Quarto anno in Via D’Amelio. Aria pulita e luce gelida. Impalcature e teli verdi sul palazzo.
Tutto comincia.
La focacceria di San Francesco, nota per la sua resistenza alla richiesta del “pizzo” della criminalità organizzata si prepara alla ristorazione della giornata.
Il palco ed i cartelli che urlano “no alle commemorazioni ufficiali di una strage di Stato” vengono riposti lungo la cancellata del palazzo.
I primi ragazzi delle Agende Rosse. Polizia Municipale e macchine di servizio. Il banchetto delle Agende Rosse in fondo alla Via.
Paolo Borsellino è presente e la sua forza ed il coraggio si espande dentro tutti noi. Nell’aria il profumo di giustizia inebria le nostre menti ed il sole comincia a far sentire il suo calore estivo.
Ricognizioni, controlli, cecchini, polizia, Digos e squadre speciali. Comandante della Polizia Municipale, Comandante della Volante, Responsabile della sicurezza della Via.
Caldo, rumore di gruppo elettrogeno e odori di fritti. La scritta“Grazie” sulle spillette con Falcone e Borsellino. No corone di Stato per una strage di Stato sulle magliette Rosse delle Agende Rosse.
Macchine di servizio e pullman dei bambini dell'Agesci. Musica allegra e voci divertite di una pura ingenuità dove tutto, ancora e sempre può cambiare.
Ciclisti disabili arrivati da lontano per esserci anche loro.
Famiglia Borsellino, familiari delle vittime della scorta, magistrati impegnati nella ricerca della verità sulla “trattativa Stato/Mafia”. Amici Sindaci e Politici, presenti solo come cittadini amici di Paolo e Salvatore Borsellino, impegnati come loro sulla denuncia della fine dello stato di Diritto, nella ricerca della Verità e nella tutela della Giustizia.
Telecamere, microfoni e giornalisti, guardie del corpo, agenti in borghese e tante, tante persone libere venute da tutta Italia, per vivere una calda giornata assolata in mezzo alle ferie date, non date ed ottenute anche a scapito di un lavoro precario e senza alcuna sicurezza.
Persone oneste e ragazzi di vent’anni che espongono lo striscione con parole del significato di: “Noi non c’eravamo, ma rivendichiamo un futurodi Giustizia e di Diritto”.
Gli interventi dal palco, le lettere di Paolo Borsellino, applausi, lacrime di rabbia mista a commozione ed Agende Rosse sollevate verso il Castello Utveggio.
E’ l’ora dello scoppio. Il minuto di silenzio. Lungo interminabile. I corpi mutilati ricompaiono nelle nostre menti. Il fumo oscura la nostra consapevolezza di una Società libera e sovrana. Il ricordo dell’acqua sparata dalle pompe dei pompieri allaga e dipana quel velo di depistaggi e false testimonianze labili, reiterate e smemorate, del tutto inaccettabili.