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Agenda Rossa. L'urlo di Chieti Resiste. PDF Stampa E-mail
Editoriali - Lettere Aperte
Scritto da Pippo Giordano   
Sabato 24 Marzo 2012 12:52
Art. 624 c.p. Chiunque s'impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 154 a euro 516.

Il successivo articolo prevede le circostanze aggravanti e nell'episodio che menzionerò, includerei un'aggravante ad hoc, ossia l'ipotesi del concorso esterno esterno in associazione mafiose. Questa fattispecie di reato che il il sostituto procuratore generale presso la Cassazione, Francesco Iacoviello, vorrebbe far abolire perché “nessuno ci crede più”, calza perfettamente al “furto” dell'Agenda Rossa di Paolo Borsellino.

Ho voluto evidenziare l'articolo del codice penale per sfatare e rompere l'opinione comune che attribuisce all'Agenda Rossa di Paolo Borsellino, un alone di mistero. Non c'è nessun mistero, i fatti sinora noti ci inducono a ritenere che in via Mariano D'Amelio a Palermo, immediatamente dopo la strage, si compì il furto dell'Agenda Rossa, punto! La sottrazione dell'Agenda Rossa, sembra possa essere ascritta all'impellente necessità di non far conoscere gli appunti che lo stesso Paolo Borsellino avrebbe scritto nell'Agenda e quindi soddisfare il coacervo d'interessi di Cosa nostra e di taluni personaggi delle istituzioni. Almeno, in questo senso sono orientate le indagini della magistratura di Caltanissetta che non ha affatto archiviato il caso.

C'è l'opinione di un giornalista il quale afferma, che il giudice Paolo Borsellino non avrebbe scritto proprio nulla di eclatante sull'Agenda Rossa, argomentando che non si scrivono appunti riservati su un agenda col timore poi di dimenticarsela al bar o di smarrirla. Opinione opinabile, perchè non stiamo parlando di una persona qualunque, ma di Paolo Borsellino, che nella sua borsa, oltre alle due agende, la Rossa e la grigia, sono transitati documenti cartacei d'inestimabile importanza investigativa.

Quindi, vorrei far notare al giornalista che, sulla scorta della mia esperienza, quasi tutti i PM erano muniti di agenda dove annottavano appunti, valutazioni e progetti investigativi. Ed affermo che anche Paolo Borsellino leggeva ed annotava sulla sua Agenda Rossa, oltre che in quella grigia.

Emerge anche una diffusa domanda che circola insistentemente tra la gente, ovvero perché immediatamente al ritrovamento della borsa di Paolo Borsellino, non fu redatto un verbale per indicare dettagliatamente il contenuto?

Domanda legittima, ma puerile. Un verbale avrebbe collocato nello spazio temporale persone intervenute, mentre come noto, nessuno “astante” doveva comparire sul luogo dell'attentato. Ovviamente questo non sta a significare che costoro abbiano commesso il furto dell'Agenda Rossa, però il loro comportamento omissivo si presta ad illazioni e dubbi. Perché hanno taciuto?

E, a proposito dell'Agenda Rossa di Paolo Borsellino, martedì 20 marzo da Chieti Resiste, è echeggiato per l'ennesima volta, l'urlo di Salvatore Borsellino: urlo di verità e di giustizia sinora rimasto inascoltato.

Ma, i giovani della Consulta provinciale degli studenti di Chieti, con la manifestazione del Premio nazionale Agenda Rossa, hanno evidenziato con forza la necessità di conoscere quel che accadde nel 1992 in via D'Amelio e non solo.

Signori politici, non potete deluderli, siate vicini ai magistrati e soprattutto date loro strumenti efficaci per accertare la verità: cercate di guarire dalla malattia che vi affligge da decenni, ossia dall'ipoacusia.

I ragazzi di Chieti, Salvatore Borsellino, la famiglia di Paolo Borsellino e noi italiani tutti, non possiamo attendere altri vent'anni per conoscere la verità su via D'Amelio.

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