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In Primo Piano

Mafia: due incontri con Salvatore Borsellino a San Lazzaro di Savena (Bo) - 17/11/2017
di Redazione 19luglio1992.com - 16 novembre 2017

(DIRETTA STREMING)
Salvatore Borsellino, fratello minore di Paolo, sarà ospite a San Lazzaro di Savena (Bologna) in due incontri organizzati per il 17 novembre da Agende Rosse.  Alla mattina sarà intervistato dal giornalista Marco Lillo all'Itc Mattei, alle 10.30, in un'iniziativa dal titolo 'Bugie e verità. La lunga strada per arrivare ai mandanti delle Stragi del 1992-1993'. Il pomeriggio è invece previsto un convegno, alle 18.30, alla camera del lavoro di San Lazzaro, su 'Le verità taciute del processo Borsellino quater'. Dopo l'introduzione di Luana Rocchi, segreteria Cgil di Bologna, prenderanno la parola, oltre a Borsellino, gli avvocati Calogero Montante, Domenico Morace e Fabio Repici. Modererà sempre Marco Lillo del Fatto Quotidiano.
(ANSA)

L'incontro delle 18.30 verrà trasmesso in diretta streaming


 

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20

Ott

2017

Il quarto livello delle mafie PDF Stampa E-mail
Scritto da Vincenzo Musacchio   

di Vincenzo Musacchio - 20 ottobre 2017

Dopo il  fallito attentato dell’ Addaura del 21 giugno 1989, Giovanni Falcone affermò testualmente: "Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra i vertici di Cosa Nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi. Ho l’impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi”.
Anche se in tanti dicono che Falcone non avesse mai riconosciuto un terzo livello in “Cosa Nostra”, indirettamente, (ma io ritengo con scienza e coscienza) questo suo commento ammette l’esistenza non solo di un terzo livello ma addirittura ne paventa l’esistenza di un quarto.  Non dimentichiamoci mai che gli anni ottanta fino alla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, segnano le sconfitte più consistenti subite da Cosa Nostra nella sua storia criminale e la gran parte provocate proprio dal maxiprocesso. Fu una svolta epocale e mondiale. Sino alla sentenza del maxiprocesso la conoscenza del fenomeno mafioso era assai vaga e confusa. Dopo quella sentenza, abbiamo cominciato a comprendere meglio il fenomeno e i suoi contatti con i “poteri forti” nazionali ed internazionali. Esisterebbe una rete, ove si anniderebbero questi cd. “poteri forti”, una sorta di “super comitato”, costituito da uomini politici, massoni, banchieri, alti burocrati dello Stato, industriali, che influenzerebbe (direttamente o indirettamente) anche le sorti delle mafie italiane. Questi poteri forti nazionali costituirebbero il cd. “terzo livello”, mentre quelli sovranazionali darebbero vita al cd. “quarto livello”. Cos’è questo “quarto livello” e chi sono le persone che lo compongono?

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17

Ott

2017

1° festival della Legalità - Casoli (CH), 23-26 ottobre 2017 PDF Stampa E-mail
Scritto da ISS Istituto Scuola Superiore "Algeri Marino" di Casoli (Chieti)   
di ISS Istituto Scuola Superiore "Algeri Marino" di Casoli (Chieti) - 17 ottobre 2017




 
 

15

Ott

2017

Contrada, il reintegro in Polizia e la sentenza mai revocata PDF Stampa E-mail
Scritto da Aaron Pettinari   
di Aaron Pettinari - 15 ottobre 2017

Il capo della Polizia Franco Gabrielli ha revocato il provvedimento di destituzione di Bruno Contrada, ex dirigente della Criminalpol di Palermo e numero tre del Sisde, che potrà nuovamente “vestire” una divisa. Una “presa d’atto”, come spiegano dal Viminale, dopo la notifica della sentenza della Cassazione, che ha dichiarato “ineseguibile e improduttiva di effetti penali la sentenza di condanna” a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa, divenuta definitiva nel 2007. Così come chiedeva la Corte di Strasburgo, che aveva condannato l’Italia a risarcire il poliziotto, nel provvedimento di Gabrielli si riconosce per il periodo compreso tra il 13 gennaio del 1993, data di decorrenza della destituzione, e il 30 settembre del 1996, giorno dal quale Contrada è andato in pensione, il trattamento economico che spettava al funzionario di polizia.
Ancora una volta c’è chi parla di “revoca” della sentenza di condanna, di “persecuzione” nei confronti di Bruno Contrada, di “ingiustizie subite” e di “restituzione dell’onorabilità”.
In realtà nelle motivazioni della sentenza con cui la Corte di Cassazione ha recepito le indicazioni della Corte di Strasburgo non una parola viene spesa nell’analisi dei fatti che hanno visto Bruno Contrada protagonista, né compare la parola “revoca della sentenza che ha portato alla condanna. Né, tantomeno, si parla di “assoluzione” dell’ex numero tre del Sisde.
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19

Ott

2017

Processo Trattativa, domani l'udienza del boss Giuseppe Graviano PDF Stampa E-mail
Scritto da G. D'antonio   
di G. D'antonio - 19 ottobre 2017

