Sulla quarta di copertina di "Fratelli di Sangue" Stampa
Rubriche - Libri
Scritto da Benny Calasanzio   
Venerdì 30 Ottobre 2009 18:28

Grazie alla segnalazione del carissimo amico Antonio Nicaso ho notato con piacere che uno stralcio della mia recensione di "Fratelli di Sangue", l'importante volume sulla 'ndrangheta che Antonio ha scritto con il magistrato Nicola Gratteri, è stato utilizzato sulla quarta di copertina dell'edizione spagnola, "Hermanos de sangre", edito da Random House - Mondadori. Per ingrandire basta cliccare sull'immagine.




 
La recensione completa di "Fratelli di Sangue", il libro scritto da Nicola Gratteri e Antonio Nicaso

E’ l’«opera maxima», è la pietra miliare per quanto riguarda la ‘ndrangheta e la sua scalata al potere mondiale delle organizzazioni criminali. Dispiace che «Fratelli di sangue», scritto a quattro mani dal magistrato Nicola Gratteri e dal giornalista scrittore Antonio Nicaso, edito da Mondadori, abbia trovato spazio in questa grande casa editrice solo dopo la scoperta del progetto omicida ai danni del giudice e dopo la successiva eco mediatica. Dispiace perché è un libro preciso e rigoroso, curato nei minimi dettagli e forte di undici edizioni curate da una piccola casa editrice calabrese.

E’ un libro perfetto, per gli studiosi e per quelli che vogliono sapere senza filtri e senza pubblicità; d’altronde parliamo dello scorbutico Gratteri, il pm più odiato dai calabresi disonesti e pm di punta dell’Antimafia, e di Nicaso, il massimo esperto di ‘ndrangheta in tutto il mondo, uno di cui anche Giovanni Falcone aveva intuito l’acume, e a cui aveva consigliato di lasciare l’Italia per evitare di morirci in questa nazione. L’inedito duo racconta l’associazione criminale più potente del mondo partendo dalle origini, dall’800, e lentamente arriva fino al 2008; partono dalla criminalità «agricola» e arrivano al perfetto sistema imprenditoriale che fa un baffo a cosa nostra, che fino a vent’anni fa pareva irraggiungibile. Raccontano delle prime prove dell’esistenza della consorteria mafiosa, delle prime sentenze che condannarono i primi “camorristi”, i primi maffiosi”, dei riti di iniziazione, delle formule da recitare e delle strampalate copie dei giuramenti ritrovati nei covi dei latitanti. Nicaso e Gratteri riescono nell’impresa di far toccare con mano, tra le pagine del loro libro, l’assoluta potenza della ‘ndrangheta, riescono a raccontarla ai neofiti, a chi non ha mai masticato di Nirta e Strangio, di Pelle e Condello. Dai clan di Africo, che trafficano armi per i terroristi dell’Ira, per quelli colombiani e per quelli dell’Eta, all’inserimento della ‘ndrangheta nella black list americana del narcotraffico, deciso da George Bush. E, dall’inizio alla fine, sono sempre gli stessi nomi e gli stessi cognomi che dall’origine continuano a comandare, a dettare legge, tramandandosi il bastone del potere da padre in figlio, da sangue a sangue: Nirta, Strangio, Piromalli, padri figli e nipoti che sembrano dotati di un potere inattaccabile, immortale. Padri padroni e carnefici di una terra che a causa loro ha un rapporto abitanti-mafiosi pari al 27%, contro il 10% della Sicilia, per un giro d’affari che nel 2007 ha sfiorato i 44 milioni di euro e un rapporto tra fatturato criminale e prodotto interno lordo del 120%; in Sicilia è «solamente» il 33%. E’ un vero peccato che questo volume sia stato vittima del provincialismo dell’editoria italiana, che lo reputava poco adatto al di fuori della Calabria; avremmo saputo queste cose molto tempo prima. Nicaso e Gratteri, nella loro estrema competenza parlano di come la ‘ndrangheta abbia in mano l’intera Calabria e lo fanno come se parlassero dello Stato che controlla i suoi territori; ne parlano come di una assodata, terribile quotidianità. C’è tutto in questo libro, c’è una Calabria esaminata palmo a palmo, con maniacale precisione, provincia per provincia, famiglia per famiglia; peccato non si insista sui rapporti con la politica, e non si citi, per esempio, in relazione allo scioglimento della Asl di Locri nel 2006, il coinvolgimento diretto di Maria Grazia Laganà, vedova Fortugno, indagata ancora adesso dalla Dda di Reggio Calabria e rimasta in commissione Antimafia anche dopo l’avviso di garanzia. Fa impressione immaginare l’intero porto di Gioia Tauro completamente in mano ai clan ‘ndranghetisti, che per ogni container che entra in porto guadagnano 1 euro e che a fine giornata diventano 7.500. Forse la cifra stilistica di questo libro, assolutamente essenziale per chi vuole capire di mafia calabrese, è riassunto nell’episodio narrato da Gratteri e Nicaso, quando un mafioso intercettato dice al candidato sindaco di Seminara di stare tranquillo, che verrà eletto con 1050 voti. Sbaglierà quel mafioso, perché in effetti quel candidato ne prenderà 1058. Uomini che tengono in pugno interi popoli assieme ai loro diritti più elementari, come quello di voto. E che dire della vicenda di Ciccio Mancuso, eletto sindaco di Limbaldi malgrado fosse latitante? Sono storie assurde, al limite del reale, sono storie di soprusi, di migliaia di omicidi e ferimenti, di morti innocenti e di morti che lo avevano messo in conto di finire riempiti di piombo. E’ un libro che, mi dispiace per i benpensanti, non parla solo di Calabria. Parla di tutte le regioni d’Italia, parla dell’Europa e parla dei 5 continenti, descrivendo minuziosamente persino quali sono le famiglie che hanno colonizzato ogni parte del mondo conosciuto. Forse, purtroppo, aveva ragione un uomo dei Piromalli, che in un momento di auto-celebrazione disse: “Abbiamo il passato, il presente ed il futuro”. Che questo libro sia il punto di partenza per rovinare la festa ai clan?


Benny Calasanzio



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