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Mafia, caso Libera: 'Chiarezza anche in Veneto' PDF Stampa E-mail
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Scritto da Marco Milioni   
Domenica 13 Dicembre 2015 20:46

di Marco Milioni - 13 dicembre 2015

Enzo Guidotto,
presidente dell’Osservatorio Veneto sul fenomeno mafioso, interviene sull’affaire Libera venuto a galla definitivamente dopo un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 9 dicembre. «È bene che certe vicende diventino di dominio pubblico, la collettività deve essere informata» rimarca il professore a Vvox.it (clicca qui per la versione estesa della intervista). E nel farlo ricorda altri casi che, stavolta nel Veneto, hanno investito Libera, la più nota associazione antimafia in Italia. I detrattori accusano il fondatore don Luigi Ciotti di gestirla in maniera tanto autoreferenziale da rasentare l’autoritario. Ma al contempo le polemiche si sono moltiplicate anche per i fondi pubblici che la galassia che ruota attorno alla associazione gestirebbe in modo non sempre trasparente.

Professore, il dibattito sul caso é molto acceso sui media. Un caso autentico?
“Oportet ut scandala eveniant” dice un proverbio latino: è sempre opportuno che gli scandali avvengano perché solo così si possono fare emergere i mali nascosti della società e scatenare una giusta reazione collettiva che può portare al loro superamento.


Quindi sarebbero state nascoste delle verità?
Di fatto, ne abbiamo avuto notizia soltanto ora, grazie a due giornalisti davvero liberi,La Rizza e Pipitone del Fatto Quotidiano. Per essere tali non occorre essere iscritti a un’entità che si chiama Libera.  lo sono perché hanno dimostrato di esercitare la loro professione senza riguardo per nessuno. Altri, anche su La Repubblica, si sono sempre dilungati in “distinguo”.

Per non deturpare l’immagine dell’associazione di don Ciotti?
Mah! Libera, nel suo complesso, è sicuramente un’associazione benemerita. Ma non tutti quelli che ne fanno parte… Ha ragione Franco La Torre, figlio di Pio il dirigente del Pci siciliano ucciso dalla mafia: i casi della Saguto a Palermo e di Mafia Capitale a Roma non sono scoppiati dall’oggi al domani. Possibile che tanti di Libera, presenti quasi capillarmente nel territorio, non se ne fossero accorti?

Come commenta la vicenda di Franco La Torre?
Franco, figlio di Pio, presentatore della prima vera legge antimafia, è stato “sfiduciato” da Ciotti in persona con un semplice sms e lui ha sbattuto la porta… Eppure, moltissimi beni confiscati, grazie a quella legge, sono gestiti da entità legate a Libera…

E quindi?
La “sfiducia” ed i provvedimenti per presunta mancanza di rispetto delle regole, in qualsiasi associazione che si rispetti, sono disposti dal comitato dei Garanti – o Probiviri che dir si voglia – e non dal Presidente. Se le cose sono andate come le ha fatte conoscere Franco La Torre, secondo me, Ciotti ha abusato del suo potere. Ma gli effetti si sono rivelati controproducenti: un autentico boomerang per lui.

E nel Veneto che succede? Ci sono stati particolari episodi censurabili e censurati?
Censurabili sì, censurati no.

Che significa?
Significa, ad esempio, che a forza di fare “antimafia senza nomi”, il mio successore, nel 2011, in occasione della tappa della “Carovana antimafia” di Libera a Vicenza, da lui promossa – inevitabilmente con la collaborazione del referente del posto – ed organizzata con il patrocinio del Comune berico, ricordò le vittime di mafia stando accanto a Danilo Preto, amministratore delegato di Vicenza Calcio e patron dei magazzini Sisa al quale in precedenza avevano sequestrato quote di società di pertinenza di Salvatore Lo Piccolo, erede di Bernardo Provenzano nel Palermitano. I vertici di Libera, al corrente della vicenda, lasciarono indisturbato quel referente regionale per altri tre anni.

Di chi si trattava?
Di don Luigi Tellatin. Lui si giustificò dicendo che non conosceva Preto, che era stato invitato dal Comune, che comunque si trattava di cosa di poco conto… Ma da quando in qua nella realizzazione di una manifestazione si ha a che fare con persone che non si conoscono? Se fu invitato dal Comune, è credibile che il Comune non curi la rassegna stampa? Non era conosciuto il personaggio? Ma se per via del calcio era un personaggio pubblico. E il referente vicentino di Libera che cosa ci stava a fare? Ma erano davvero cose di poco conto? Di certo c’è che le quote sociali sequestrate non erano state dissequestrate, segno che il procedimento sugli interessi economici dei Lo Piccolo e dei loro prestanome e collaborazionisti era – e forse è ancora – in corso. La carta stampata ha ignorato il caso. Se si fosse verificato in Sicilia sarebbe finito nelle prime pagine della cosiddetta grande stampa nazionale.

Qualche altro caso?
Un altro, per concludere. L’anno scorso Franco De Vincenzis, il referente provinciale di Libera Treviso, preside di un istituto superiore, è stato rinviato a giudizio per molestie aggravate a sfondo sessuale nei confronti di una docente della stessa scuola ed è ancora sotto processo per quel reato. Le “autorità” nazionali di Libera furono informate. Ma lui non si dimise subito: si è soltanto autosospeso – dando così un senso di provvisorietà a quella decisione – un mese dopo, quando la stampa fece sapere che era stato denunciato anche dalla ex moglie per il mancato pagamento di somme dovute.



Marco Milioni

Vvox.it del 13 dicembre 2015






 

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