La Prima commissione del Csm ha chiesto alla procura di Palermo le telefonate tra il procuratore aggiunto di Roma, Nello Rossi, esponente di spicco di Magistratura Democratica e l’ex vice presidente del Csm, Nicola Mancino, intercettate durante l'indagine sulla trattativa. Nulla, però, hanno a che fare con l'inchiesta siciliana, riguardano, invece, quella romana sulla P3, in particolare sul giudice tributarista Pasqualino Lombardi. E' il 15 marzo 2012, Rossi chiama Mancino, sembra a seguito di una sua richiesta: “Guardi, le dico questo, altrimenti non le posso dire niente, ma sono cose di cui lei si può completamente disinteressare... è un’altra vicenda”. E su Lombardi, Rossi risponde: “E’ un ex magistrato, lasci stare. Non si preoccupi assolutamente”. C’è anche un’altra conversazione Mancino-Rossi a proposito della volontà di Mancino di querelare a Roma Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso. Le telefonate, depositate, sono state pubblicate dalla stampa dopo la conclusione dell’indagine sulla trattativa. Il giorno stesso della notizia sui giornali, Rossi ha espresso dubbi sulla legittimità dell’indagine a proposito dell’accusa all’ex ministro della Giustizia, Giovanni Conso di aver reso false dichiarazioni al pubblico ministero: “Suscita in me sentimenti di incredulità e di profonda preoccupazione. Conosco il prof. Conso per l’esemplare rettitudine con cui ha interpretato, in momenti drammatici, i diversi ruoli istituzionali... ma sono proprio queste caratteristiche dell’uomo... che mi appaiono assolutamente inconciliabili tanto con la menzogna, quanto con l’accettazione di compromessi dettati da una vera o presunta ragion di Stato...”.
La Prima commissione del Csm ha chiesto alla procura di Palermo le telefonate tra il procuratore aggiunto di Roma, Nello Rossi, esponente di spicco di Magistratura Democratica e l’ex vice presidente del Csm, Nicola Mancino, intercettate durante l'indagine sulla trattativa. Nulla, però, hanno a che fare con l'inchiesta siciliana, riguardano, invece, quella romana sulla P3, in particolare sul giudice tributarista Pasqualino Lombardi. E' il 15 marzo 2012, Rossi chiama Mancino, sembra a seguito di una sua richiesta: “Guardi, le dico questo, altrimenti non le posso dire niente, ma sono cose di cui lei si può completamente disinteressare... è un’altra vicenda”. E su Lombardi, Rossi risponde: “E’ un ex magistrato, lasci stare. Non si preoccupi assolutamente”. C’è anche un’altra conversazione Mancino-Rossi a proposito della volontà di Mancino di querelare a Roma Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso. Le telefonate, depositate, sono state pubblicate dalla stampa dopo la conclusione dell’indagine sulla trattativa. Il giorno stesso della notizia sui giornali, Rossi ha espresso dubbi sulla legittimità dell’indagine a proposito dell’accusa all’ex ministro della Giustizia, Giovanni Conso di aver reso false dichiarazioni al pubblico ministero: “Suscita in me sentimenti di incredulità e di profonda preoccupazione. Conosco il prof. Conso per l’esemplare rettitudine con cui ha interpretato, in momenti drammatici, i diversi ruoli istituzionali... ma sono proprio queste caratteristiche dell’uomo... che mi appaiono assolutamente inconciliabili tanto con la menzogna, quanto con l’accettazione di compromessi dettati da una vera o presunta ragion di Stato...”. 
Facebook