.......la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.
E’ l’argomento del giorno, la deposizione di Massimo Ciancimino al processo che vede imputato il generale del Ros Mario Mori di avere favorito la latitanza di Bernardo Provenzano. In realtà, da mesi, il figlio dell’ex sindaco di Palermo sta raccontando ai pubblici ministeri della direzione distrettuale antimafia i segreti del padre: le figure più ricorrenti sono quelle dell’ingegner Lo Verde, ovvero Bernardo Provenzano, e del signor Franco, un misterioso agente segreto che avrebbe fatto da anello di collegamento fra Cosa nostra e i palazzi delle istituzioni. Massimo Ciancimino racconta, ma non sa tutto.
Il signor Franco, ad esempio, resta senza identità, nonostante le indicazioni offerte ai magistrati: nel suo cellulare, Ciancimino, aveva i numeri di un’utenza fissa (con prefisso 06 – Roma) e di una cellulare. Erano questi i contatti con il signor Franco, “grande amico di mio padre”, racconta il figlio dell’ex sindaco.
Vale la pena di leggerli integralmente i 22 verbali che i pubblici ministeri Nino Di Matteo e Antonio Ingroia hanno depositato al processo Mori. Sono il racconto di una Palermo inedita, in cui i mafiosi e strani agenti segreti vanno in giro tranquillamente. Questi verbali sono davvero un’utile lettura, per capire.