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"Legalità": per i ragazzi non è una parola vuota PDF Stampa E-mail
Rubriche - Le vostre lettere
Scritto da Pippo Giordano   
Sabato 11 Giugno 2011 15:31
Da lunedì 9 al 26 maggio 2011 ho tenuto cinque incontri-lezioni di due ore con tutte le terze (undici classi) delle scuole medie Zangheri e Croce di Forlì. Oggi, ho ricevuto la relazione fatta da alcuni di loro. Eccola!

“Giovedì 26 maggio 2011, noi ragazzi della 3B della scuola media Zangheri di Forlì, abbiamo incontrato l'Ispettore di Polizia in pensione Giuseppe Giordano, così come tutte le altre terze del nostro istituto. Questo incontro ha segnato la conclusione di un percorso iniziato a febbraio sulla legalità, in particolare sulla mafia. Durante questo periodo di tempo abbiamo infatti letto un libro, “Per questo mi chiamo Giovanni” che narra la storia di Giovanni Falcone.

All'inizio dell'incontro, Giordano, soprannominato Pippo, si è presentato e ci ha invitato a porgli delle domande sulla sua vita, sul suo lavoro, in modo da poter approfondire meglio e capire alcuni aspetti del fenomeno mafioso. Pippo è nato a Palermo e fin da piccolo ha dimostrato un senso di rispetto nei confronti della giustizia, tanto che all'età di 18 anni ha cominciato il suo servizio per essa, entrando in Polizia. Anche se avrebbe potuto lavorare in un'azienda di famiglia, ha deciso di diventare poliziotto per dare un contributo per combattere la mafia e per sostenere la legalità in Italia, soprattutto al Sud, nella sua Sicilia. Ci ha colpito molto il fatto che abbia partecipato ad indagini importanti come quella per la strage di Capaci, dove morirono Giovanni Falcone, sua moglie Francesca e i poliziotti della scorta, tutti amici di Pippo.
Sentir parlare di questi fatti che noi abbiamo studiato sui libri ed apprendere nuove informazioni da un testimone ci ha appassionato, infatti eravamo tutti attenti e i prof. hanno detto che siamo stati bravissimi. In certi momenti sembrava quasi che Pippo non stesse parlando della sua vita, ma di un film. Un film triste, drammatico, purtroppo reale. Ci ha colpito anche la forza con la quale ha lavorato per tanti anni, nonostante la morte di tanti colleghi, amici e il fatto che da Forlì, dove viveva con la famiglia, si spostasse segretamente per tornare frequentemente a Palermo ad indagare su Cosa Nostra. Sicuramente ha corso molti rischi ma Pippo ci ha detto che se tornasse indietro rifarebbe quello che ha fatto e lotterebbe contro la mafia.

Questo incontro ci è stato molto utile, infatti ha approfondito le nostre conoscenze su Falcone e Borsellino e ci ha tolto tante curiosità su Cosa Nostra e sulle varie cosche mafiose, sui pentiti e sulle indagini effettuate dalla Polizia di Palermo e di Forlì negli anni del terrorismo.”


Non è la prima volta che parlo ai ragazzi ed ogni volta mi riempie di gioia e commozione allo stesso tempo; parlare ai giovani era il sogno del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Vi assicuro che i ragazzi, anche quelli delle elementari palermitani, oltre alle superiori catanesi, che ho incontrato, sono consapevoli che la mafia è un male da estirpare e che vivere in legalità è una necessità imprescindibile di una società equa.

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