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'Se non la smetti, pronti 200 kg di tritolo'. Le minacce al magistrato anti-'ndrangheta PDF Stampa E-mail
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Scritto da Giuseppe Baldessarro   
Venerdì 08 Marzo 2013 22:01

REGGIO CALABRIA - "Se non la smetti ci sono pronti altri 200 chili". Lo vogliono ammazzare. Il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria è "fastidioso" e le sue inchieste fanno paura. Un biglietto e 50 grammi di esplosivo sono stati intercettati al centro smistamento postale della città dello Stretto, a poche centinaia di metri dalla Procura della Repubblica. Un "pacchetto" di piccole dimensioni, carico di odio. Innocuo perché privo di innesco e quindi incapace di esplodere, ma velenoso sia per il messaggio contenuto che per le modalità con le quali è arrivato fino a Reggio, indirizzato al "dottor Giuseppe Lombardo", presso "Cedir" (il centro direzionale dove hanno sede gli uffici giudiziari).

Velenoso perché minaccia la strage, inquietante perché quell'involucro a Reggio non avrebbe dovuto mai arrivarci. Il sistema di controllo della corrispondenza è infatti centralizzato a Lamezia Terme, dove vengono effettuate verifiche puntigliose. In questo caso il cordone di sicurezza è evidentemente stato aggirato. Su questo stanno lavorando gli uomini del questore Guido Longo e della squadra mobile diretta da Gennaro Semeraro. Un'indagine difficile, anche perché Lombardo di "nemici" ne ha tanti.  Il pm antimafia di Reggio con le sue inchieste ha inferto colpi pesanti alla 'ndrangheta militare che controlla il capoluogo calabrese. Ma è anche la toga che ha iniziato ad aggredire quel terzo livello fatto di connivenze politiche e istituzionali, di lobby mafio-massoniche, di loschi intrecci  i cui protagonisti sono personaggi in doppio petto che frequentano  i salotti del potere e dell'alta finanza. E sua, solo per ricordarne una, l'inchiesta sui rapporti tra la 'ndrangheta e l'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito. Un'indagine che partendo dallo Stretto ha già svelato i comuni interessi di 'ndrine e faccendieri al nord Italia e all'estero. E non è un caso che siano di Lombardo le firme sulle richieste  delle rogatorie internazionali per ottenere informazioni bancarie. Il pm da tempo punta a capire dove finiscono i soldi delle "famiglie" e chi li gestisce per conto dei boss.
  
Non è la prima volta che il sostituto calabrese riceve minacce esplicite. Già ottobre 2011, ad esempio, nei parcheggi del Cedir qualcuno lasciò una grossa bomba carta con appiccicata sopra una sua foto. A marzo 2011, al centro di smistamento postale di Lamezia Terme fu intercettato un altro plico con dentro un proiettile per kalashnikov. E ancora, maggio 2010 "l'omaggio" dei postini della malavita organizzata era un proiettile con un messaggio di morte. E anche a gennaio 2010, il mese della strategia della tensione contro le toghe reggine, arrivò un altro proiettile. Uno stillicidio di episodi, che via via diventano sempre più pesanti, sempre più raffinati ed espliciti.


Giuseppe Baldessarro (La Repubblica, 08 marzo 2013
)



Il Movimento Agende Rosse esprime tutta la propria solidarietà ed il proprio sostegno al Sostituto Procuratore della DDA di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo.





 

Lombardo dopo le minacce: "Chi non conosce la verità è uno sciocco ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente"






Sulla vicenda-Lombardo il Csm si assume gravissime responsabilità

di Giusva Branca

Giuseppe Lombardo,
pluriminacciato Pm della Procura reggina, cita Brecht e le bugie definendo delinquente chi le utilizza per mistificare la verità. E' sottile, Lombardo, e non è dato sapere a chi fosse diretto il suo messaggio. Neppure è noto, almeno ai più, se con le bugie vadano inserite anche le omissioni. Eppure qualcuno un giorno aveva ben chiarito il concetto per cui è possibile peccare in pensieri, parole, opere e, appunto, omissioni.

