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Anniversario strage Capaci: la scomparsa dell’agenda rossa nella ricostruzione delle Malerbe PDF Stampa E-mail
Documenti - I mandanti occulti
Scritto da Lorenzo Baldo e Maria Loi   
Giovedì 24 Maggio 2012 16:43
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Palermo. “La mattina di quel 19 luglio Lucia Borsellino vede l’agenda del padre sopra la scrivania”. Pioviggina, è la notte del 22 maggio 2012, siamo in piazza Magione, nel quartiere di Falcone e Borsellino, sul palco c’è il gruppo palermitano delle Malerbe (Cristiano Pasca, Gero Guagliardo, Claudio Casisa e Giovanni Mangalaviti) noto al grande pubblico per le sue performance graffianti riprese nel programma di Italia1 “le Iene”.

Questa volta l’intervento è mirato a porre alcune domande su uno dei misteri più inquietanti legati alla strage di via D’Amelio: la scomparsa dell’agenda rossa di Paolo Borsellino. Le anomale e differenti versioni dei fatti fornite dall’ex pm Giuseppe Ayala e dall’allora capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli (filmato e fotografato mentre si allontanava da via D’Amelio reggendo in mano la valigetta di Paolo Borsellino) vengono elencate con grande schiettezza. “Quando Paolo si reca a Villagrazia di Carini per accompagnare la moglie Agnese – spiega Cristiano – la figlia Lucia si accorge che l’agenda non è più lì e quindi si trova dentro la valigetta di Paolo. Poi di ritorno da Villagrazia di Carini Paolo poggia la borsa con dentro l’agenda rossa sulla parte posteriore della sua auto per recarsi in via D’Amelio.  Ed è altamente improbabile che Paolo prima di suonare al citofono di sua mamma decida di portare con sé l’agenda rossa, quindi al momento dell’esplosione l’agenda si trova dentro la valigetta, dentro la macchina”. “E’ il magistrato Ayala il primo ad arrivare sul luogo della tragedia – continua Gero –. La sua prima versione dell’8 aprile 1998 racconta che: un carabiniere in divisa apre lo sportello e preleva la borsa di Borsellino fa cenno ad Ayala di prenderla, ma Ayala non la prende in quanto non ha titolo per trattenerla, quindi invita l’ufficiale a tenerla con sé per poi consegnarla ai magistrati. La borsa non viene aperta davanti a lui e Ayala afferma di non sapere a chi sia stata consegnata”. “2a versione del 12 settembre 2005: a distanza di quasi 10 anni – sottolinea Giovanni – l’ex pm  ritocca il contenuto dei suoi ricordi. Ayala afferma di aver prelevato personalmente la borsa di Borsellino dall’auto del giudice e di averla consegnata ad un ufficiale dei carabinieri ma non ricorda se era in divisa o in borghese e poi aggiunge che probabilmente l’ufficiale era in divisa anche se non ricorda se era solo una casacca, per poi escludere che sia stato l’ufficiale a porgergli la borsa”. Nella piazza i tanti giovani presenti ascoltano senza fiatare. “3a versione dell’8 febbraio 2006: Ayala afferma che non è più lui a prelevare la borsa, ma un agente che gli porge la borsa.

Successivamente Ayala la consegna ad un agente in divisa. Ma il 23 luglio del 2009 in un’intervista Ayala ritorna alla sua 2a versione: la borsa l’ho trovata io e l’ho consegnata ad un ufficiale dei carabinieri”. Claudio specifica infine un dettaglio inquietante fornito da Ayala in un’altra intervista rilasciata nel 2010: la borsa l’ho prelevata io e l’ho consegnata ad un ufficiale dei carabinieri che compare in un video mentre si allontana”. “Ma – sottolinea – l’unico video che riprende un uomo delle forze dell’ordine con la valigetta in mano riguarda un solo carabiniere: Giovanni Arcangioli”. “Giovanni Arcangioli – ribadisce – arriva pochi minuti dopo sul luogo dell’esplosione; nel video si vede che Arcangioli si sposta da via d’Amelio verso via Autonomia Siciliana con la valigetta in mano. Valigetta che è stata poi ricollocata nel sedile posteriore dell’auto di Borsellino”. Fine del racconto. Dal palco Giovanni, Cristiano, Claudio e Gero, in un crescendo di volume e passione civile, cominciano a porre le domande. “Perché? Cosa è successo durante quel tragitto? Perché Arcangioli, una volta rinvenuta la borsa non ha redatto una normale relazione di servizio? Perché Ayala fornisce diverse versioni ? Perché Arcangioli nel verbale di 5 maggio 2005, l’8 febbraio 2006 e il primo aprile del 2008 fornisce versioni diverse sulle sue azioni? Perché non si continua a fare luce sulla trattativa Stato-mafia?”. “Ridateci l’agenda rossa – conclude Claudio –, perché ogni parola scritta su quelle pagine può rappresentare un piccolo passo verso la verità…”. Dopo un attimo di silenzio parte un lungo applauso che avvolge letteralmente il gruppo delle Malerbe mentre saluta con il loro tipico “haka” palermitano. Di seguito ancora musica e impegno alternati dagli interventi di Mario Caminita, Vassily Sortino e Cristiano Pasca. Spazio quindi alle denunce di Pino Maniaci, al ritmo di tanti artisti e agli interventi di alcuni esponenti delle 40 associazioni che hanno aderito al Comitato 23 Maggio (organizzatore dell’evento) presieduto da Davide Ruggieri, Irma di Grandi e Simone Cappellani. Con un unico obiettivo. Tutti uniti per chiedere, così come recita lo striscione davanti al palco: “verità sulle stragi”.

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