Domani, venerdì 20 ottobre, al processo trattativa Stato-mafia sarà sentito in videoconferenza il boss del mandamento di Brancaccio, Giuseppe Graviano.
Essendo indagato di reato connesso in un’inchiesta stralcio sulla trattativa Graviano potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere.
Nell’udienza dello scorso 22 settembre il Procuratore Nino Di Matteo aveva specificato gli argomenti sui quali il boss sarà chiamato a rispondere, ovvero la contestazione di aver partecipato alla violenza e alla minaccia al corpo politico dello Stato.
Suoneranno molto forti le parole raccolte per oltre un anno con le intercettazioni ambientali disposte dalla Procura di Palermo durante l’ora di socialità in compagnia di Michele Adinolfi; la Corte ha ammesso al dibattimento 21 delle 32 intercettazioni raccolte.
In particolare, Graviano fa riferimento al ruolo di Silvio Berlusconi: “Mi ha chiesto una cortesia…” dice in un dialogo, “traditore” lo apostrofa in un altro.
In sede dibattimentale ci si aspetta che venga fatta luce anche sulle modalità del concepimento del figlio di Graviano mentre era detenuto a 41-bis.
Altrettanto gravi sono le parole che Gaspare Spatuzza attribuisce a Graviano durante l’incontro avvenuto presso il bar Doney, a Roma, nel gennaio 1993 a proposito dell’attentato all’Olimpico che si sarebbe dovuto tenere il 23 di quel mese: “l’attentato lo dobbiamo fare lo stesso. I calabresi si sono mossi. Dobbiamo dare quest’ultimo colpo. Lo dobbiamo fare lo stesso, tanto ormai comunque ci siamo messi il Paese nelle mani”. Avrebbe fatto i nomi di Berlusconi e Marcello Dell’Utri come i soggetti con i quali erano stati stipulati quegli accordi.
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16

Ott

2017

A Milano l’ombra della mafia sul 16 per cento delle aziende PDF Stampa E-mail
Scritto da Gianni Barbacetto   
di Gianni Barbacetto - 13 ottobre 2017

Le cronache ci hanno messo sotto il naso, negli ultimi anni, decine di casi in cui la sana e integerrima imprenditoria lombarda risulta compromessa con uomini vicini alla cosche, per lo più della ’ndrangheta. Molti casi li abbiamo analizzati e raccontati anche su queste pagine. Dunque pensavamo di essere preparati a tutto e di essere destinati a non farci più stupire da niente. Invece ora una ricerca sui rapporti tra imprese e criminalità ci ha fatto balzare sulla sedia. Si intitola “Vale la pena di avere i Soprano a bordo?”, sottotitolo “Inquinamento della governance societaria e crimine organizzato: il caso Italia”, ed è stata svolta dal Centro Baffi Carefin dell’università Bocconi di Milano, attingendo ai dati raccolti dall’Aisi (il servizio segreto per la sicurezza interna diretto da Mario Parente).

Ebbene: i risultati sono sconvolgenti anche per chi da anni ripete che al Nord “l’inquinamento” mafioso è ormai diventato saldo “insediamento” criminale. Il dato più clamoroso: il 9 per cento delle imprese lombarde ha avuto al proprio interno amministratori che sono stati segnalati per reati tipici della criminalità organizzata; il 7 per cento ha avuto soggetti non amministratori (sindaci, soci, manager) segnalati per quei reati; un ulteriore 22 per cento ha avuto amministratori, sindaci, manager o soci segnalati per altri reati.
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14

Ott

2017

Salvatore Borsellino: 'Contrada reintegrato in Polizia, un oltraggio alla memoria' PDF Stampa E-mail
Scritto da Salvatore Borsellino   
di Salvatore Borsellino - 14 ottobre 2017

Io credo che non ci sia né sentenza della CEDU né sentenza della Cassazione che possa giustificare quello che, per me, è qualcosa che mi ispira soltanto nausea e ripugnanza: Bruno Contrada autorizzato a tornare ad indossare la stessa divisa degli uomini e delle donne della Polizia di Stato massacrati in Via D’Amelio.
Ammesso e non concesso che il reato di associazione mafiosa non fosse chiaro e prevedibile all’epoca della condanna, lo stesso Contrada non poteva, come funzionario della Polizia, non sapere che i rapporti, accertati, da lui intrattenuti con l’associazione mafiosa non costituissero un reato, anche se poteva non conoscerne l’entità della pena.
La sua reintegrazione nella Polizia di Stato rappresenta, per me, un oltraggio alla memoria di chi per lo Stato ha sacrificato la vita.
Secondo me Gabrielli, da Capo della Polizia di Stato, avrebbe dovuto rifiutarsi di reintegrare Contrada in Polizia, anche a costo di dimettersi o di fare prendere a qualcuno al di sopra di lui la responsabilità di destituirlo.
Questa è la sconfessione delle parole di Paolo Borsellino, quando diceva che se un politico è sospettato di essere un mafioso, anche se i giudici non sono riusciti a provarlo, dovrebbero essere i partiti a fare pulizia al loro interno e ad estrometterlo.
E se dovrebbero farlo i partiti, non deve farlo la Polizia di Stato per chi c’è stata una sentenza di condanna anche se la decisione di una Corte Europea ne ha dichiarato ineseguibili gli effetti?

Salvatore Borsellino
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Petizione Agostino

Fino all'ultimo giorno della mia vita