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A Salvatore Borsellino PDF Stampa E-mail
Editoriali - Lettere Aperte
Scritto da Pippo Giordano   
Sabato 10 Marzo 2012 14:30
Carissimo Salvatore, quando è stata divulgata la notizia della procura di Caltanissetta, sulle indagini di via D'Amelio, la prima cosa che hai detto “Ora i nomi”. Poi, appena hai saputo che l'uomo del “cavalli”, al secolo Marcello Dell'Utri è stato di fatto assolto dalla Cassazione “ti è mancato il respiro, fermandosi il cuore”. Intanto per favore qualcuno non offenda l'intelligenza degli italiani dicendo che si dovrà fare un altro processo. Stupidaggine prima del week end. E' vero, si celebrerà un altro processo, ma si sa che nel bel mezzo del cammin di nostra via, la prescrizione lo porterà via: questo lo sanno anche i giudici di Cassazione che hanno emesso la sentenza.

Salvatore, mi spiace io non riesco né rammaricarmi né a farmi mancare il respiro e se il tuo dolore nasce da dintra lu sangu, la mia impassibilità nasce dalla consapevolezza che non leggerò mai i nomi di coloro che hanno avuto una parte determinante , non solo sulla strage di via D'Amelio, ma su tutte le stragi compiute da Cosa nostra. Ovviamente non mi riferisco né al gotha mafioso né all'ala militare. Mi riferisco proprio a “quei nomi” che tu speri di conoscere. Ti confesso, che la sentenza Dell'Utri mi ha colto nell'indifferenza totale; avevo già previsto l'esito, talchè giorno dopo giorno ho acclarato che “la china è passata”. La mafia? Un ricordo del passato, almeno così viene propinata dall'establishment politico/culturale.

Come non mi sono fatto coinvolgere dal tifo da stadio, appena le agenzie hanno reso noto l'esito delle ultime indagini dei magistrati di Caltanissetta. Credimi Salvatore, io non colgo tutte queste novità. Di certo manca quello che tu a gran voce hai urlato “Ora i nomi”, dove sono? E faccio una riflessione. Ma che paese è il nostro quando una magistratura scrive su Ciancimino: "Ha contribuito a risvegliare la memoria di persone che, pur non direttamente chiamate in causa da lui, forse temevano che fosse a conoscenza di vicende inerenti la trattativa di cui essi erano stati testimoni privilegiati e che in precedenza non avevano mai rivelato ad alcuno".
Non è forse una presa d'atto del fallimento delle Istituzioni? Ci volevano le dichiarazioni di un cittadino, che viene dipinto come personaggio inattendibile, per svegliare la memoria? Ma qualcuno, caro Salvatore, si rende conto che stiamo parlando di una strage avvenuta vent'anni fa? Certo, a qualcuno avrebbe fatto comodo, non indagare su “cose vecchie” e di non sperperare il denaro pubblico, il riferimento è alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi. E, la verità? La giustizia che i familiari di vittime delle stragi del 92/93 attendono da vent'anni da chi la devono ottenere dal Tribunale dell'Aia? Suvvia, abbiate almeno la delicatezza di non far sentire deficienti l'intero Popolo italiano. E, una volta per tutte, che si butti via questa maschera d'ipocrisia facendo credere che trattativa non ci fu! Oramai è lapalissiano che le trattative ci sono state e allora uno scatto d'orgoglio dovrebbe animare i silenti e gli smemorati.

Caro, Salvatore, purtroppo ritengo che tanti “sanno” ma che per vigliaccheria, per interessi personali e carrieristici non parlano, muti stanno! Parimenti, è come l'Agenda Rossa di tuo fratello, nessuno l'ha vista, nessuno l'ha rubata, eppure è sparita.

Noi due, caro amico, siamo nati nella Terra dei Pupi e i pupari ci hanno deliziato e tuttora ci deliziano, della loro maestria nel muovere i fili del pupi, raccontandoci le gesta dei paladini di Carlo Magno. Ebbene, altri pupari sedenti non solo a Palermo, ma nei Palazzi romani, hanno ridisegnato la democrazia del nostro Paese: disegno ove la morte di tuo fratello Paolo era ineluttabile condicio sine qua non.

Ne deduco che, Marcello Dell'Utri, potrà ottenere tutti i rinvii dei processi che vuole, così come Silvio Berlusconi potrà avvalersi delle prescrizioni, ma loro rimarranno per la maggioranza degli italiani, l'uno mafioso e l'altro corruttore.

Infine, Salvatore, vorrei dire al sostituto procuratore generale presso la Cassazione Francesco Iacoviello che ha dichiarato «Il concorso esterno è ormai diventato un reato autonomo, un reato indefinito al quale, ormai, non ci crede più nessuno!”, che egli vive in un mondo di favole, perché non capire i meccanismi che per decenni e decenni hanno regolato i rapporti tra mafia e politica o il sistema affaristico mafioso significa essere lontani anni luce dalla realtà di questo Paese. Parimenti, vorrei dire a Iacoviello che i diritti di Dell'Utri, può darsi siano stati negati, come egli sostiene, ma di certo risulta che la vita di tantissimi uomini delle istituzioni è stata negata e a negarla hanno anche contribuito gli esterni a Cosa nostra: questo non può negarlo..

Quindi, mio caro Salvatore tu parli con la voce del cuore ed io con la voce della sofferenza, ma entrambi aspiriamo ad ottenere verità e giustizia: non possiamo più sopportare altri vent'anni di disonore. E per favore, risparmiateci le pupiate.

Un forte abbraccio.


Pippo Giordano








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