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Minacce mafiose al giornalista Giuliano Girlando PDF Stampa E-mail
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Scritto da Redazione violapost.it   
Sabato 03 Ottobre 2015 16:39
di Redazione violapost.it - 2 ottobre 2015

Giuliano Girlando
è un cronista vecchio stampo. Di quelli che batte la provincia romana per squarciare i veli del malaffare. Preziose le sue inchieste su Villa Adriana, sulle collusioni tra politica e affari a Tivoli, su Mafia Capitale. In questi giorni sta indagando sull’operazione Gambling partita dalla Dda di Reggio Calabria che ha portato al sequestro di due locali di scommesse sportive a Tivoli. Prima con una telefonata e poi direttamente per strada sono arrivate puntuali le intimidazioni: “fatti i cazzi tuoi”. Adesso Giuliano lavora in condizioni difficilissime, deve guardarsi le spalle quando va in giro per raccontare il malaffare o quando rientra a casa. Come dice Pietro Orsatti in un post dedicato a questa vicenda: “Tira una brutta aria su chi racconta le mafie a Roma”. A Giuliano è arrivata la solidarietà  dell’associazione Antimafia I Cittadini contro le Mafie e del sindacato cronisti romani cui aggiungiamo quella della redazione del Post Viola.

Chi tocca Giuliano tocca tutti noi.

Fonte: violapost.it




A Giuliano Giurlando l'abbraccio e la vicinanza da parte di tutto il Movimento Agende Rosse







Cronisti confinati
di Giuliano Girlando - 2 ottobre 2015 (AntimafiaDuemila)

Come lavorano i cronisti delle province più disparate d'Italia? E quanto le intimidazioni, le pressioni, le minacce fanno davvero notizia? Certo un obiettivo, lo raggiungono spesso e volentieri quando riescono ad intervenire sull'eventuale editore per fermare qualche firma “scassiminchia” che va a ficcare il naso magari in cose che non lo riguardano o che riguardano i rapporti politici con l'eventuale editore. C'è anche chi riesce a scrivere, facendo cronaca con un semplice blog e allora lì basta poco e possono intervenire per azzittirli con le famose “querele temerarie” che tanti amici e colleghi cronisti conoscono bene. Ora in questi giorni molti di voi mi hanno e ci hanno chiesto cosa succede nella provincia di Roma e nel Lazio dopo gli eventi che hanno riguardato Mafia Capitale o anche prima. A questa domanda posso rispondere citando semplicemente i colleghi e le colleghe che lavorano con grande difficoltà e a cui non sono mai mancati segnali intimidatori. Non pensiate che basti un segnale a fermali, ma tanto può fare un eventuale “isolamento” e la mancanza di adeguati strumenti di informazione per l'opinione pubblica per lo più indifferente a ciò che accade nel proprio territorio. Tivoli come Guidonia o la zona del Prenestino, i Castelli Romani piuttosto che il resto del Lazio come la provincia di Viterbo sono zone in cui operano “cronisti confinati”, terre di confino non solo per chi fa cronaca ma anche per la storia di certe attività criminali passate e presenti del sottobosco che si fa fatica a scriverne. E le minacce e le intimidazioni non sono mai mancate anzi è il caso di rifare un elenco di quelle firme che sono state oggetto di certi segnali “intimidatori.”

Era il 5 maggio 2015 quando una bomba carta a Guidonia viene lanciata contro l'auto di Elisabetta Aniballi, giornalista dell'hinterland che lavorava presso l'ufficio stampa del comune di Guidonia. All'inizio di settembre viene preso di mira a Viterbo con pesanti minacce fatte recapitare con una busta a Daniele Camilli giornalista della Tusciaweb e autore del libro “La Mafia a Viterbo” che già nel 2011 riceveva un biglietto intimidatorio con la scritta “sei morto” trovato sul tavolo del suo ufficio presso lo Sportello Antiusura del Comune di Vetralla gestito da Codici. Per anni invece tornando alla provincia di Roma è stato il “Dentro Magazine” a scrivere di scomode inchieste, rapporti tra politica locale e imprenditori e preso più volte di mira quando a dirigerlo c'era Anna Laura Consalvi, oggi anche cronista collaboratrice del Tempo finita nel mirino. Ci fu il caso di una cronista freelance di Rainews24, Maddalena Carlino, che oggi è una firma dell'Unità: subì insulti e varie intimidazioni dopo l'inchiesta vite crepate, e si è vista addirittura levare la telecamera dalle mani dall'allora capogruppo Pd del comune di Tivoli ed ex sindaco Marco Vincenzi con un modo alquanto antipatico per aver fatto una domanda troppo scomoda. Troppe domande scomode, troppi scassaminchia che creano una marea di problemi. Quello che capitò anche sui Castelli Romani quando Daniele Castri, firma de “Il Caffè” nel 2014, subisce una aggressione per aver rivolto una semplice domanda durante un consiglio comunale ad un consigliere. Daniele è stato un cronista ed è tutt'ora un cronista coraggioso e impegnato, così come è stato determinato per la battaglia contro l'inceneritore. Ecco, fatemelo dire e fatemi dire grazie al sindacato dei cronisti romani che ha acceso un faro e finalmente ha dato luce ad una provincia babba, ad una zona ombra per troppo tempo tenuta in disparte dalle grandi cronache. Eppure questi cronisti non hanno la notorietà ma spesso hanno il coraggio per affrontare la politica che troppe volte minaccia e censura, hanno il coraggio di denunciare con la propria firma i silenzi che si creano, l'omertà e il malaffare. In tanti mi hanno scritto cosa accadeva in quelle zone e del perchè eravamo sotto tiro, ebbene io cerco solo di fare il mio lavoro e l'ho fatto raccontando cose che non si potevano forse scrivere e scrivere nel modo più giusto, sempre citando fatti, carte e cercando riscontri. Ma andiamo avanti lo stesso perchè non serve piangerci addosso, serve fare rete e farci sentire. Diceva Giancarlo Siani che la mafia e la corruzione non si combattono solo con i carabinieri, le persone per scegliere da che parte stare devono sapere e allora occorre che ognuno di noi faccia il proprio dovere, ovvero quello di informare. Informiamo.


Giuliano Girlando






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