.......la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.
La mia Via D’Amelio ha inizio qualche settimana prima di quel tanto immaginato 19 luglio. Ha inizio almeno tre settimane prima con le sveglie al mattino presto e le giornate piene di impegni per cercare di racimolare più soldi possibili, cosi da avere la possibilità di rendere omaggio ad un Uomo speciale, per volare nella Sua Palermo e per far incrociare la mia strada con la Sua e con quelle di centinaia di italiani assetati di giustizia e di amore.
O forse ha inizio ancor prima, cioè quando la mano infame di uno statolo schiacciò e le sue idee andarono ad insediarsi nella mente e nel cuore dei giovani in cui aveva riposto cotanta fiducia.
Ed eccoci alla fatidica data… la figura carismatica di Salvatore rende tutto più facile e aiuta a rompere quel velo di imbarazzo che mi avvolge. Una volta entrato in via D’Amelio, però, ho avuto la sensazione di non essere fuori posto. Lì, assieme a me, c’era l’Italia migliore, l’Italia ferita e sognatrice che ha, comunque, la forza di lottare.
Arrivati i magistrati sul palco, lascio la mia postazione “privilegiata” da Agenda Rossa e mi defilo mischiato al pubblico. Le parole del giudice Guarnotta prima e di Scarpinato poi mi rigano il volto e mi fanno alzare gli occhi al cielo, limpido come non mai. Cambio visuale, adesso guardo il palazzo in cui abitava la mamma di Paolo. Un’impalcatura verde lo ricopre, quasi a volerloproteggere dal ricordo della strage di venti anni prima. Ed ecco che scorgo tra il ferro, la polvere e la rete verde un lenzuolo raffiguranti i miei eroi. Giovanni e Paolo sono li, con uno sguardo d’intesa che sorridono. Allora sorrido anch io e mi guardo attorno evedo ragazzi, uomini e donne pieni di vita… le loro idee camminano davvero sulle nostre gambe.
Nicola De Filippis