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Una commissione parlamentare per la verità sulle stragi di mafia PDF Stampa E-mail
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Scritto da Maria Vittoria Giannotti   
Domenica 23 Marzo 2008 09:56
«Una commissione parlamentare per la verità sulle stragi di mafia»
La proposta di Pierluigi Vigna per fare chiarezza anche sui «mandanti occulti» delle bombe ai Georgofili, a Roma e Milano

di Maria Vittoria Giannotti/ Firenze

UNA COMMISSIONE parlamentare sulle stragi di mafia che, nel 1993, insanguinarono l’Italia, da Roma a Milano, devastando la Galleria degli Uffizi e l’Accade-
mia dei Georgofili, a Firenze. Per l’ex procuratore antimafia Pierluigi Vigna potrebbe essere questo lo strumento ideale per tentare di dare una risposta a tutte quelle domande che, sulla strategia terroristica di Cosa Nostra inaugurata con gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino e proseguita con attentati e sabotaggi. 

Per la giustizia i responsabili di quelle auto cariche di tritolo, che uccisero dieci persone e ne ferirono più di cento, sono 15, tutti condannati all’ergastolo.
E tutti esponenti del clan dei Corleonesi. Tra loro, anche Totò Riina e Bernardo Provenzano. Ma sull’esistenza di mandanti esterni a Cosa Nostra, i cosiddetti «mandanti a volto coperto» come Vigna ebbe a definirli, non è mai stata fatta chiarezza. Nonostante quattro inchieste aperte. Eppure di un «dinamismo politico» affiancato a quello militare della mafia parlò anche il giudice Gabriele Chelazzi, scomparso nel 2003, che la notte di quel maggio si trovò con Vigna tra la macerie dei Georgofili. Per l’ultimo filone d’inchiesta, quello mirato ad appurare eventuali rapporti tra ambienti massonici e la mafia catanese, la richiesta di archiviazione, da parte della Procura fiorentina, è arrivata lo scorso dicembre. Intanto i parenti delle vittime della strage di via dei Georgofili hanno minacciato uno sciopero della fame contro i mancati risarcimenti di 12 milioni di euro previsti dalle sentenze civili di condanna.
Procuratore, la Procura fiorentina ha chiesto l’archiviazione.
«La giustizia ha delle scadenze e dei tempi definiti che non possono non essere rispettati. In questo caso, la richiesta di archiviazione è stata una scelta obbligata, in mancanza di nuovi input. Ma la legge prevede anche che in qualunque momento dovessero emergere nuovi elementi, le indagini vengano riaperte.
Cosa serve per riarire le indagini?
«Le dichiarazioni attendibili di qualcuno che sa. Ma su questo punto le speranze sono un po’ inaridite».
Forse passando il tempo, venendo meno certi interessi…
«Questa è una possibilità, ma bisogna che si verifichi. Per i processi ci vogliono prove, e non sospetti».
I colpevoli, sono stati individuati, e sono tutti interni a Cosa Nostra.
«È uno dei pochi casi, in Italia, in cui, per una strage, siamo arrivati a un punto fermo, a una condanna definitiva».
Oltre al delitto di strage, gli inquirenti contestarono anche l’aggravante di eversione.
«Perché l’ipotesi investigativa, vagliata nel corso di questi quindici anni, era che Cosa Nostra volesse costringere lo Stato a eliminare leggi non gradite. E questo è proprio il concetto di terrorismo, accolto dalla nostra legislazione a partire dal 2005: una condotta che provoca un grave danno allo Stato con la finalità di costringere un’autorità a fare o non fare qualcosa».
Ma cosa temeva la mafia?
«Tanto per cominciare, in seguito alla strage di via D’Amelio, nel luglio del ’92, fu introdotto l’articolo 41 bis, che rendeva possibile l’applicazione del regime speciale, il cosiddetto carcere duro, ai detenuti per reati di criminalità organizzata. E poi, proprio nei primi anni Novanta, si infittirono i sequestri e le confische dei beni di proprietà delle cosche, resi possibili grazie alla legge introdotta nel settembre del 1982, un’altra legge che, alla mafia, non era mai andata giù perché ne minava la potenza economica. Stesso discorso per la legge sulla protezione dei collaboratori di giustizia del gennaio del ’91. A metà degli anni Ottanta pentiti del calibro di Tommaso Buscetta, Antonino Calderone, Totuccio Contorno avevano cominciato a parlare».
E la mafia, quindi, dichiarò guerra allo Stato. Ma perché colpire le città d’arte?
«Questo è stato un argomento su cui gli investigatori hanno riflettuto a lungo. Colpendo una persona, che fosse un investigatore o un magistrato, c’era sempre la possibilità che questi venisse sostituito e qualcun altro portasse avanti il lavoro intrapreso. Colpendo, invece, dei simboli artistici irripetibili, si otteneva lo scopo di provocare un danno irrimediabile al turismo. Tantevvero che, secondo quanto emerse dalle indagini, uno dei progetti, poi non attuati, era quello di spargere siringhe infette sulle spiagge dell’Adriatico. L’obiettivo, insomma, era quello di portare un danno economico concreto, costringendo lo Stato a fare dietrofront».
Però lo Stato rispose con fermezza. Non ci fu alcuna trattativa.
«Come è giusto che sia».
Per scoprire i concorrenti esterni di quelle stragi sono state aperte quattro inchieste, tutte archiviate. Oggi che cosa è possibile fare per non lasciare che tutto il lavoro svolto finora vada perduto?
«La giustizia penale non arriva dappertutto. Tre anni fa, nel corso di un convegno, proposi l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta per esplorare quest’aspetto rimasto, per così dire, scoperto».
In questo caso non ci sono scadenze. Crede che questa sia una strada ancora percorribile?
«Sì, quanto meno per dare tranquillità alle coscienze».
 