Ma, al di là delle parole giocate sul filo della sottile interpretazione filologica, è necessario uscire di metafora, giacchè l'esplosivo indirizzato a Lombardo stride moltissimo con qualunque sintonia poetica della vicenda.

Chi ha un minimo di conoscenza della delicatissima tematica della criminalità organizzata sa bene che il momento più pericoloso, spesso mortale, per chi la contrasta è rappresentato dalla fase in cui questi si trova solo.

Può essere solo perchè non sostenuto moralmente dalla popolazione, solo perchè la stampa non da il giusto risalto alla delicatezza delle sue attività.

O può essere solo perchè è stato lasciato evidentemente, percettivamente solo (o in compagnia di un numero di colleghi che si contano sulle dita di una mano mezza mozza) dai suoi colleghi, dalla struttura, da quello Stato per il quale, in definitiva, lavora ed in nome del quale rischia la vita tutti i giorni.

Ebbene, a Reggio - da noi spesso sferzata come comunità indolente e non propriamente votata alle battaglie di civiltà ed etica - bisogna dire che Lombardo ha sempre avuto il consenso - chiaro e manifestato - della gente comune e anche la giusta considerazione da parte della stampa.

E però è ben noto a tutti che da mesi sul suo tavolo insistono faldoni delicatissimi, risultanze di indagine di una gravità epocale che attendono di essere passate al vaglio di un vertice della Procura che è vacante da un anno.

Un anno!

Il Consiglio Superiore della Magistratura, financo strafottendosene dei richiami del Capo dello Stato, ha "temporeggiato" per un anno a caccia di alchimie, di "letture del tempo che fa", di "partite di giro" che possano chiudere un pò di cerchi in tutto il Paese tra i quali la Procura di Reggio rappresenta probabilmente il più delicato di tutti ma non è il solo.

In tutto ciò - ripetendo pari pari la vergognosa trafila che precedette l'arrivo di Pignatone (repetita iuvant, evidentemente, ma a chi...?) - Lombardo è stato lasciato "al fronte" insieme a qualche altro, in una posizione di debolezza senza fine, perchè lasciare un magistrato inquirente unico depositario di risultanze investigative spesso inconfessabili per un lasso di tempo dilatatissimo, è come mandare la prima linea all'assalto senza la copertura dell'artiglieria.

E, fin qui, di una ormai evidentissima fase di stallo che vive la Procura reggina, è, per tabulas, reponsabile solo il Csm. Ogni secondo in più in cui la sede di Reggio Calabria resterà senza il Procuratore Capo, ma il cronometro è già partito da mesi, è una ulteriore e terribile assunzione di responsabilità per qualunque cosa possa accadere.

Arriva un momento in cui per ciascuno che abbia un ruolo pubblico diventa ineludibile il confronto con le proprie responsabilità. Noi, in questo momento, ci prendiamo le nostre, Lombardo, da tempo, si è preso le sue, ben più gravi e grevi.

Anche il Csm tutto, senza muovere, si è assunto le sue, pesantissime, responsabilità.

Senza muovere. Con le omissioni, che non sono molto diverse da quelle bugie alle quali si riferiva Brecht...


Giusva Branca (www.strill.it, 8 marzo 2013)








Tritolo a Gioia Tauro: Per chi suona la campana?    

