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Trattatativa Stato-mafia, potrebbe essere sentito l'avvocato Rosario Cattafi PDF Stampa E-mail
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Scritto da Nuccio Anselmo   
Mercoledì 19 Settembre 2012 22:25
C'è un esposto anonimo ricevuto dal legale e dalle Procure di Messina e Caltanissetta a giugno

Potrebbe esserci un nuovo ‘teste’ importante nell’inchiesta palermitana sulla trattativa stato-mafia, che potrebbe fornire una serie di elementi probabilmente inediti e clamorosi su alcuni passaggi istituzionali e ‘copert’, consumati anche all’interno delle carceri italiane negli anni ’90. E si tratta dell’avvocato barcellonese Rosario Pio Cattafi (nella foto), arrestato due mesi fa nell’ambito dell’operazione gotha 3, l’ennesimo colpo alla famiglia barcellonese della distrettuale peloritana. Cattafi dal canto suo ha sempre raccontato anche davanti ai magistrati di essere vittima di una vera e propria macchinazione per avere rifiutato di far parte di un progetto politico che avrebbe dovuto ‘rivoluzionare’ Barcellona Pozzo di Gotto. L’avvocato Cattafi potrebbe raccontare una serie di circostanze che lo avrebbero visto protagonista in prima persona nei primi anni ’90, anche quando era detenuto per la vicenda dell’autoparco di Milano.
In questi giorni l’attivita’ degli investigatori peloritani e’ incentrata anche su un altro fatto, e proprio ieri in procura si sarebbe tenuto un vertice interforze nell’ufficio del procuratore capo Lo Forte, al primo piano di palazzo Piacentini. A quanto pare si stanno svolgendo alcuni accertamenti investigativi su un esposto anonimo che nel mese di giugno e’ stato inviato oltre che ad una serie di procure, tra cui quelle di Messina e Caltanissetta, e al Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, anche allo stesso avvocato Cattafi, che dal canto suo qualche giorno prima di essere arrestato nell’ambito della gotha 3, lo avrebbe consegnato al commissariato di polizia di Barcellona.
In questo esposto ci sarebbe una serie di riferimenti precisi a fatti della nostra storia italiana piu’ buia, partendo addirittura dal golpe borghese per passare alle stragi, alla latitanza del boss etneo Nitto Santapaola, ad alcuni magistrati ed investigatori, ma anche a due omicidi: quello di Beppe Alfano, il cronista trucidato dalla mafia nel gennaio del 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto, e dell’ingegnere Antonino Mazza, ammazzato sei mesi dopo Alfano, la notte del 30 luglio 1993, poco prima della mezzanotte, nella sua villetta di contrada S. Biagio, a Giammoro. Un omicidio mai chiarito. Mazza era in quel periodo l’editore di Telenews, la tv privata dove Alfano trasmetteva i suoi servizi giornalistici, e spesso i due comparivono assieme in video. Nell’esposto pero’ ci sono tanti altri passaggi che riguardono altri argomenti specifici sulla criminalita’ organizzata barcellonese e alcuni avvocati difensori, e anche i nuovi collaboratori di giustizia. C’e’ anche un riferimento preciso al Procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, uno dei magistrati che sta conducendo l’inchiesta sulla trattativa.

Nuccio Anselmo (fonte: il blog di Enrico Di Giacomo, da un articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 19-09-12)






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