Richiesta di scarcerazione per Schirripa, Paola Caccia: 'Ci sembra di dover ripartire da zero' Stampa
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Scritto da Valerio Cataldi   
Domenica 27 Novembre 2016 23:09
di Valerio Cataldi - 27 novembre 2016

Rocco Schirripa (nella foto, ndr), unico imputato nel processo per l'omicidio del Procuratore di Torino Bruno Caccia nel 1983, deve essere scarcerato. E' lo stesso PM ad ammettere di non essersi accorto dell'esistenza di un procedimento penale archiviato per gli stessi fatti venti anni fa.

Paola Caccia (figlia del Procuratore Bruno Caccia): 'Ci sembra di dovere ripartire da zero, tornare indietro, anche se non è la prima delle anomalie che abbiamo riscontrato nello svolgimento di questo processo in cui in tutte le udienze si ribadiva il fatto che non dovevamo chiederci quale era il vero movente'.


Bruno Caccia lo ammazza la 'ndrangheta, questa è la sola certezza ma le ragioni per cui Caccia è stato assassinato non sono mai state chiarite.

Fabio Repici (Avvocato dei figli del Procuratore Caccia: Paola, Cristina e Guido): 'Bruno Caccia si stava occupando di riciclaggio del denaro sporco dei sequestri di persona al casinò di Saint-Vincent. E' sicuro che al casinò di Saint-Vincent furono trovate banconote con le quali erano stato pagati i riscatti di numerosi sequestri di persona'.

La pista della mafia dei casinò non è mai stata approfondita, denuncia l'avvocato Repici, nonostante ci fosse un precedente importante: pochi mesi prima l'attentato contro il pretore di Aosta Giovanni Selis che seguiva identiche indagini sul casinò di Saint-Vincent. E ci sono anche le parole di un mafioso pentito, Vincenzo Pavia, che descrivono il contesto torbido nel quale era stato deciso l'omicidio.

Fabio Repici: 'Ho paura a parlare dell'omicidio di Bruno Caccia perché per parlarne dovrei coinvolgere anche magistrati e carabinieri (ha dichiarato Vincenzo Pavia, ndr). Quelle parole sono rimaste prive di ogni approfondimento'.

Paola Caccia: 'Sembra che non si voglia e che non ci sia la volontà di capire veramente quello che è successo trentatrè anni fa. Lo so, è difficile, ma mi sembra che sia un dovere'.


Valerio Cataldi (RAI TG2, 27 novembre 2016)





 

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