di Elìa Frigo - 16 marzo 2015
Come liberare il Veneto dalla corruzione è il tema dell’incontro organizzato lo scorso 13 marzo dall’associazione Articolo 9 in Sala Lucchi a Verona a cui hanno partecipato come relatori l’ingegner
Ivan Cicconi, esperto di appalti pubblici e autore del volume
Il libro nero dell’alta velocità, il professor
Enzo Guidotto, presidente dell’Osservatorio Veneto sul fenomeno mafioso e il professor
Erasmo Venosi, fisico nucleare, ex vicepresidente Commissione IPPC (prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento) del ministero dell’Ambiente ed esperto in Valutazione di Impatto Ambientale.
Scopo della serata era di informare sul fenomeno della corruzione nel Veneto sotto i diversi aspetti proponendo possibili soluzioni per prevenirne la diffusione. La moderatrice dell’incontro, la dottoressa
Marta Vanzetto, ha ricordato che l’Italia, secondo una classifica redatta dall’associazione Transparecny International, risulta essere una delle tre nazioni più corrotte d’Europa.
Cicconi ha iniziato il suo intervento citando il caso della Tav Torino-Lione definendola un’opera «assolutamente inutile» la cui necessità prescinde da ogni possibile studio eseguito. In riferimento al tema dei grandi appalti, ha sottolineato quanto questi siano spesso solo necessari a mantenere un sistema fatto di mega imprese/scatole vuote che non hanno in sé un contatto reale col lavoro effettivo sul campo e che scaricano il rischio di impresa sulle ditte appaltatrici. Le grandi opere servirebbero solo a mantenere un «capitalismo criminogeno» che trova un alleato forte nel mondo della finanza.
Nel suo intervento Guidotto ha ricordato che i casi di corruzione in Veneto si sono triplicati, mentre sono quasi raddoppiati quelli di concussione e inoltre che testimoni importanti della nostra storia, come il giudice
Paolo Borsellino, parlavano di una regione che era terreno favorevole per l’infiltrazione delle mafie. In Veneto le infiltrazioni mafiose si sono susseguite nell’arco degli ultimi cinquant’anni delineando una quadro preoccupante per come alcune imprese si sono legate alla malavita organizzata.
Venosi ha puntato l’attenzione sugli strumenti indicati nella convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione segnalando come il numero esagerato di leggi in Italia permetta una maggiore facilità di aggiramento delle regole e ricordando inoltre quanto sia necessaria una legge efficace contro la corruzione sulla quale la Corte dei Conti ogni anno rilancia l’allarme.
Venosi ha inoltre ricordato che lo strumento del Project Financing (Finanza di Progetto), sempre più utilizzato per la costruzione delle opere che dovrebbero avere pubblica utilità, in realtà è un mezzo che lascia sulle spalle delle generazioni future i costi enormi di opere spesso inutili.
Elìa Frigo (www.verona-in.it)