Borsellino quater: 'Su via d'Amelio depistaggio serio' |
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Scritto da Aaron Pettinari | |||||||||
Giovedì 12 Gennaio 2017 22:21 | |||||||||
di Aaron Pettinari - 12 gennaio 2017
“Per la strage di via d'Amelio siamo di fronte ad un depistaggio serio... Scarantino da solo non può aver inventato la strage. Stiamo parlando di un personaggio squallido ma che sicuramente non e' mafioso”. Ne è fermamente convinta l'avvocato Rosalba Di Gregorio avvocato di parte civile di Gaetano Murana al quarto processo sull'eccidio che il 19 luglio 1992 portò alla morte il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. Il legale, nel corso della sua arringa, ha passato in rassegna diversi punti critici di quelle dichiarazioni, poi rivelatesi false, di Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci, che poi portarono alle condanne definitive ai processi uno e bis, per poi ricordare le parole dette da Lucia Borsellino ovvero che “se fosse provato qui un depistaggio mio padre sarebbe stato ammazzato due volte”. Ed è proprio su questo aspetto che il legale insiste: “La Procura ha parlato di depistaggio a più voci. Ma sono soltanto le voci dei tre balordi? A mio avviso non si può ignorare un'eterodirezione, per essere 'riduttivi', di Scarantino e Candura... Ci sono problemi che qualcuno ha evidenziato... ma davvero dobbiamo credere che certi errori avvengono perché La Barbera ha voluto far carriera o perché l'opinione pubblica pressava?”. Secondo l'avvocatessa palermitana vi sono state troppe anomalie nel corso delle indagini e, durante i processi, criticità “riconosciute anche nella sentenza del 'Borsellino ter' in cui vengono analizzati soltanto i verbali di interrogatorio... Si scrive addirittura che sorgeva il 'sospetto che allo Scarantino sia stato 'contestato', o in qualche modo fatto presente, il contenuto specifico di dichiarazioni di Andriotta”.
Così la Di Gregorio ha evidenziato anche l'assenza di “verbali di sopralluogo” o “l'autorizzazione di colloqui investigativi anomali”. “Ci sono interrogatori che si possono definire sospetti per le tempistiche che vi sono nel verbale, in altre non vi sono correzioni di cui, invece, dei testi hanno parlato. I pm Palma e Di Matteo ci hanno parlato di pause in cui Scarantino si fermava e loro permettevano di mangiare un panino ma senza uscire. Poi c'è la testimonianza del poliziotto Salvatore Coltraro, che abbiamo sentito sul periodo che Scarantino passò in Liguria, il quale ricorda che l'ex pentito usciva dalla stanza e faceva pause di oltre mezz'ora”. Altre questioni evidenziate la gestione del picciotto della Guadagna da parte del Gruppo “Falcone e Borsellino”, la colluttazione avvenuta a San Bartolomeo a Mare con Mario Bo, e la mancata denucia di quei fatti. La lettera della Bocassini Altro dato che viene evidenziato è quello della lettera, rinvenuta a Palermo e non a Caltanissetta, inviata dai pm Bocassini e Sajeva in cui venivano messe nero su bianco una serie di perplessità proprio su Scarantino , “in cui si dice che le dichiarazioni di Scarantino in cui chiama come presenti alla casa di Villa Calascibetta Cancemi, Di Matteo e La Barbera vengono ufficialmente assunte a verbale i primi giorni di settembre. Ciò significa che ufficiosamente era già noto prima?”. La Di Gregorio ha anche parlato di “colloqui investigativi avvenuti contro legge” in carcere (risalenti al luglio '94) ricordando le parole del teste Guerrera che in aula aveva dichiarato che “quelli che voi chiamate colloqui investigativi per noi erano il biglietto di accesso al carcere per stare in compagnia dello Scarantino, in silenzio e a cui non dicevamo nulla”. “La dottoressa Bocassini – ha ricordato l'avvocatessa – non ha saputo rispondere sul perché lei avesse autorizzato questi dieci giorni di colloqui investigativi dopo lo svolgimento dei primi due interrogatori. Lei ha dichiarato che forse l'ha detto il Capo”. Capo Procuratore di allora era Giovanni Tinebra, anch'egli ascoltato in dibattimento nonostante il grave stato di salute. Il legale ha poi parlato della “ritrattazione televisiva” avvenuta con l'intervista a Mediaset, dell'anomalia delle agenzie con le smentite sulla volontà dello stesso a ritrattare ancor prima che la stessa intervista venisse trasmessa, la ritrattazione della ritrattazione di Como, le dichiarazioni dell'ex moglie di Scarantino, Rosaria Basile, la cui testimonianza è stata “sincera, non reticente, costante e precisa al punto da far impallidire i non ricordo istituzionali”. Poi ancora le dichiarazioni di Gioacchino Genchi, che aveva ricordato di aver accompagnato il pm Petralia ad un interrogatorio a Mantova di Candura e che si scandalizzò nel trovare quest'ultimo in compagnia di Ricciardi ed Arnaldo La Barbera.
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