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Lo Stato vince: catturato Nino Lo Giudice PDF Stampa E-mail
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Scritto da Claudio Cordova   
Sabato 16 Novembre 2013 14:55
di Claudio Cordova - 14 novembre 2013

Sfidava la legge e la legge ha vinto. Lo hanno trovato in un appartamento di famiglia nel rione Vito, periferia nord di Reggio Calabria. E' finita cosi, dopo cinque mesi e mezzo, la latitanza dell'ex collaboratore di giustizia, Antonino Lo Giudice, resosi irreperibile il 3 giugno, dopo un percorso da collaboratore durato circa due anni e mezzo. Adesso bisognerà capire – e Nino Lo Giudice dovrà spiegarli – i motivi per i quali il collaboratore, ex capo dell'omonima famiglia, deciderà di allontanarsi dalla località protetta in cui si trovava, inviando poi due memoriali in cui accuserà la Dda di Reggio Calabria retta dall'allora procuratore Giuseppe Pignatone, di pressioni al fine di fargli rendere dichiarazioni false nei confronti di diversi soggetti istituzionali, tra cui i giudici Alberto Cisterna e Franco Mollace.

Già, i due memoriali.
In pochi credono ancora ai due scritti firmati da Nino Lo Giudice (ma bisognerà accertarne la paternità). Del resto, il procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, fin da subito aveva messo in chiaro come, alla luce di dati oggettivi, quelle affermazioni fossero totalmente inattendibili e prive di alcun riscontro. Lo ha fatto anche oggi, nel corso della conferenza stampa con cui viene annunciata la cattura di Lo Giudice: "I memoriali contengono affermazioni inattendibili e infondate, il percorso di collaborazione di Nino Lo Giudice è stato dichiarato credibile da diversi tribunali, in primo e in secondo grado".

Da sempre - e ulteriormente - Cafiero de Raho ha bloccato la "macchina del fango", fatta di illazioni e supposizioni.

E Cafiero de Raho – specialista in Campania nella cattura di latitanti – conferma la propria fama. La cattura di Lo Giudice, ad opera della Squadra Mobile retta da Gennaro Semeraro, arriva infatti al termine di diversi mesi di indagini, accertamenti e pedinamenti.

Indagini nell'ombra, svolte con umiltà, ma con professionalità.

A Reggio Calabria, Nino Lo Giudice avrebbe potuto contare su una rete di fiancheggiatori composta dai parenti più stretti: alcuni figli e la moglie, che lo avrebbero protetto dalla morsa delle forze dell'ordine: "Di fronte a uno Stato che si impegna non c'è nulla da fare – afferma Cafiero de Raho – e lo Stato non è un'entità astratta, ma qualcosa di concreto".

Nino Lo Giudice lo ha (ri)scoperto stamattina all'alba, quando gli "uomini senza volto" della Squadra Mobile e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato lo hanno scovato nell'appartamento del rione Vito. Lo hanno individuato ieri sera, facendo irruzione stamattina all'alba. Non era armato e non ha opposto resistenza. Si è limitato ad arrendersi, riconoscendo la Polizia, senza affermare alcunché.

Qualcosa, però, il "Nano" adesso la dovrà dire. Dovrà spiegare perché, cinque mesi fa, deciderà di evadere dagli arresti domiciliari disposti in una località protetta (come previsto dai collaboratori di giustizia), così come dovrà spiegare se sarà solo per la sua spontanea volontà che deciderà di accusare la gestione di Giuseppe Pignatone e degli altri magistrati o se qualcuno possa averlo imboccato nelle dichiarazioni: "Speriamo che Lo Giudice chiarisca questa pagina torbida" afferma il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza. Per come riferito dal procuratore Cafiero de Raho, Lo Giudice si sarebbe allontanato perché preoccupato da alcune situazioni interpretate come pericolose: "Abbiamo messo a tacere chi pensava a forze oscure e occulte" dice.

La matrice dei memoriali, però, sembra non essere tutta farina del sacco del "Nano". E allora già da subito, la Dda si impegnerà per capire se dietro le affermazioni rese nei memoriali e nei videomessaggi, possa esserci una "regia" occulta: "Ci parlerò non appena saremo in grado di garantirgli la presenza di un avvocato, spero oggi stesso" afferma il procuratore Cafiero de Raho.

Nel frattempo, però, per gli inquirenti è il momento della gioia e delle congratulazioni, coscienti di aver fornito ulteriore speranza di giustizia. Cafiero de Raho parla con la solita chiarezza ed è certo che gli sforzi verranno ripagati: "Questo è un ulteriore segnale per la città, che sono convinto che cambierà: perché riusciremo a riconquistare la fiducia di tutti".


Claudio Cordova (www.ildispaccio.it)











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