo evidenziando gli esiti di tali accertamenti.


(ATTO CAMERA - INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/08489)






Giovedì 29 novembre 2012, Commissione Giustizia presso la Camera dei Deputati


Manlio CONTENTO (PdL) illustra l’interrogazione in titolo ricordando come un libro scritto dal dottor Nicolò Amato, già direttore dell’amministrazione penitenziaria all’epoca dei fatti, ricostruisca la vicenda relativa a due documenti, uno scritto dai familiari dei detenuti di Poggio Reale e trasmesso il 17 febbraio 1993 al Ministero degli interni dal prefetto di Napoli, cui seguì la revoca del 41-bis, ed un altro rappresentato da una lettera anonima, datata 17 febbraio 1993, indirizzato al Capo dello Stato dell’epoca, ai Ministri dell’Interno e della Giustizia e ad altri destinatari. L’interrogante chiede, quindi di conoscere se i due documenti risultino pervenuti, all’epoca, presso il Ministero della giustizia.


Il sottosegretario Antonino GULLO risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati nel seguente allegato:

Onorevole Contento, Le comunico che gli elementi informativi relativi ai due documenti menzionati nel question time in discussione sono stati riferiti dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria sulla base degli atti in suo possesso. Per entrambi i documenti la ricerca è risultata decisamente farraginosa, trattandosi di atti risalenti nel tempo e, per ciò stesso, non sottoposti a classificazione informatizzata.
La prima comunicazione riguarda il documento in data 17 febbraio 1993, avente ad oggetto la manifestazione di protesta di alcuni parenti di detenuti ristretti nella C.C. di Poggioreale.
Tale atto risulta inserito in un prospetto di documenti che è stato trasmesso al Ministero della Giustizia dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia, al fine di valutare la persistenza delle esigenze di riservatezza di un elenco di documenti riservati ed ottenerne la loro declassificazione a regime libero. L’atto in questione risulta proveniente dalla Prefettura di Napoli ed è stato dalla stessa formato; non compete, quindi, a questa Amministrazione delibare sull’opportunità o meno di aderire alla richiesta di declassificazione avanzata dalla Commissione, né, soprattutto, decidere in ordine alla divulgazione del suo contenuto o, ancor più, su un suo possibile collegamento con il provvedimento di revoca del regime di 41-bis o.p., deciso negli istituti di Poggioreale e Secondigliano dal Guardasigilli pro tempore il 21 febbraio 1993.
Quanto al secondo documento, pervenuto al Ministero dell’Interno il 17 febbraio 1993, rappresento che l’esposto anonimo – così come precisato dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria – è stato indirizzato al Presidente della Repubblica, al Ministro di Grazia e Giustizia, al Papa, al Vescovo di Firenze, al Cardinale di Palermo, al Presidente del Consiglio, al Consiglio Superiore della Magistratura, al Ministro dell’Interno, al Giornale di Sicilia, al Dott. Maurizio Costanzo e al Dott. Vittorio Sgarbi.
Per ciò che concerne, invece, la copia del predetto atto – inviato secondo l’On. Interrogante al Gabinetto del Ministro della Giustizia – comunico che sono state effettuate ricerche sia presso l’archivio della documentazione a regime libero, che presso quello riguardante gli atti classificati. All’esito dell’esame del registro di protocollo, tenuto a quell’epoca in forma cartacea, non è emersa traccia del predetto scritto anonimo.
Faccio presente, da ultimo, che non sono stati rinvenuti ulteriori elementi dai quali desumere se ed a quali dei citati destinatari lo scritto anonimo sia effettivamente pervenuto.


Manlio CONTENTO (PdL), replicando si dichiara soddisfatto per la risposta data in relazione al primo documento al quale ha fatto riferimento nell’illustrazione della interrogazione. Lamenta l’assurdità di una situazione che a distanza di quasi dieci anni, ne prevede ancora la riservatezza salvo che per i componenti della Commissione antimafia. Quanto allo scritto anonimo recapitato al Capo dello Stato, evidenzia la singolarità del fatto che esso risulti trasmesso, sulla base delle affermazioni sicuramente veritiere del dottor Amato, al Gabinetto dell’allora Ministro Conso per il tramite del Ministero dell’interno, mentre non risulta trasmessa direttamente al Dicastero della giustizia. Secondo l’interrogante, infatti, la risposta
circa la mancanza di ogni traccia dello scritto anonimo presso il Ministero della Commissione II giustizia non fa che aumentare i dubbi sull’accaduto anche in forza della mancata trasmissione del documento al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Detta circostanza è incomprensibile perché la lettera anonima conteneva espressioni minacciose proprio nei confronti del dottor Amato. Secondo l’interrogante, anche questo episodio contribuisce ad escludere l’esistenza di una trattativa tra Stato e mafia, confermando semmai il sospetto di una iniziativa proveniente da persone con ruoli di vertice nello Stato che, nel tentativo di arginare la strategia delle bombe perseguita nel tempo dalla criminalità organizzata siciliana, decisero di favorire una revisione in ordine all’applicazione del 41-bis al sistema carcerario, per realizzare la quale da prima emarginarono il dottor Amato e poi arrivarono ad estrometterlo dal ruolo di responsabile del relativo dipartimento in assoluta coerenza con questa scelta di politica penitenziaria.


(Fonte: Documenti Camera dei Deputati)









 

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