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Mario De Biase: 'Impossibile bonificare l'ex discarica Resit di Giugliano' PDF Stampa E-mail
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Scritto da Michele Gravino   
Domenica 15 Settembre 2013 11:43

di Michele Gravino - 12 settembre 2013

«Impossibile. Non c’è più niente da fare». Non capita spesso che un’autorità pubblica, un rappresentante dello Stato, si esprima così su un problema su cui ha competenza.
«Presidente Obama, cosa pensa della guerra in Siria?». «Non c’è più niente da fare».
«Presidente Napolitano, come vede la situazione politica?». «Senza speranze».
«Presidente Letta, che ne dice della ripresa?».«Impossibile».

Eppure è così che si è espresso Mario De Biase, commissario alle bonifiche delle aree inquinate dai rifiuti della regione Campania. Sulla base di uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità, ha dichiarato che «è realisticamente impossibile» qualsiasi bonifica dell’area dell’ex discarica Resit a Giugliano, 200 ettari nell’hinterland a nord di Napoli. «Per legge, infatti», ha continuato, «bisognerebbe raccogliere tutti i materiali, rimuoverli e trasportarli altrove. Stesso discorso vale per le acque. Un’impresa proibitiva».

Da Google maps non sono riuscito a individuare con precisione quale sia l’area incriminata: nella zona di Giugliano, come si vede dai segnaposto sulla mappa, ci sono ben cinque discariche o depositi di ecoballe (e sono solo quelli ufficiali, visibili dall’alto). E infatti, ha aggiunto De Biase, la falda acquifera risulta contaminata da sostanze cancerogene su un’area dieci volte più grande: 200 ettari. “20 chilometri quadrati morti” ha titolato Il Mattino.
 

“Un’unica discarica tossica”, la chiama Laboratorio campano (un sito ricchissimo di informazioni, immagini panoramiche cliccabili e riferimenti bibliografici sul problema dei rifiuti in Campania, da cui è tratta questa foto), attraversata dalla cosiddetta “Strada della Vergogna”, che a sua volta “è di per sé più una discarica di rifiuti tossici – regolarmente dati alle fiamme – che una strada. Alle discariche naturalmente si alternano i campi coltivati del giuglianese, una delle zone agricole più produttive d’Italia”, come si vede anche dalla mappa satellitare.

La zona di Giugliano, poi, è solo una parte della Terra dei Fuochi, dove per decenni le organizzazioni criminali hanno sversato scorie tossiche provenienti da ogni parte d’Italia, e dove ancora oggi le notti sono spesso illuminate dagli incendi appiccati alla munnezza. Anche se le indagini dell’Istituto Superiore di Sanità finora escludono un passaggio diretto delle sostanze cancerogene dall’acqua dei pozzi alle parti commestibili delle piante, i suoi stessi dati testimoniano un eccesso significativo di mortalità per vari tipi di tumore nelle province in amplissime aree delle province di Caserta e di Napoli. Con un paradosso: si muore di più nelle campagne, dove l’aria dovrebbe essere buona, che in città.

«Stiamo lavorando senza sosta alla messa in sicurezza del sito», continua De Biase a proposito dell’ex discarica Resit. «E in parallelo bisogna pensare a una massiccia riconversione “no food” sostituendo gli alberi da frutto con pioppi, boschi ed essenze arboree». Ma è difficile levarsi dalla testa la prima impressione lasciata dalle sue parole: quella di una terra senza scampo, di un buco nero senza speranza di redenzione. Tanto che un movimento di protesta ha adottato uno slogan agghiacciante: “Siamo tutti morti“.


Michele Gravino (National Geographic Italia, 12 settembre 2013)




 

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