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“Io mi chiamo Giovanni Tizian” PDF Stampa E-mail
Editoriali - Lettere Aperte
Scritto da Francesca Munno e Emma Leone   
Domenica 15 Gennaio 2012 13:13

Caro Giovanni,

in molti non conoscevano la tua storia fino a  ieri, in molti ti hanno espresso solidarietà e vicinanza, e di conseguenza intorno a te da tutta Italia si è formato un grande abbraccio, come una famiglia, che nei momenti di sofferenza si stringe attorno a chi ha bisogno.  Ieri molti hanno  preso coscienza che tu, giovane 29 enne, giornalista, hai avuto bisogno della scorta, di angeli che ti proteggessero,  per avere “semplicemente” raccontato, scritto, che ndrangheta, camorra e cosa nostra, uniti “oltrepassano la linea”, si coalizzano per progettare, tu hai semplicemente parlato di questa linea, spesso sottile e invisibile, molte volte, una linea difficile da capire e quando si comprende di che “sostanza “ è fatta questa linea, alcune persone sono diffidenti, non è sempre facile accettare che queste tre mafie esistono, e coesistono in un sistema trasversale: politica e mafia, imprenditoria e mafia, capire che il pizzo non è più quello di una volta, ma ha cambiato forma, perché, si sa, le mafie  progrediscono e vengono nutrite dalle connivenze di una parte della politica, anzi di una parte dello Stato che a parole urla “LEGALITà” e con i fatti sussurra (per non farsi riconoscere) “ILLEGALITà”, quella parte di Stato che non vuole combattere seriamente le mafie.

Ecco Giovanni, ti scriviamo dal Sud, ma ti parliamo (anche) del Nord. In quel Nord dove tu hai scelto di vivere e di raccontare, di scrivere, semplicemente la VERITà : che il sistema mafioso non si limita ad un territorio (siciliano, calabrese o campano) ma che con gli anni ha saputo radicarsi in varie Regioni del Nord, e ancora oggi sentiamo questa frase “qui la mafia non esiste”, consapevoli di mentire. E spesso si viene anche delegittimati, giornalisti o meno. Un’altra frase che si sente spesso è “parlare di ndrangheta significa infangare il proprio territorio” e via discorrendo.  E mentre queste due frasi entrano nel tessuto territoriale, le mafie, ringraziando chi pronuncia queste frasi, crescono, si alimentano.

Caro Giovanni, gli autori dell’omicidio di tuo padre sono stati classificati come “ignoti”, come in maniera anonima e silenziosa agisce la ‘ndrangheta, ma la ‘ndrangheta non è ignota, come ci insegni tu con le tue inchieste, la ndrangheta è fatta di nomi e cognomi e di prestanomi.

Ieri leggendo gli attestati di solidarietà, di vicinanza, le iniziative che sono state proposte per farti sentire che NOI ci siamo, abbiamo pensato a tante cose, la mente rivolta alla tua storia, e intorno a te tanti altri giornalisti, che ti hanno espresso solidarietà, vicinanza, con parole e pensieri diversi,  non li elencheremo, perché sono tanti.

Dalla Calabria a te e a tutti gli altri giornalisti precari e non, a quelli che sono stati minacciati, quelli che ogni giorno,  silenziosamente, attraverso un blog, attraverso un giornale regionale, parlano di mafie, di collusioni, “solo” con la forza e il coraggio di una “penna”, scrivendo, parlando, denunciando, quel  sistema mafioso che cammina , spesso, con quella parte della  politica, che silenziosamente collabora, con i silenzi e di conseguenza con gli assensi, a tutti voi giornalisti, blogger, che camminate con la schiena dritta, nonostante le minacce, le intimidazioni sottili, le denunce, da parte delle mafie e di quei “poteri” collusi, NOI VI RINGRAZIAMO, per aver scelto di non essere schiavi di quel sistema malato, di aver dato voce a noi cittadini, di farci credere ogni giorno che esiste anche un’informazione giusta, corretta, onesta, a voi la nostra gratitudine e la nostra stima, per aver scelto un percorso difficile, ma libero.

Così come abbiamo deciso di sostenere i Testimoni di Giustizia, i Magistrati attaccati ingiustamente  dalla mafia e da certa politica, noi sosterremo anche voi, giornalisti.

Giovanni grazie perché, con l’esempio anche di tuo padre, hai saputo portare avanti ,e fuori dalla tua Regione, il valore del riscatto, della denuncia, saranno loro a dover piegare lo sguardo, a dover cambiare strada, a dover tacere, NOI dobbiamo solo andare avanti per la nostra strada, rendendoci l’uno per l’altro disponibili a camminare insieme, perché loro non vinceranno mai, loro dovranno piegarsi alla forza che dimostreremo di avere se saremo uniti e saremo la voce l’uno dell’altro.

NOI CI CHIAMIAMO “GIOVANNI TIZIAN”, noi siamo con te, mai più solo!

 

Dalla Calabria

Con stima

Movimento Agende Rosse Calabria

Associazione R-Evolution Legalità

 

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