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Cronaca dell'incontro 'Due storie, un solo intento, tanti perché' - Torino PDF Stampa E-mail
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Scritto da Emanuele Busconi   
Domenica 13 Marzo 2016 08:41
di Emanuele Busconi - 13 marzo 2016

“Due storie, un solo intento, tanti perché”, è questo il titolo dell'incontro tenutosi l'11 marzo al Liceo Scientifico Majorana di Torino in cui sono intervenuti Salvatore Borsellino e Paola Caccia. Alla conferenza organizzata dal Gruppo Agende Rosse “Paolo Borsellino” di Torino hanno partecipato i ragazzi di alcune classi quarte e quinte del liceo (alcune delle quali ripercorreranno in gita scolastica alcuni dei luoghi chiave della storia della lotta alla mafia).
Vi sono occasioni, e quest'incontro è stato decisamente una di quelle, in cui in poco più di due ore si può imparare più di quanto si possa imparare studiando libri interi.
La conferenza si è aperta con un breve video introduttivo ed è stata sin da subito cavalcata dal racconto intenso di Salvatore. Come in ogni occasione le sue parole hanno rievocato ricordi ed esperienze carichi di emozioni che hanno colpito molto i ragazzi. Salvatore ha raccontato il suo “ruolo” di fratello del Giudice Paolo (in qualche modo inizialmente “tradito” dalla sua fuga da Palermo) e la sua rinascita con l'inizio dell'attività di testimonianza e lotta per la resistenza ripercorrendo tratti della storia Italiana, troppo spesso ridotti a brevi paragrafi sui manuali, e tratti della storia del Gruppo delle Agende Rosse e della Casa di Paolo. Non è mancata una doverosa introduzione alla trattativa Stato-Mafia e il sostegno ai magistrati che oggi si battono per restituire giustizia al paese.
Dopo il racconto coinvolgente di Salvatore è intervenuta Paola Caccia che ha riportato ai ragazzi la sua esperienza, ricordando implicitamente che quando si parla del fenomeno mafioso è del tutto fuori luogo pensare che le regioni del Nord Italia ne siano immuni.
Se poco prima della conferenza (ahinoi!) in pochi avevano già sentito parlare di Bruno Caccia, attraverso le parole della figlia Paola i ragazzi hanno potuto scoprire non solo la sua vicenda, ma anche alcuni particolari della sua esperienza quotidiana dai quali è emersa tristemente, ancora una volta, l'immagine di uno Stato pronto a tutto pur di depistare le indagini sull'omicidio del Procuratore Capo di Torino. Paola Caccia ha raccontato di come, dopo l'omicidio, la chiave della cassaforte dell'ufficio di suo padre fosse sparita dal mazzo che portava addosso, e di come, stranamente, dentro la cassaforte non fosse stato poi trovato niente di importante.
Infine sono intervenute due giovani Agende Rosse, Oscar Vento e Luca Vuolo, che hanno raccontato la loro esperienza all'interno del gruppo spingendo i ragazzi a cercare di condividere il tentativo di migliorare la società attraverso la propria partecipazione. Partecipare significa tuttavia portare con sé anche la consapevolezza, come ha spiegato Salvatore durante l'incontro, che non si può cercare una verità immediata per se stessi, ma che si deve superare l'egoismo tentando di far proprio l'ottimismo di Paolo Borsellino di quando, ad esempio, diceva che “il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare”.
L'incontro si è chiuso con numerose domande dei ragazzi e con la speranza che loro stessi hanno trasmesso attraverso la partecipazione e l'attenzione con cui hanno seguito gli interventi, a dimostrazione che i giovani hanno sete di queste esperienze e che davvero vale la pena credere che le cose possono cambiare soprattutto grazie all'impegno delle nuove generazioni... “se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”. 


Emanuele Busconi


Foto di Rita Rossi


 








Salvatore Borsellino







Paola Caccia













Oscar Vento e Luca Vuolo












Salvatore Borsellino, Paola Caccia e Carmen Duca






 






 

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