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Bernardo, Piersanti e il libro di Alfio Caruso: una causa da 250 mila euro PDF Stampa E-mail
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Scritto da Sandra Rizza   
Lunedì 02 Febbraio 2015 23:31
di Sandra Rizza - 1 febbraio 2015

Il vecchio patriarca Dc Bernardo Mattarella? ”Viveva per il potere, mescolava spregiudicatezza ai buoni sentimenti, stringeva mani lorde di sangue”. Suo figlio Piersanti, ucciso dalla mafia il 6 gennaio dell’80? ”Non avrebbe potuto prescindere dal proprio cognome e dal passato della propria famiglia”. Per aver raccontato la saga dei Mattarella, i Kennedy di Sicilia, in un capitolo del suo libro ”Da cosa nasce cosa” (Longanesi, 2000), il giornalista e scrittore catanese Alfio Caruso è stato citato in giudizio con una richiesta di risarcimento di 250 mila euro. A trascinarlo davanti al Tribunale civile di Palermo Sergio Mattarella, il nuovo capo dello Stato, e i nipoti Bernardo e Maria, che lo accusano di aver ”infangato la figura di Mattarella padre”, e di aver ricostruito ”in maniera grossolana” i rapporti politici di Piersanti.

Caruso, ma cosa ha scritto per far infuriare i Mattarella?
Sono il primo ad avere il privilegio di essere chiamato in giudizio per aver riportato vicende che tutti prima di me avevano già scritto. E’ come se per trent’anni i Mattarella si fossero rifiutati di leggere qualsiasi libro o giornale e si fossero svegliati all’improvviso.

Come si sente ad essere citato in giudizio dal capo dello Stato?
Spero che, senza dover andare a Berlino, ci siano dei giudici anche in Italia. Stabiliranno loro se ho diffamato l’ex ministro Bernardo e suo figlio Piersanti o se invece sono stati Sergio Mattarella e i suoi nipoti ad avventurarsi in una lite temeraria.

‘‘Da cosa nasce cosa” è del 2000. Perche’ i Mattarella hanno aspettato il 2009 per depositare l’atto di citazione?
Sostengono di aver letto il libro solo nel 2009. All’epoca ci fu un grande battage pubblicitario. Ma a quanto pare nessuno di loro ha saputo nulla.

Lei ci crede?
Nessuno può mettere in dubbio le parole del presidente della Repubblica.

Partiamo dalla vicenda di Joe Bonanno: il capo della mafia italo-americana scrisse nella sua autobiografia che nel ’57, quando sbarcò a Ciampino, fu accolto personalmente dal ministro Bernardo Mattarella. La famiglia sostiene che è una menzogna.
I Mattarella si svegliano di colpo solo alla morte di Joe Bonanno, scomparso nel 2002: prima, la famiglia non ha mai avuto nulla da obiettare. Eppure, Enzo Biagi per due volte, il 13 marzo del ’92 e il 15 agosto del ’98, sul Corriere della Sera, racconta l’accoglienza di Mattarella a Ciampino. Lo scrive anche Attilio Bolzoni sulla prima pagina di Repubblica il 25 ottobre del 2000. Eppure mai, finchè Bonanno fu in vita, la famiglia pensò di querelarlo né di chiedere una smentita.

Cosa vuole insinuare? Che, morto Bonanno, i Mattarella hanno riscritto la storia?
Loro sostengono che il 13 settembre del ’57 il vecchio Bernardo era a Palermo, ma la data dell’arrivo a Ciampino di Bonanno è controversa: il 15, il 16 o il 28 settembre. E anche se il boss fosse arrivato a Roma il 13, nulla impediva al vecchio patriarca Dc di essere la mattina a Roma e il pomeriggio a Palermo.

E’ vero che l’atto di citazione dei Mattarella è partito contestualmente ad una querela presentata dagli 8 figli del ministro Dc Franco Restivo, conclusa con un’archiviazione?
Si, verissimo, e la sentenza penale riconosce che tutto quello che ho scritto su Franco Restivo è vero.

Come spiega questa coincidenza temporale?
Avranno fatto una rimpatriata, una riunione di vecchie famiglie di ex Dc e avranno detto: vediamo un po’ cosa fare.

Tra le contestazioni dei Mattarella ci sono le accuse di collusioni mafiose rivolte al vecchio Bernardo che sarebbero tratte dal dossier di Danilo Dolci del 1965. Ma Dolci fu condannato per diffamazione…
Dolci non è tra le mie fonti. Le vicende relative alle frequentazioni di Mattarella con esponenti mafiosi della zona di Castellammare, le ho attinte dal volume ”Raccolto Rosso” di Enrico Deaglio che a sua volte aveva consultato gli atti della Prima Commissione Antimafia (’76). Nessuno ha querelato Deaglio, che tra l’altro ha ripubblicato tranquillamente il suo libro nel 2010.

E il ritratto di Piersanti? L’accusano di aver diffamato persino il presidente della Regione siciliana ucciso dalla mafia nell’80…

Piersanti è un signore che viene fuori da una storia familiare controversa. Tanto di cappello per quello che e’ stato poi l’approdo finale, straordinario, della sua vita. Ma anche Dalla Chiesa in un’intervista a Giorgio Bocca, ricordò da dove veniva Piersanti. Sono fatti. Nessuno è mai stato querelato prima di me per averli raccontati.

Sembra proprio che i Mattarella ce l’abbiano con lei. Perchè?

Gli sarò simpatico.



Sandra Rizza (Il Fatto Quotidiano, 1 febbraio 2015)















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