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Trattativa e pallone, Mancino come Di Vaio PDF Stampa E-mail
Documenti - I mandanti occulti
Scritto da Benny Calasanzio Borsellino   
Venerdì 06 Luglio 2012 08:58
 
L'altro giorno a Bologna si è chiusa una parte dell'inchiesta relativa alle truffe sull'uso dei tagliandi riservati ai disabili e ai residenti nel centro storico emiliano. Nello stralcio ormai defunto erano coinvolti alcuni giocatori del Bologna Calcio, con in testa il glorioso ex capitano, Marco Di Vaio, unitamente a mogli, fidanzate e conviventi. Secondo l'accusa (la stessa che ha poi chiesto l'archiviazione per tutta l'allegra banda), Di Vaio e compagni riuscivano a farsi annullare le contravvenzioni dichiarando che in quel frangente avevano a bordo una donna disabile, dipendente del Bologna. Il solo Di Vaio, per esempio, era riuscito a farsi annullare ben 59 contravvenzioni di 84,4 euro ciascuna.
 
 
I calciatori sono stati tutti archiviati perché, scrive il gip Alberto Ziroldi accogliendo la richiesta di del procuratore aggiunto Valter Giovannini, “Nel nostro Paese i 'moderni gladiatori' e cioè i calciatori vivono in una sorta di bolla immateriale che, salvo rare eccezioni, li mantiene avulsi dal quotidiano, al limite dell'incapacità di badare agli affari correnti di natura burocratica, che affaticano invece ogni persona che non pratica, ad alti livelli, l'arte pedatoria”.
 
In sostanza si è sentenziata l'inettitudine dei calciatori e la loro incapacità di intendere. Hanno così troppe cose da fare che possono inavvertitamente mentire, dichiarare il falso, abusare di un diritto che spetta alle persone diversamente abili, con la certezza di non commettere reati. Perché, semplicemente, non se ne rendono conto. La legge infatti non ammette ignoranza ma chiude un occhio sull'inettitudine.
 
Come un fulmine prende corpo nella mia mente il parallelo tra l'avulso Di Vaio e lo smemorato di Montefalcione, al secolo Nicola Mancino.
I difensori dell'ex ministro inguaiato dalle indagini sulla trattativa Stato-mafia, che con i minuti gratis verso tutti ha chiamato in suo soccorso tutti i poteri costituzionali, potrebbero sposare la tesi dei colleghi che con notevole coraggio hanno difeso il capitano del Bologna, l'anima pia che quando non tira calci ad una sfera trasporta persone disabili in giro per Bologna: se sei un very important person, se sei un calciatore o un ministro appena nominato, mica puoi avere tutto sotto controllo, sei un po', come dire, avulso. E le stesse telefonate di Mancino al suo padre confessore, Loris D'Ambrosio, lo confermano: “Se qualcuno ha fatto qualcosa poteva anche dire io debbo avere tutte le garanzie”. Come dire, se qualcosa ho fatto, l'ho fatto perché ero avulso, ero in una bolla immateriale. E poi, nella stessa conversazione, continua: “Va bene, ma anche per la storia del Paese ma… ma che razza di Paese è… se tratta con le Brigate rosse… le Br… se non tratta con Brigate rosse fa morire uno statista. Tratta con la mafia e fa morire vittime innocenti . Non so… io anche da questo punto di vista vedo che insomma… o (non leggibile) o tuteliamo lo Stato oppure tanto se qualcuno ha fatto qualcosa poteva anche dire mai io debbo avere tutte le garanzie, anche per quanto riguarda la rilevanza statuale delle cose che sto facendo”. Un uomo, una bolla.
 
Niente da eccepire, un ex ministro totalmente avulso, un moderno gladiatore. Se avesse qualche anno in meno prenderebbe il posto dell'altro avulso pedatorio: Mancino capitano, mio capitano.
 

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