E' normale che esista la paura, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio.
Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti.
8 aprile 2011, Roma. «Non mi risulta, Castelli ha comunque l'obbligo di andare dinanzi alla competente autorità giudiziaria e dire chi sono questi boss chi lo ha contattato, dove e come mai di questa vicenda non sia stata informata l'autorità giudiziaria dell'epoca». Il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, tra i magistrati titolari dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, commenta così a Radio 24 le dichiarazioni dell'ex Guardasigilli, Roberto Castelli, che ha detto di aver rifiutato nel 2003-4 una sorta di trattativa con boss mafiosi che promettevano dissociazione, in cambio di contropartite. «Sono molto sorpreso e sconcertato che si venga a sapere attraverso i mass media - dice a Radio 24 - una cosa del genere». Una rivelazione di questo tenore andava fatta da voi? «Sì, probabilmente sì», risponde Lari, il quale - intervistato da Raffaella Calandra per la rubrica Storiacce in onda su Radio 24 - non esclude che l'ex ministro della Giustizia possa essere convocato dai magistrati che indagano sulla trattativa. «Dovrei valutare i confini di competenza però».
Lari ricorda come «tra il '99 e il 2000, con Pier Luigi Vigna alla guida della Procura Nazionale Antimafia, Cosa Nostra ha sperato di intavolare una trattativa sul tema della dissociazione, ma lo Stato per fortuna fu deciso e non accettò mai. Sarebbe stato come pugnalare alle spalle i familiari delle vittime di mafia. Una serie di boss, a cominciare da Salvatore Biondino, braccio destro di Riina, - prosegue Lari - stavano cercando di ottenere attraverso quella che chiamavano desistenza, cioè smettere di commettere reati, dei riconoscimenti. Ero procuratore aggiunto a Palermo e stilammo un documento - ricorda - per stigmatizzare ogni ipotesi di trattativa, anche ai fini della dissociazione». Nel 2003-4 le risulta una trattativa? «No, non mi risulta», conclude Lari, che «auspica» di arrivare «prima dell'estate alla chiusura dell'indagine sulla trattativa Stato-Mafia. Stiamo accelerando i tempi il più possibile, ma sono questioni così delicate che non accettano lacune. E andrebbero trattate nelle sedi opportune».