Visti i vari processi che da qui a fine Maggio andranno ad iniziare su soggetti mafiosi, che nelle stragi del 1993 si sono impegnati a fornire e a conservare l’esplosivo usato nelle stragi, la nostra attenzione, in questi giorni, è focalizzata su quella che fu la miscela esplosiva di via dei Georgofili.
Quelli di via dei Georgofili erano 277 chili di esplosivo che riteniamo molto costosi, viste le sue componenti, esplosivo in parte recuperato in fondo al mare, giusto da uomini come D’amato Cosimo, l’ultimo mafioso in ordine di tempo incriminato per l’attentato di via dei Georgofili, sotto processo con rito abbreviato a iniziare dal 21 Maggio prossimo.
Una domanda che su l’esplosivo di via dei Georgofili preme, visto che deve essere costato molto in termini monetari, questo per forza di cose, è quali indagini si saranno fatte nel corso di questi 20 anni per capire se la considerevole cifra spesa per l’esplosivo usato, sia transitata in un qualsiasi conto corrente bancario.
Sicuramente, la Procura di Firenze ai tempi di Gabriele Chelazzi era molto attiva e non abbiamo dubbi ci siano state indagini a 360 gradi.
Comunque auspichiamo che nei preannunciati processi degli uomini legati all’esplosivo di via dei Georgofili, si parli anche dei canali finanziari che hanno eventualmente contribuito all’operazione scellerata al tritolo nel cuore di Firenze, o capire invece se la mafia ha usato soldi in contanti passati di mano in mano.
Giovanna Maggiani Chelli
Presidente
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili