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Via D'Amelio, il giorno dello sciacallo. PDF Stampa E-mail
Editoriali - In evidenza
Scritto da Pippo Giordano   
Giovedì 30 Settembre 2010 18:12
No! Non sarà di certo una sentenza della Cassazione che potrà farmi cambiare opinione e non saranno nemmeno le astruse dichiarazioni rilasciate da tutti gli attori intervenuti in quel teatro ove si è consumato uno dei tanti “misteri” italiani. Anzi, i non ricordo, le dichiarazioni ballerine, le memorie dimenticate, tipiche della scuola di pensiero mafioso, “non ho visto, non ho sentito e non c'ero”, mi lasciamo perplesso e rafforzano la mia convinzione.

Come si fa a non ricordarsi cosa si è fatto, attimo dopo attimo, nel luogo ove era stata appena consumata una tragedia e con i corpi resi a brandelli da una violenza inaudita? Come è stato possibile aggirarsi, magari facendo slalom sui corpi martoriati di Paolo e dei miei colleghi di scorta, per raggiungere uno spregevole fine? Rubare l'Agenda Rossa di Paolo Borsellino.

Io, non riesco a dimenticare, ed è vivo il ricordo di Paolo Borsellino, dal primo giorno che ci siamo ritrovati dopo oltre 10 anni, sino all'ultimo venerdì della sua vita. Ed è appunto per questo che non riesco a capire il black out della memoria collettiva.

Non capisco e mi riesce difficile comprendere come nessuno degli intervenuti abbia sentito la necessità di rivolgersi al Magistrato a proposito della borsa di Paolo Borsellino che, è passata di mano in mano. Ed è ancor più inquietante pensare che la persona fotografata con la borsa di Borsellino, non ne avrebbe parlato se non anni dopo quando il suo ruolo è apparso nell'inconfutabile istantanea.

Io non posso e non dimentico nulla, sono in me vivi i ricordi di tutti i servitori dello Stato, assassinati da mano mafiosa, con la “distrazione” del latitante Stato.

E, vorrei qui far capire, seppure con sentimento emozionale, che la domenica del 19 luglio 1992 in via D'Amelio, oltre a Paolo Borsellino e i miei colleghi, è morta l'intera dignità di un Popolo.

L'essersi impossessati dell'Agenda Rossa è stato il peggior sciacallaggio di tutti i tempi.


I costruttori di violenza e non mi riferisco solo a Cosa nostra, con la strage di via D'Amelio, sono riusciti a far quadrare il cerchio: hanno, verosimilmente, fatto la chiosa di un periodo che doveva assolutamente concludersi, col programmato e per fortuna sventato attentato nei confronti del giudice Grasso. E, per mettere la parola fine ad un arco temporale che va da Dalla Chiesa sino a via D'Amelio, si doveva giocoforza sottrarre, come è stato per Dalla Chiesa, l'Agenda Rossa di Borsellino. Un filo conduttore lega Dalla Chiesa a Paolo Borsellino: al Generale sarebbero stati sottratti documenti che deteneva nella sua cassaforte, mentre sembra che era urgente e vitale “rubare” l'Agenda Rossa di Borsellino.

L'Agenda Rossa rappresentava il “Santo Graal” ove gli Italiani onesti avrebbero potuto attingere e bere il nettare della verità: verità soppressa con doloso disegno criminoso e portato verosimilmente a termine ad opera di uno sciacallo.

Io, come altre volte ho dichiarato, non sono avvezzo a far riferimento a teoremi, ma nel caso di specie, mi avvalgo del mio passato ed ecco perché non credo ad una sola delle parole pronunciate negli interrogatori. O per lo meno c'è qualcuno che mente spudoratamente. Intanto, ci tengo a far rilevare un'incongruenza macroscopica che definisco omissiva da parte di chi aveva il compito di illustrare con dovizia di particolari tutto il contenuto della borsa di Paolo Borsellino, e non l'ha fatto. Mi riesce davvero difficile comprendere perchè non è stato inventariato il contenuto della borsa, ma soprattutto mi riesce ancor più difficile comprendere come si è potuto negligentemente abbandonare la borsa di Borsellino. Non trovo plausibile spiegazione, se non quella originaria, che dalla borsa sia stata sottratta l'Agenda Rossa. La Cassazione può affermare il contrario, ma io sono in disaccordo. E' vero che non ci sono elementi probatori per affermare che l'Agenda Rossa era nella borsa, ma è anche vero il contrario, ovvero che l'Agenda poteva essere all'interno. Chi lo può escludere?

Io, sono pienamente convinto che nella borsa di Paolo Borsellino ci fosse l'Agenda Rossa, con annotati fatti e circostanze che avrebbero potuto illuminarci sulle stesse motivazioni che resero possibili la strage di via D'Amelio.

L'Agenda Rossa non è stata rubata da un turista di passaggio o da un extracomunitario desideroso di conoscere intimi pensieri di Borsellino; l'Agenda Rossa rappresentava, probabilmente, un serio pericolo.

Le annotazioni apocrife vergate da Paolo Borsellino, fatte anche in mia presenza, dovevano togliere sonno a parecchi ed ecco perché era necessario eliminare un passepartout capace di aprire lo scrigno contenente i misteri palermitani e non solo.

L'operazione “Agenda Rossa” sarebbe stata portata a termine con successo ed io mi chiedo come possano costoro essere in pace con la loro coscienza e siccome non credo alla giustizia divina, spero che quella terrena riesca un giorno, non tanto lontano, a dissipare tutti i miei dubbi.

Credo che sia il desiderio di milioni di Italiani onesti.

Pippo Giordano

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