Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla.
Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare. Paolo Borsellino
C’è un piccolo giallo nella storia dei mille misteri della stagione stragista di Cosa nostra del ‘92 e del ‘93. Di per sé è un episodio insignificante, ma che è importante perché è la dimostrazione che dopo 17 anni dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio i ricordi poi non sono così nitidi, anche quelli che riaffiorano sorprendentemente nei protagonisti (delle istituzioni) di quell’epoca, che sembrano offrire nuove verità finora nascoste. E che delineano un nuovo scenario inquietante: Paolo Borsellino sapeva che era in corso una trattativa tra Cosa nostra e ufficiali del Ros dei carabinieri. Questa nuova verità porta a un’altra possibile interpretazione del movente della stessa strage di via D’Amelio: Borsellino fu ucciso perché si opponeva a questa trattativa.
Il piccolo giallo a cui facciamo riferimento è un interrogatorio di Vito Ciancimino da parte dell’allora pm Antonio Di Pietro. Giovedì sera ad «Annozero», il figlio dell’ex sindaco di Palermo, Massimo Ciancimino, ha rivelato che il padre voleva essere interrogato dal pm di Mani pulite e che gli fu negato. Lo stesso Di Pietro, presente in trasmissione, è trasecolato. Stupito per questa richiesta mai comunicatagli.
E invece Di Pietro interrogò Ciancimino nel carcere romano di Rebibbia, nei primi mesi del ‘93. Lui stesso adesso precisa: «Non ricordo assolutamente la circostanza. Può essere accaduto. A quel tempo interrogavo decine di persone, ero impegnato nell’inchiesta Enimont». Di Pietro non ricorda, dunque. Per altri protagonisti, invece, il pm di Milano rimase deluso da quel colloquio: «Ciancimino non aggiunse nulla che il pm di Mani pulite non sapesse». Massimo Ciancimino conferma quell’incontro avvenuto nel carcere di Rebibbia: «Erano presenti anche i magistrati di Palermo, e mio padre si rifiutò di parlare perché ritenne che non ci fossero le condizioni».
Al di là dei non ricordo, l’interrogatorio di Ciancimino da parte di Di Pietro è un’ulteriore conferma che a cavallo delle stragi di Palermo e del Continente (Firenze, Roma e Milano) il rapporto del Ros di Mori e De Donno su «Mafia e Appalti» rappresentava uno spunto di indagine per arrivare a una qualche verità anche sulla scelta (apparentemente) suicida di Cosa nostra di abbracciare la strategia eversiva.
Borsellino rimase colpito dagli appunti trovati sull’agenda elettronica di Giovanni Falcone. Ne parlò il 12 novembre del 1997 nel processo di Caltanissetta Antonio Ingroia (che oggi è uno dei pm che indagano sulla trattativa): «Borsellino si concentrò su quegli appunti. Tra questi, uno di quelli cui egli mi fece riferimento fu la vicenda relativa all’ormai famigerato rapporto del Ros su "Mafia e Appalti", rispetto al quale ebbe dei colloqui sia con ufficiali dei carabinieri sia con colleghi del mio ufficio, per cercare un po’ di ricostruire la sua storia». Precisò Ingroia: «Ne parlò con il tenente Canale. Credo che vi sia stato anche un qualche colloquio con il capitano De Donno».
Ingroia, nel suo interrogatorio a Caltanissetta non fece riferimento a confidenze di Paolo Borsellino sul fatto che sapesse della trattativa intavolata da Mori e De Donno con Ciancimino. Una circostanza confermata, invece, soltanto oggi dall’ex Guardasigilli Claudio Martelli, che ricorda di averla saputa da Liliana Ferraro - gliene parlò il capitano De Donno - che informò a sua volta lo stesso Borsellino.
Nei prossimi giorni, Martelli e Ferraro saranno sentiti dai pm di Palermo e di Caltanissetta. L’ex capitano De Donno nega di aver incontrato Liliana Ferraro per dirle di Ciancimino. Agnese Borsellino, la vedova di Paolo, dopo 17 anni di silenzio ha deciso di essere ascoltata dai magistrati di Palermo. Chissà se ha raccontato dei timori di Paolo, del suo disappunto sulla trattativa. «Il Secolo XIX» di ieri ha scritto che Paolo Borsellino fu informato dell’allarme lanciato dal Ros su un possibile doppio attentato: a Milano contro Antonio Di Pietro, a Palermo contro di lui. Ma se Di Pietro espatriò in America Latina, Borsellino non ne volle sapere.
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gia70
- Aspetto conferme.
|2009-10-12 15:00:15
Non voglio trarre conclusioni affrettate, aspetto quindi con serenita', gli sviluppi legati a questa vicenda. Certo e', che dopo '' i non ricordo'' di Mancino e Ayala e dopo le verita' nascoste tenute segrete da Violante per 17 anni, questa ipotizzata omissione da parte di Di Pietro, sarebbe un fatto ingiustificato e grave. Punto. Come mai tutti ritrovano la memoria solo adesso, perche' le procure siciliane hanno riaperto in modo serio le indagini..!