Scritto da Anna Maria Barbos e Francesco Bruno  
Domenica 01 Gennaio 2012 18:29


Qualche giorno prima della grande esplosione in cui Paolo Borsellino e tutta la sua scorta persero la vita in via D’Amelio, il magistrato rivelò a Padre Cesare Rattoballi: “Il tritolo è arrivato è arrivato con un carico di “bionde”, l’ha scoperto la finanza ed è arrivato per me, per Orlando ed un ufficiale dei Carabinieri”. Il 13 luglio 1992 Borsellino confidò ad un poliziotto della scorta: “Sono turbato, sono preoccupato per voi perché so che è arrivato il tritolo e non voglio coinvolgervi”. Lo stesso giorno, il ROS di Palermo comunicò ai vertici della Procura e delle forze dell’ordine che fonti attendibili avevano segnalato l’arrivo di un carico di esplosivo in città “per Borsellino, il maresciallo Canale, il capitano Sinico, il politico Salvo Andò e Calogero Mannino”. Il 14 luglio 1992 è Giacomo Ubaldo Lauro, calabrese della ‘ndragheta, rifugiatosi in un paese del nord Europa, ad avvertire il Console italiano che a Palermo si trama un attentato contro il giudice Borsellino, ma la nota comunicata a Roma il giorno stesso, verrà trasmessa a Palermo soltanto il 25 luglio 1992.
Il 21 settembre 2010, nel porto di Gioia Tauro, la polizia ha intercettato e sequestrato ben 6/7 tonnellate di T4, rinvenute in un container che trasportava latte in polvere. Il container, proveniente dall’Iran, era diretto in Siria, ciò spinge gli investigatori a formulare l’ipotesi del traffico internazionale d’esplosivo senza alcun riferimento alla criminalità organizzata italiana, ma alla luce dell’esperienza potremmo dire: “A chi è realmente diretto l’esplosivo sequestrato?”
Per molto tempo non si era sentito parlare del Semtex o T4, l’ultimo grande sequestro di questi esplosivi in Calabria, è stato operato dal Gico in collaborazione col Sismi nel 2004. Riflettiamo!
Iran-Italia-Siria: il carico di esplosivo sequestrato era diretto dall’Iran alla Siria. Basta guardare la mappa per giungere alla conclusione che, nonostante tutto, vi erano modi ben più semplici, e quindi più sicuri, per far arrivare l’esplosivo a destinazione senza passare per la Calabria che dista 3.200 km dalla fonte e dal luogo di arrivo.
Calabria: E’ noto che la Calabria è la regione della ‘ndrangheta, per così dire il suo background d’origine e territoriale. Sono forse meno noti: il legame storico che lega quest’ultima alla mafia siciliana, il grande ruolo che, gli ultimi studi del settore, le forze dell’ordine operative sul territorio ed i massimi esperti del fenomeno, assegnano alla ‘ndrangheta nel sistema criminale mondiale.
T4: l’onnipresente e micidiale ciclotrimetilenetrinitramina o Rdx, meglio noto come T4. Gli esplosivi di tipo plastico, quali il T4 ed il Semtex, sono caratterizzati da una grande efficacia in quanto si ossidano in tempi brevissimi rilasciando una grandissima quantità di energia. Il Semtex è un esplosivo plastico a base di T4 e pentrite, prodotto in Cecoslovacchia in diverse versioni. Le esportazioni di questo esplosivo furono legali, anche per gli usi civili, fino al 1989, ma da allora l’esplosivo fu in dotazione soltanto ad alcuni corpi militari speciali. Il T4 è stato usato per gli attentati di Via Palestro a Milano (90-100 Kg), di piazza S. Giovanni in Laterano (120 Kg) e per quello alla chiesa di S. Giovanni al Velabro (100 Kg). Il Semtex è stato usato per l’attentato al treno Rapido 904 e per quello in Via D’Amelio.
Come deve essere considerato l’episodio del 21 settembre 2010: come un semplice incidente di percorso lungo le rotte dei traffici internazionali oppure, alla luce della situazione economica e politica attuale che investe i paesi del Mediterraneo e sulla base dell’esperienza passata, possiamo pensare ad un interesse criminale che coinvolge il nostro paese e se è così, questa volta, per chi suona la campana?
Non è forse il caso di accertare la distruzione del materiale sequestrato o gli sviluppi dell’inchiesta giudiziaria della Procura competente?

Anna Maria Barbos e Francesco Bruno (www.19luglio1992.com)

AIASU (Ass.Intern. per l’Applicazione delle Scienze Umane), SEZ. CRIMINE ROMA (www.aiasu.it)








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