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Falso all'Università Mediterranea: il magistrato Cisterna condannato a un anno di reclusione PDF Stampa E-mail
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Scritto da Claudio Cordova   
Mercoledì 28 Giugno 2017 22:22
di Claudio Cordova - 28 giugno 2017

Al termine di un procedimento lungo e complicato come un maxiprocesso, la giustizia si abbatte (seppur in forma lieve rispetto alle richieste dell'accusa) sul magistrato Alberto Cisterna. Un anno di reclusione con la sospensione della pena il verdetto emesso dal giudice monocratico di Reggio Calabria, Valeria Fedele per il reato di falso. Il pm Annamaria Frustaci, ormai diversi mesi fa, aveva richiesto due anni e sei mesi di reclusione.

La vicenda è quella delle lezioni, presso l'Università Mediterranea, del magistrato, all'epoca dei fatti numero due della Direzione Nazionale Antimafia. Stando alle indagini, svolte dai pm Beatrice Ronchi (adesso in servizio presso la Dda di Bologna) e Annamaria Frustaci, nell'anno accademico 2009-2010; Cisterna, secondo la Procura reggina, avrebbe attestato falsamente nel registro didattico dell'Università di avere svolto regolarmente lezioni anche in alcuni periodi del 2009 e 2010 mentre in realtà si trovava fuori da Reggio Calabria. Per lo stesso reato di falso in atto pubblico è stata condannata in primo grado l'ex assistente di Cisterna, Grazia Gatto, punita con un anno e quattro mesi di reclusione. Nell'anno accademico 2009-2010 il magistrato quindi avrebbe dovuto tenere lezioni universitarie, ma, in realtà si sarebbe trovato altrove.

Una conclusione cui il pm Ronchi sarebbe arrivata ascoltando in Procura decine di studenti reggini, ma anche confrontando le celle telefoniche agganciate dal cellulare di Cisterna. Durante le indagini infatti, molti sono stati gli ex studenti della Mediterranea a riferire in Procura: alcuni hanno depositato degli appunti, altri addirittura le registrazioni delle lezioni. A tenerle sarebbe stata invece Grazia Gatto, aiutante di Cisterna in quegli anni: proprio Grazia Gatto, co-indagata di Cisterna, confermerà la circostanza in sede di incidente probatorio, ricordando come in diversi casi abbia provveduto lei a tenere le lezioni, nonostante sul registro risultasse la presenza di Cisterna. "Soggetto non idoneo e non qualificato per lo svolgimento dell'attività didattica", la dottoressa Gatto, in possesso di una semplice laurea triennale conseguita all'estero e non riconosciuta come "cultore della materia" dal Consiglio di Facoltà. In alcuni casi, la Gatto avrebbe sostituito integralmente Cisterna (addirittura lontano da Reggio Calabria), in altri casi il magistrato avrebbe svolto solo una parte minima dell'attività didattica prevista. Nel registro, depositato presso l'Ufficio di Presidenza dell'Università, non si farà alcuna menzione di tutto ciò.
Nel corso degli ultimi anni, il magistrato Cisterna sarà indagato per corruzione in atti giudiziari sulla scorta delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice. Un'accusa che verrà archiviata su esplicita richiesta della Dda di Reggio Calabria, ma che costerà a Cisterna il trasferimento dalla Dna al ruolo di giudice civile presso il Tribunale di Tivoli. Verrà poi indagato e assolto, anche in Appello, per il reato di calunnia nei confronti dell'allora dirigente della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Luigi Silipo. In quella sede, Cisterna rispondeva per un esposto presentato nei confronti di Silipo, redattore di un'informativa sui presunti contatti tra l'ex numero due della Direzione Nazionale Antimafia e Luciano Lo Giudice, considerato l'anima imprenditoriale dell'omonima cosca di 'ndrangheta.
Ora la condanna in primo grado a un anno di reclusione con la sospensione della pena. Una decisione che arriva al termine di un dibattimento durato anni, in cui Cisterna ha provato più volte a impedire al giudice Fedele di emettere la sentenza: diverse le istanze di ricusazione presentate nei confronti del magistrato, nel frattempo trasferito ad altra sede. Le lamentele (e in alcuni casi le congetture e le illazioni) di Cisterna si concentrarono sul giudice Fedele, moglie dell'allora pm antimafia Luca Miceli. Tutte argomentazioni frustrate dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria: sul punto verrà anche investita la giustizia amministrativa.
Tutte azioni che sono sembrate più una difesa dal processo, che non nel processo e che, però, non hanno evitato la condanna in primo grado per l'ex numero due della Direzione Nazionale Antimafia. Ora la prescrizione incombe: a Cisterna la decisione se rinunciarvi nel corso del procedimento di secondo grado.

Claudio Cordova (Il Dispaccio)




 

 

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