Devo dare atto a Di Pietro di essere stato il solo, con Fini, ad aver fatto opposizione contro questo governo, qusto pero' non lo mette su un piano di privielgio. La Verita', quella che ricerchiamo da anni, non fa sconti a nessuno. Indubbiamente, dopo il pasticcio dei rimborsi, dopo l'avviso di garanzia del figlio, dopo faccende poco chiare sugli affitti delle sedi di partito, dopo la sospensione per infedele patrocinio quando era avvocato, e rimanendo in attesa che si faccia finalmente pulziia all'interno del partito, se fosse confermata questa indiscrezione, rappresenterebbe un macigno molto garnde sulla credibilita' di Di Pietro. Mi fido solo di Salvatore Borsellino, lo ripeto da nni.
Dcampo
- Mmhmhmhm.....
|2009-10-12 15:44:12
Ne parlavo con l'amico Marco questa mattina, comincio a non fidarmi + neanche io di nessuno.
Una cosa è certa,
SALVATORE SEI UNICO!!!!
E DARIO CAMPOLO ti seguirà ovunque.
pcampoli
- Di Salvatore pure io mi fido ciecamente -
|2009-10-12 18:50:30
Salvatore lo sa e glielo confermero' a breve con messaggio scritto : di lui mi fido ciecamente, come pure di Sonia ; spero che Luigi non mi deluda, anche perche' l'ho votato e fatto votare da chi potevo consigliare e "influenzare"; mentre di Di Pietro, Santoro, Travaglio e tanti altri avrei qualcosa da dire, ed in passato in vari commenti, anche qui' in questo BLOG, ho espresso le mie critiche fondate su dati, ma per ora e' meglio soprassedere -
siamo in emergenza ed in guerra, come dice la tessera P2 1816, ovviamente su fronti opposti, e quindi dobbiamo prima liberare le Istituzioni dai criminali che le occupano illegalmente.
Ci sara' il tempo per fare chiarezza e chiedere conto sul nostro fronte.
maxhki
- attenzione
|2009-10-12 20:09:08
Facciamo attenzione, evitiamo di dare occasioni ai depistatori al servizio della piovra per dirottare l'attenzione su un falso problema.
Probabilmente la soluzione del mistero dipenderà dalle date.
Ammesso che l'interrogatorio abbia avuto luogo, siamo sicuri che non sia precedente all'intenzione di Ciancimino di collaborare?
Franz
|2009-10-13 12:36:19
Non mi pare possa essere precedente: da quel che dice Martelli lui seppe dell'intenzione di collaborare di don Vito dalla Ferraro nel trigesimo della strage di Capaci, quindi nel giugno 92.
L'interrogatorio, stando all'articolo, è dei primi mesi del 93.
Più che altro par di capire che fosse un interrogatorio legato alle indagini su Mani Pulite, come conferma il fatto che Di Pietro rimase deluso perchè non ne ricavò nulla che già non sapesse.
gionatan
|2009-10-12 20:53:18
Mesi fa, su questo blog, avevo criticato alcuni atteggiamenti e alcune scelte di Di Pietro su alcuni punti che ritenevo poco chiari, ed ero stato aspramente criticato da qualcuno...Ora penso che queste pagliuzze negli occhi di Di Pietro rischiano di diventare delle travi..
alexn8
|2009-10-14 00:40:07
Si infatti tutti non vorremmo tirare conclusioni affrettate..anche io...
però... ci avrei scommesso che uno come di pietro non dimenticherebbe mai un interrogatorio del genere..
Cioè ciancimino...non è un ladruncolo di mele...
Sembra che chiunque non voglia essere accostato a questi perosnaggi.
gionatan
|2009-10-14 01:10:59
Non vi sono dubbi su una cosa: Di Pietro, secondo il mio punto di vista, dovrebbe dare delle spiegazioni, sperando che Salvatore e giornalisti come Travaglio glie ne chiedano conto di queste sue "amnesie"...
rinaldi
|2009-10-15 15:53:00
al sud avete il ponte, al nord abbiamo la tav
anche qui vogliono spendere miliardi di euro senza aver dimostrato uno straccio di ragione valida per farlo
la tav è un vero e proprio covo del malaffare come dimostrano fatti documentati, non opinioni dei notav
finora per me l'IDV è stata un isola felice nel marcio mare della politica italiana
ieri ho appreso che Buquicchio (segretario regionale del Piemonte dell'IDV) ha dato ufficialmente il proprio sostegno alla TAV. Una scelta che, per me, getta un'ombra sulla loro integrità.
Due domande: per quale ragione appoggiare una realtà di quel tipo senza aver prima ottenuto chiarezza sui mostruosi extra-costi, le assegnazioni dei lavori a trattativa privata, la mancanza dell'analisi costi benefici, ecc.
per quale ragione motivare il proprio appoggio all'opinione pubblica sostenendo che "la tav è strategica" omettendo rigorosamente di spiegare PERCHE' sia strategica, cosa significhi, quale sia il ritorno per la collettività