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Trattativa Stato-mafia, Ciancimino vuole ascoltare le telefonate del Colle PDF Stampa E-mail
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Scritto da Redazione Il Fatto Quotidiano   
Martedì 05 Febbraio 2013 22:05

di Redazione Il Fatto Quotidiano - 5 febbraio 2013
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che aveva ordinato la distruzione delle intercettazioni tra Napolitano e Mancino, i difensori del figlio dell'ex sindaco palermitano vogliono stabilire se possono esserci elementi favorevoli al loro assistito. La decisione la prenderà il gip

Richiesta ufficiale di ascoltare le registrazioni delle telefonate tra il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e l’ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino. L’ha presentata la difesa di Massimo Ciancimino. Si tratta delle intercettazioni per cui la Corte costituzionale, che ha deciso sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato da Napolitano contro la Procura di Palermo, aveva ordinato la distruzione, rimettendo l’esecuzione del provvedimento al giudice e non ai pubblici ministeri.
Intanto il gip di Palermo Riccardo Ricciardi ha convocato per l’8 febbraio l’esperto informatico Fulvio Schimmenti, incaricato di individuare e cancellare le tracce elettroniche delle conversazioni. Gli avvocati Francesca Russo e Roberto D’Agostino hanno presentato la loro istanza la settimana scorsa, sostenendo di voler valutare se nei dialoghi ci siano elementi potenzialmente favorevoli alla difesa del loro assistito, imputato – come Mancino – nell’indagine sulla trattativa Stato-mafia.
Secondo la sentenza della Corte il gip deve valutare pure se nei dialoghi vi siano elementi utili alla tutela di altri diritti costituzionalmente garantiti, come i beni della vita e dell’integrità dello Stato e delle istituzioni repubblicane: solo in questo caso potrebbe essere evitata la distruzione. Ricciardi, che comunque non è vincolato dalla sentenza della Consulta, valida solo tra le parti, cioè Quirinale e Procura, aveva anche valutato l’ipotesi di sollevare una nuova questione di costituzionalità. La convocazione di Schimmenti per l’8 febbraio lascia però pensare che il giudice abbia deciso per la distruzione.

Redazione Il Fatto Quotidiano (5 febbraio 2013)
 

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