Aspetto seduto sul divanetto, con la mia Agenda Rossa poggiata da un lato, un paio di ragazzine, sciampiste credo le chiamino, scherzano, parlano tra loro in dialetto stretto dei programmi per la serata.
- Signora, disse, armeggiando con le ciocche di capelli, siete turisti? - In un certo senso, sui generis, rispose, siamo qui per il 19 luglio. Lei, volge lo sguardo fino ad allora distratto, preso dal suo lavoro, verso di me, forse allora nota l'Agenda. Inizia così il racconto di quel giorno, quando anche lei abitava in via D'Amelio.
Signora mia, diceva, ad un tratto il boato, non sapevamo che cosa pensare, anche se, ammetteva con una certa rassegnazione, a Palermo siamo abituati a tutto. Passò non so quanto tempo prima che si delineasse l'accaduto. Ricorda, che affacciandosi di corsa sul pianerottolo si trovò dinanzi il vicino, una maschera di sangue. Si era trovato in corridoio, di fronte ad una porta vetrata. Pare che il suo corpo, racconta, “restituisse” pezzi di vetro dopo anni, un'altra vita che non è stata più la stessa. Allora lei aveva venti anni, la sua famiglia decise di disfarsi di quella casa.
Ringrazia noi “che veniamo da così lontano”, promette che domani “avvicinerà” anche lei, il 19. Intuisco che le altre volte, gli altri anni, non l'ha fatto.
Il 19 la cerco ovunque con lo sguardo, spero di trovarla, non riesco a vederla fino a tarda sera, non ho più speranza, cerco di convincermi che forse lei ha già dato.
Il giorno dopo, prima di partire, entro un attimo nel negozio, per un saluto. Lei mi guarda, con un po' di imbarazzo, mi chiede del viaggio, gli rispondo che si, “sopravviverò” anche alla SA-RC.
Capisco che neppure a lei venti anni, troppi o pochi, sono bastati.
Troppi per la verità, per l'Agenda di Paolo, pochi per Liliana, la ragazza che ora fa la parrucchiera, vicino via D'Amelio.
Michele Spallone - Agenda Rossa per fede
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