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De Magistris: "Ecco perché ho deciso di candidarmi" PDF Stampa E-mail
Video - Interviste
Scritto da Redazione Antimafiaduemila e APCOM   
Mercoledì 18 Marzo 2009 18:20
"Dopo aver appreso da notizie di agenzia della sua decisione a candidarsi alle prossime europee nella lista dell’Italia dei Valori abbiamo raggiunto il Dott. de Magistris a Fano e lo abbiamo intervistato a margine dell’incontro “Quel fresco profumo di libertà” organizzato dall’associazione “Res-Publica” e al quale hanno partecipato come relatori anche Salvatore Borsellino, Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio, questi ultimi due autori del libro La società sparente.
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fonte: www.antimadiaduemila.com
 
Ad accogliere il Dott. de Magistris una sala gremita (quasi mille persone), che ha ascoltato con estrema attenzione le motivazioni che lo hanno spinto ad accettare la proposta dell’on. Di Pietro. Applaudendo la scelta e comprendendone le ragioni profonde, seguite alla lunga serie di violenti attacchi perpetrati contro di lui e contro le sue indagini e alle immotivate sanzioni disciplinari con le quali si è, a tutti gli effetti, fermato il suo lavoro. E proprio mentre dalle sue inchieste emergeva l’esistenza, in Italia, di una nuova P2, ancora più organizzata e pericolosa della prima proprio perché infiltrata in settori determinanti della magistratura.

Vi proponiamo, in anteprima, la prima clip della nostra intervista nella quale il Dott. De Magistris spiega i motivi della sua scelta. Sicuramente sofferta, visto il vero e proprio “amore”, come lui lo stesso lo definisce, per il lavoro di magistrato che è stato costretto a lasciare. Ma anche, sicuramente, determinata, come determinata è la sua volontà di proseguire nella ricerca della Verità su tutti i misteri che caratterizzano il nostro Paese, a partire dalle stragi del ’92 e del ’93, e su quegli intrecci di potere occulto che, di fatto, continuano a governarlo. Mentre da certa politica partono già i primi, più che prevedibili attacchi, che per decenza, per ora, preferiamo non commentare.

Al dottor De Magistris tutto il sostegno e l’augurio di buon lavoro dalla redazione di ANTIMAFIADuemila "





Durante l´intervista il dott. de Magistris é intervenuto anche sul cosiddetto "caso" Genchi:

 

AntimafiaDuemila: “Dopo il cosiddetto caso de Magistris é nato il cosiddetto caso Genchi. Anche qui noi abbiamo assistito ad iniziative disciplinari che sono completamente prive di fondamento. Ecco io le vorrei chiedere, il dott. Genchi sembra essere sempre da come emerge dalle notizie un po´ il dominus della situazione. In realtá lui aveva accesso a determinati settori dell´indagine come consulente”.

 

Luigi de Magistris: “Guardi il dominus delle indagini preliminari é il pubblico ministero.  Il dott. Genchi era uno dei miei consulenti e collaboratori, ce ne avevo tantissimi, e conosceva complessivamente una parte delle investigazioni, non tutte, quelle di sua competenza. Non ho mai avuto dubbi sull´onestá intellettuale del dott. Genchi, lo ritengo professionalmente una persona di una capacitá assoluta e sono convinto che potrá in tempi brevi dimostratre l´assoluta estraneitá ai fatti che gli vengono contestati”.

 

AntimafiaDuemila: “Che cosa c´é di vero nelle accuse mosse contro di lui sui tabulati telefonici che avrebbe acquisito di parlamentari e di uomini dei servizi segreti?”

 

Luigi de Magistris: “Siccome il dott. Genchi é un uomo di esperienza ed un professionista capace non credo che abbia bisogno né di difensori di ufficio né di difensori di fiducia.  Credo che lui sappia dare le spiegazioni che la procura di Roma cerca. Io posso dire che nell´ambito degli incarichi che egli ha svolto su mio mandato non ho mai avuto dubbi né sulle sue capacitá professionali né sulla sua onestá intellettuale. Poi sul resto credo che il dott. Genchi debba difendersi come ho fatto io quando sono stato accusato ingiustamente di alcune cose, lui saprá difendersi quindi saprá spiegare evidentmente le ragioni del suo lavoro”.

