La richiesta di Salvatore Borsellino di acquisire le telefonate Napolitano-Mancino |
Documenti - Altri documenti | |||||||||
Scritto da Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza | |||||||||
Giovedì 07 Febbraio 2013 21:03 | |||||||||
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza - 24 luglio 2012
“Di cosa ha paura Napolitano? Come mai ha avuto una reazione così abnorme non appena ha saputo dell’esistenza delle intercettazioni che avevano registrato la sua voce? Chi ci dice che queste intercettazioni, irrilevanti per Palermo, lo siano anche per l’indagine di Caltanissetta?’’. Sono le domande di Salvatore Borsellino che ieri mattina, con una memoria di dieci pagine, ha chiesto alla procura di Caltanissetta di acquisire tutte le registrazioni delle conversazioni telefoniche tra Nicola Mancino e il Quirinale. Sia quelle con il consigliere giuridico del capo dello Stato, Loris D’Ambrosio, già depositate agli atti dell’inchiesta di Palermo sulla trattativa mafia-Stato, sia quelle – non depositate e neppure trascritte – con Giorgio Napolitano. Gli echi dell’attacco istituzionale dell Colle contro la Procura di Palermo, sfociato nel conflitto di attribuzione sollevato dal capo dello Stato presso la Corte Costituzionale, si spostano ora a Caltanissetta, grazie alla mossa del fratello del giudice ucciso in via D’Amelio, intenzionato a sfidare il Colle sul terreno della ricerca della verità: “Napolitano dichiari di cosa ha parlato con Mancino – dice Salvatore – e io recederò dalla mia iniziativa’’. La palla passa ora al procuratore nisseno Sergio Lari che nei mesi scorsi, nella richiesta di rinvio a giudizio su via D’Amelio, non ha individuato “profili di responsabilità penale” nella condotta di Mancino, pur confermando l’esistenza della trattativa, definita “una stagione ingloriosa” del Paese. “Quelle conversazioni servono sicuramente a chiarire il ruolo dell’ex presidente del Senato, indicato da Giovanni Brusca e da Massimo Ciancimino come il terminale della trattativa che accelerò la morte di mio fratello. Spero che questo atto – dice oggi Salvatore Borsellino – spinga il capo dello Stato a rivelarne il contenuto. Purtroppo oggi la mia fiducia in Napolitano non è elevata. In questi anni non ha battuto ciglio sui provvedimenti del governo Berlusconi , che io considero cambiali della trattativa; come capo del Csm non ha reagito agli attacchi contro la magistratura; e oggi ha mostrato questa fretta anomala di interferire nel lavoro della procura di Palermo, costituendo un oggettivo intralcio alla verità”.
Salvatore Borsellino è convinto che in quelle telefonate con Napolitano potrebbero nascondersi elementi utili a chiarire l’effettivo ruolo dell’ex ministro dell’Interno a partire dal suo insediamento al Viminale, il 1 luglio 1992. “É da ritenere – scrive Borsellino nella sua memoria – che (al telefono, ndr) Mancino abbia parlato probabilmente in modo più spontaneo e genuino di quanto fatto nel corso dei verbali delle dichiarazioni rese alle procure di Palermo e di Caltanissetta e alla Commissione antimafia”, dichiarazioni che a Palermo gli sono costate l’iscrizione nel registro degli indagati per falsa testimonianza. di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza (Il Fatto Quotidiano, 24 luglio 2013)
Comments:
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!
Powered by !JoomlaComment 3.26
3.26 Copyright (C) 2008 Compojoom.com / Copyright (C) 2007 Alain Georgette / Copyright (C) 2006 Frantisek Hliva. All rights reserved."
|