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Il PM minacciato pronto a rinunciare alla scorta PDF Stampa E-mail
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Scritto da Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza   
Venerdì 05 Aprile 2013 14:54
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza - 5 aprile 2013

RIMASTA INASCOLTATA LA RICHIESTA DEL PROCURATORE NISSENO LARI DI RAFFORZARE LA PROTEZIONE DI DOMENICO GOZZO: PER PROTESTA VUOLE RESTARE SOLO
La caccia a 300 chili di esplosivo nascosti in un deposito di Ficarazzi per rilanciare, come annunciato dall’anonimo Corvo, la strategia della tensione con una nuova strage a Palermo, ha impegnato ieri carabinieri e Vigili del Fuoco che hanno setacciato la borgata per l’intera giornata, perlustrando campagne e casolari, magazzini e tombini, senza alcun risultato.
  
LE RICERCHE sono scattate nel tentativo di scongiurare l’allarme contenuto nella lettera anonima recapitata nei giorni scorsi in Procura, che annuncia per il mese di maggio un attentato nei confronti del pm Nino Di Matteo e indica come possibili bersagli anche ‘’un magistrato di Caltanissetta che fa la spola con Palermo’’, e il supertestimone della trattativa Massimo Ciancimino che ‘’si muove da solo e in bicicletta’’. Secondo l’autore della missiva, che fornisce una serie di dettagli minuziosi sui piani criminali, l’esplosivo – custodito a Ficarazzi, alla periferia di Palermo – sarebbe servito proprio per l’agguato al magistrato in trasferta a Caltanissetta. 
In più, l’anonimo fa sapere che una serie di appostamenti sarebbero stati gia’ effettuati nella ‘’zona Oreto’’, area attraversata settimanalmente dal procuratore
Sergio Lari, dall'aggiunto Nico Gozzo e dal pg uscente Roberto Scarpinato (tra qualche giorno si insedierà a capo della procura generale di Palermo) per raggiungere dall’autostrada le rispettive abitazioni. La lettera anonima, infine, parla dell’interessamento delle famiglie mafiose di Trapani e Palermo, e in particolare di quelle di ‘’Pagliarelli e Palermo’’. Se per Palermo, fanno notare gli analisti, si intende la cosca di Palermo-centro , allora il cerchio dei possibili bersagli potrebbe restringersi ancora a quei magistrati che risiedono nella zona del centro cittadino.
Per questo motivo, giovedì scorso, nella riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza coordinata dal prefetto nisseno Carmine Valente, il procuratore Lari ha rassegnato la gravità degli scenari rappresentati nella lettera anonima, che viene letta in modo unanime dall’intelligence antimafia come una minaccia più che “credibile’’. Lari ha spiegato anche che il punto debole della sicurezza per i magistrati palermitani che si recano in trasferta settimanalmente a Caltanissetta, è il tragitto in autostrada: 120 chilometri di percorso, per circa un’ora e mezzo di durata, con l’unico scudo di un’auto blindata e qualche agente di scorta. Sono almeno cinque le toghe palermitane che si spostano regolarmente tra il palazzo di giustizia nisseno ed il capoluogo: oltre a Lari, Gozzo e Scarpinato, c'è il pm Giovanni Di Leo, il sostituto della Dna Franca Imbergamo (applicata a Caltanissetta) e Antonio Balsamo, il presidente della Corte d’Assise del nuovo processo su via D’Amelio, nel quale e’ chiamato a deporre n qualità di testimone il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Dalla riunione del Cosp di Caltanissetta, però, non è venuta fuori l’adozione di misure speciali, a protezione dei pm era stata ipotizzata la presenza di un elicottero, per vigilare dall’alto il tragitto Palermo-Caltanissetta riducendo al minimo i pericoli, ma il prefetto, dopo aver valutato i profili di rischio, ha mantenuto sia per Lari che per Gozzo le misure di sicurezza già precedentemente in vigore: la scorta per il procuratore (tre auto in tutto, con sei uomini armati) e la doppia tutela per Gozzo (una blindata e due agenti di scorta). A quest'ultimo negli ultimi giorni è stata “prestata’’ una seconda auto (e un autista) con il compito di precederlo e di bonificare i suoi tragitti.   
NESSUNO PARLA a Caltanissetta, ma chi conosce bene Lari e Gozzo afferma che dopo l’allarme c’è molta tensione in procura. Magistrati e uomini di scorta appaiono preoccupati al punto che l’aggiunto starebbe valutando, si e’ appreso in ambienti giudiziari, un gesto eclatante: la rinuncia ad ogni tipo di protezione per non esporre al pericolo gli agenti che lo accompagnano durante i continui spostamenti tra Palermo e l’ufficio nisseno.

Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza (Il Fatto Quotidiano, 5 aprile 2013)




















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