 


Alle ore 17.44 di mercoledí 18 marzo l´agenzia di stampa APCOM lanciava la seguente
notizia:

Roma, 18 mar. (Apcom) - Luigi De Magistris indagato dalla Procura di Roma per i reati di abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio, insieme con sette pm di Salerno, tra cui l'ex procuratore Luigi Apicella. Il fascicolo, su cui stanno lavorando gli inquirenti della Capitale, è stato trasmesso a Roma da Catanzaro. I giudici territorialmente competenti sarebbero stati quelli di Napoli ma visto che lo stesso De Magistris è impegnato al tribunale del riesame del capoluogo campano, si è imposto l'invio degli atti nella Capitale. De Magistris che si è candidato con l'Italia dei valori per le prossime elezioni europee, era stato già indagato a Salerno, sulla base delle denunce presentate anche dal procuratore capo di Catanzaro, Mariano Lombardi. Tra gli esposti che erano stati posti all'esame dei giudici salernitani anche quelli di alcuni indagati nell'ambito delle inchieste 'Poseidon' e 'Why not'.


Per un probabile disguido tecnico mancava alla notizia APCOM la riga conclusiva:

La posizione di de Magistris era giá stata archiviata il 3 giugno 2008 dalla Procura della Repubblica di Salerno la quale aveva stabilito che
l´allora PM  di Catanzaro era totalmente estraneo "ai reati di calunnia, abuso d'ufficio e rivelazione di segreto d'ufficio" che gli erano stati contestati.  La procura di Salerno aveva poi preceduto il 2 dicembre 2008 ad una serie di perquisizioni negli uffici giudiziari di Catanzaro in seguito alle denunce presentate dal dott. de Magistris in merito alla sottrazione delle inchieste "Poisedone" e "Why Not" di cui il PM di Catanzaro era allora titolare ed il tribunale del riesame di Salerno aveva riconosciuto il 9 gennaio 2009 la piena legittimitá dell´operato della procura salernitana.


Siamo certi che il probabile problema tecnico che ha portato l´agenzia APCOM a lanciare una notizia incompleta di alcuni elementi fondamentali per capire la realtá dei fatti sia giá stato risolto.
Ne approfittiamo per segnalare alla procura di Roma il lavoro giá svolto dai colleghi salernitani e riconosciuto pienamente legittimo dal Tribunale del riesame. Una piú efficace comunicazione tra gli uffici giudiziari potrebbe certamente giovare al buon funzionamento della giustizia ed evitare inutili perdite di tempo.

Con l´accusa rivolta a de Magistris di essere
l'ispiratore, oltre che l'istigatore, delle attività giudiziarie dell'intera procura  di Salerno" si sta davvero superando il confine di ogni senso del ridicolo e di ogni decenza.

Marco Bertelli

 

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demisophisme   |2009-03-19 15:59:07
In cella un prestanome
Tremano i colletti bianchi del riciclaggio
Si pente
l´avvocato dei Lo Piccolo
s.p.
"La cosca aveva rapporti con la famiglia
Gambino di New York". "Il giubbotto antiproiettile per il padrino lo
ebbi da un mio cugino finanziere"

Era finito in carcere a settembre, per
associazione mafiosa. Lui, Marcello Trapani, 38 anni, l´avvocato dei boss Lo
Piccolo, il brillante procuratore legale di tanti giocatori siciliani, accusato
di aver fatto da mediatore, da tramite, per gli affari dei mafiosi più potenti
di Palermo. Il giorno dopo le manette, all´interrogatorio davanti al gip
Silvana Saguto, era scoppiato in lacrime, non riuscì a dire nulla, se non
un´improvvisata (e poco convincente) difesa.
Un mese dopo, Marcello Trapani era
già davanti a un pool di magistrati, pronto a confessare tutto. Non aveva altra
scelta: la microtelecamera piazzata dai finanzieri del nucleo speciale di
polizia valutaria nello studio di Trapani, in via Cavour, diceva già molto. I
colloqui fra l´avvocato e Calogero Lo Piccolo, uno dei rampolli del capo di
Tommaso Natale, erano chiarissimi. In fondo, già in quei giorni di
intercettazioni, Trapani aveva raccontato in diretta il suo ruolo di mediatore
dei padrini.
Dal 23 ottobre, è lui che parla direttamente ai sostituti
procuratori Francesco Del Bene, Gaetano Paci, Annamaria Picozzi e Marcello
Viola, in una struttura protetta per i collaboratori di giustizia. Trapani parla
degli investimenti dei Lo Piccolo, soprattutto al Nord Italia: 8 milioni di euro
furono trasferiti a Chioggia, in Veneto, per la realizzazione di un complesso
residenziale. Trapani parla dei contatti dei capimafia di Tommaso Natale,
rimasti in libertà fino al 5 novembre 2007, con gli insospettabili della città
bene. Parla soprattutto dell´ombra pesante dei Lo Piccolo sulla Palermo calcio.
Parla del potere dei mafiosi che nel 2006 raggiunse l´apice: «Seppi da
Calogero che avevano anche rapporti con la famiglia Gambino di New York».
Ieri
mattina, è scattato il primo arresto. I finanzieri guidati dal tenente
colonnello Massimo Sobrà hanno notificato un ordine di arresto a Pietro
Mansueto, 48 anni, ritenuto uno dei prestanome dei Lo Piccolo. È accusato di
trasferimento fraudolento di valori, con l´aggravante di aver favorito Cosa
nostra. Secondo le rivelazioni di Marcello Trapani, Mansueto avrebbe gestito per
conto dei mafiosi di Tommaso Natale alcune proprietà immobiliari. L´ordinanza
di arresto ricostruisce in particolare la gestione di una palazzina in via
Tommaso Natale 89, ieri finita sotto sequestro: ufficialmente, era di Mansueto,
ex dipendente di Mc Donald´s, in realtà sarebbe stata dei Lo Piccolo, questo
sostiene l´accusa. Quando un commerciante chiese a Mansueto di potere
realizzare in quell´immobile un mercatone della carne, Mansueto si rivolse a
Trapani, che poi girò l´istanza ai boss. L´autorizzazione arrivò tramite la
moglie di Salvatore Lo Piccolo, Rosalia Di Trapani. Ma dopo accade qualcosa di
strano: fu messo dell´attak nelle saracinesche del "Mercatone della
carne" di Gioacchino Conigliaro. «Chiesi alla signora Di Trapani - prosegue
il neo collaboratore - mi disse: è stato Penna bianca, non ti preoccupare. Il
riferimento, chiarissimo, era a Lino Spatola». Da questo momento in poi, nel
verbale c´è un omissis. Forse, l´avvocato Trapani seppe anche qualcosa
sull´assassinio del vecchio boss di Tommaso Natale che tanto dava fastidio ai
Lo Piccolo.
Trapani svela poi il mistero di quel giubbotto antiproiettile che la
telecamera nascosta nel suo studio vide passare nelle mani di Calogero Lo
Piccolo. Il legale l´aveva avuto da un cugino finanziere, Salvatore Cataldo.
Il
grosso delle dichiarazioni di Trapani, che è assistito dall´avvocato Carlo
Fabbri, resta ancora top secret, al vaglio del coordinatore del pool San
Lorenzo, il procuratore aggiunto Antonio Ingroia. L´arresto di Mansueto sarebbe
solo il primo passo di una maxi inchiesta sul tesoro di Cosa nostra, che il
legale palermitano aveva iniziato a gestire dopo l´arresto di Salvatore e
Sandro Lo Piccolo (novembre 2007), per evitare ai padrini la scure dei
sequestri.
Quando Trapani parlava con Calogero Lo Piccolo, nel suo studio,
sussurrava. Quando si arrivava ai temi più delicati, l´avvocato e il rampollo
del boss smettevano di parlare e si scambiavano dei pizzini. Quei biglietti
finivano poi nel cestino. I finanzieri sono andati a recuperarli nel cassonetto
di fronte allo studio di Trapani, dopo che la signora delle pulizie aveva finito
il suo turno e puntuale aveva portato via l´immondizia.

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