L’Unità, 23 marzo 2008

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Vanna  - Tranquillità alle coscienze?   |2008-03-23 11:30:27
L'inrervistatrice afferma che non ci fu alcuna trattativa. Un'asserzione.
Smentita dalle dichiarazioni non solo di imputati e pentiti, ma anche degli
inquirenti. Vigna risponde che è giusto, non che è vero che sia andata così.
Le commissioni parlamentari hanno sempre avuto l'effetto e forse il fine
d'insabbiare. A mio parere non si tratta di "dare tranquillità alle
coscienze", ma di cercare e trovare la verità. Processuale e storica.
antonietta  - commissione stragi   |2008-03-23 18:43:44
una commissione di inchiesta andrebbe bene se lavorassero seriamente,visti i
risultati delle altre non approderebbero a nulla.Se si volessero conoscere i
veri mandanti delle stragi chi sa avrebbe parlato:il problema vero è che non si
vuole che si sappia chi sono i responsabili che si servirono della
mafia:l'Italia è lastricata di misteri e borse sparite,non credo che si saprà
mai la verità.
Vanna  - meglio del silenzio   |2008-03-23 19:40:19
Se lavorasse bene, sì.Una commissione d'inchiesta,d'inchiesta si badi bene, non
una generica commissione, sulle stragi del '92-'93, è anche l'auspicio di
Antonio Ingroia (cfr "La Sicilia delle stragi", pag.430). Piuttosto del
silenzio o della congiura del silenzio, come scrive Ingroia, che pare non voler
fare i conti con le basi di sangue su cui si è fondata la cd seconda
repubblica.
zeitblom  - re: meglio del silenzio   |2008-03-23 21:45:30
Se lavorasse bene, sì.Una commissione d'inchiesta,d'inchiesta si badi
bene, non una generica commissione, sulle stragi del '92-'93, è anche
l'auspicio di Antonio Ingroia (cfr "La Sicilia delle stragi",
pag.430). Piuttosto del silenzio o della congiura del silenzio,
come scrive Ingroia, che pare non voler fare i conti con le basi di
sangue su cui si è fondata la cd seconda repubblica.

meglio del
silenzio forse sì

ma io non sono sicuro fino in fondo neppure di
questo!
Sono contro le commisisoni parlamentazari di inchiesta che
all'atto pratico non hanno effeti o ce l'hanno solo se fanno comodo a
chi comanda ( perchè può presentare i risultati a suo vantaggio, se
serve)
vedete la commisione P2,
Avemmo la fortuna di avere
un presidente come Tina Anselmi, la relazione finale dice cose
gravissime sulla tessera 1816 e parla (da parte di alcuni) di intenzioni
eversive
e poi????????? (tra laltro costò la prima condanna alla
stessa tessera 1816) Niente.
Anzi il sig P1816 e i vari cicchitto selva
ecc ecc , citano le sentenze penali dicendo che non 'era niente
di illecito in quella associazione (bella forza la responsabilità è
personale)
E questo se il presidente è un galantuomo,
figuriamoci altrimenti?
UN taormina presidente commssione ilaria
alpi (......morti gran turismo), oppure la commissine antimafia della
legislatura berlusconiana (secondo la relazine di maggioranza nessun
politico di rilievo è colluso con la mafia, e 400 pagine per smontare il
processo andreotti (neppure interrogato dalla commissione)

Secondo
voi nella prossima legislatura sarebbe più probabile avere
come presidente un taormina o una anselmi?
Non solo questo, ma poi ci
sarebbero due verità una di maggioranza ed una di minoranza (almeno)



Non lo so....... io sono contrario in linea di principio alle
commissioni parlamentari,
Certo se c'è il silenzio, meglio la
commisisone anche visto che la magistratura non sta facendo
grandi passi in avanti.
Ma anche qui credo che il ruolo dei media
sarebbe fondamentali

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