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Mafia, tempi più lunghi per 'trattativa': GUP sentirà Brusca e De Gennaro PDF Stampa E-mail
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Scritto da Adnkronos   
Giovedì 24 Gennaio 2013 19:01
Palermo, 24 gen. - (Adnkronos) - La strategia di Cosa nostra nei mesi che precedono l'omicidio dell'eurodeputato Salvo Lima e le cause che hanno portato al suo assassinio, ma anche "i propositi del boss Toto' Riina in epoca successiva alla strage di Capaci e precedente alla strage di via D'Amelio". Sono soltanto alcuni degli argomenti su cui verra' interrogato agli inizi di febbraio il pentito di mafia Giovanni Brusca, chiamato a deporre dal giudice per le indagini preliminari di Palermo, Piergiorgio Morosini nel procedimento per la trattativa tra Stato e mafia. Per oggi era prevista la decisione del gup se rinviare a giudizio o prosciogliere i dieci imputati, tra cui nomi eccellenti come il generale Mario Mori o il senatore Marcello dell'Utri, ma a fine udienza il magistrato ha disposto a sorpresa l'interrogatorio di Giovanni Brusca, l'ex picciotto di Cosa nostra, dell'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro e dell'ex Primula Nera Paolo Bellini, oggi collaboratore di giustizia. L'uomo da molti considerato il protagonista occulto dei misteri d'Italia, ex esponente di Avanguardia nazionale, sospettato e prosciolto per la strage di Bologna del 2 agosto 1980. L'interrogatorio di Giovanni Brusca era stato sollecitato nelle scorse udienze dalle difese di alcuni dei dieci imputati del procedimento sulla trattativa tra Stato e mafia. A lui il gup Morosini chiedera', in un'udienza che si terra', come sempre a porte chiuse, ma in trasferta a Roma, anche se e' a conoscenza di "eventuali rapporti tra Cosa nostra e altre realta' criminali, di stampo non solo mafioso, a partire dal 1991 e durante l'epoca delle stragi del 1992 e del 1993". Inoltre a Brusca verra' chiesto qualcosa sui "propositi di Riina dopo la strage di via D'Amelio sino alla cattura di quest'ultimo" e dei "rapporti tra Riina e il boss Bernardo Provenzano dalla fine dal 1991 alla cattura di Riina", cosi' come sulle "iniziative sulla presunta intesa per 'l'impegno del recupero di opere d'arte' in cambio dell'ammorbidimento del regime carceario per alcuni capo dell'organizzazione criminale Cosa nostra". Infine, il gup chiedera' a Brusca delle "dinamiche interne e le strategie di Cosa nostra dopo la cattura di Riina e il ruolo di Provenzano.

Occhi puntati anche sull'interrogatorio dell'ex Primula nera Paolo Bellini, oggi pentito ma detenuto in un carcere italiano. L'ex trafficante di mobili d'arte verra' sentito a febbraio dal gup Morosini perche' lo stesso avrebbe trattato con esponenti di Cosa nostra, soprattutto con Giovanni Brusca e Toto' Riina negli anni delle stragi di mafia. Bellini e' ritenuto tra i protagonisti della prima trattativa tra Stato e mafia nel 1992, informatore dei carabinieri e autore di omicidi come quello di Alceste Campanile (ma non fa un giorno di carcere per prescrizione). Assolto per un altro omicidio che solo poi ha confessato. A lui si rivolse pubblicamente Toto' Riina nel 2003. In aula, durante un processo, il "capo dei capi" aveva detto: "Ma questo Paolo Bellini che si affaccia nelle stragi di Bologna, in certi processi e poi non si vede piu', ma che ci ando' a fare a discutere con Gioe' ad Altofonte dove c'ha detto e c'ha messo in testa di potere fare queste stragi verso Firenze, verso Pisa (il progettato attentato alla Torre, ndr), verso l'Italia... Io questo Bellini me lo trovo in mezzo ai piedi con i servizi segreti perche' era manovrato di concordi dal colonnello dei carabinieri di Roma, quello che cerca le Belle Arti e questo amico del generale Mori...Mori che c'e' dietro a tutte queste situazioni che io mi vengo sempre a trovare in mezzo ai piedi? Bellini, Gioe', servizi segreti... ma che cosa c'e'? Che cosa ci traso io nei fatti di Firenze? Perche' sono nei fatti di Firenze?". Giovanni Brusca lo indica come il ''suggeritore" della strategia tesa a colpire i monumenti. Adesso il gup Morosini ha deciso di ascoltarlo nel corso dell'udienza preliminare sulla "presunta intesa per l'impegno al recupero di opere d'arte in cambio dell'ammordimento del regime carcerario per alcuni capi di Cosa nostra". Paolo Bellini fu compagno di cella, seppure allora con un nome diverso, del boss suicida Antonino Gioe'.

Il gup di Palermo ha disposto, inoltre, di sentire nelle prossime udienze anche l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, oggi sottosegretario del Governo Monti. De Gennaro e' stato vicedirettore della Dia dalla fine del 1991 all'aprile del 1993 e poi e' stato direttore della Direzione investigativa antimafia dall'aprile del 1993 all'agosto del 1994. Verra' sentito sulle "informazioni nella disponibilita' della Dia - si legge nell'ordinanza del magistrato - negli anni 1992 e 1994 in ordine alla matrice delle stragi consumate in Italia in quegli anni, alle strategie e alle dinamiche interne di Cosa nostra all'epoca dei fatti di sangue, nonche' alle piste investigative seguite dopo le stragi". Sempre oggi il gup Morosini ha disposto l'acquisizione, anche sulla base di una specifica sollecitazione delle difese degli imputati Mario Mori e Giuseppe De Donno all'udienza del 9 gennaio 2013 e del pm, della trascrizione delle dichiarazioni rese dallo stesso de Donno, dal magistrato Olindo Canali, Giuseppe Scibilia, Silvio Valente ed Eugenio Morini all'udienza dell'8 gennaio 2013 nel processo che si sta celebrando davanti alla quarta sezione del tribunale di Palermo. Mori e' imputato, con il colonnello Mauro Obinu, di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano nell'ottobre del 1995. Verranno anche acquisite due informative della Dia, rispettivamente del 4 marzo 1994 e del 31 gennaio 1998. Domani il gup decidera' le date per le prossime udienze, a partire dall'interrogatorio di Giovanni Brusca. Lo stesso pentito oggi ha dato il suo consenso per essere sentito il prossimo primo febbraio ma la difesa di Marcello Dell'Utri ha chiesto un rinvio. Sempre oggi e' stata stralciata la posizione dell'ex ministro Calogero Mannino, che verra' giudicato il rito abbreviato il prossimo 20 marzo.

Tra gli atti depositati oggi dai pm Antonino Di Matteo, Lia Sava, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia, ci sono anche un interrogatorio di Calogero Mannino e del generale Antonio Subranni, che risalgono al 1994 e al 1995. L'8 settembre del 1995 il generale Antonio Subranni, tra i dieci imputati del procedimento per la trattativa tra Stato e mafia, interrogato dai magistrati della Dda ha spiegato che nel 1991 "in Sicilia esistevano due sezioni anticrimine e nessuno si e' mai occupato delle minacce a Calogero Mannino". Secondo i magistrati dell'accusa Calogero Mannino avrebbe avuto un ruolo centrale perche' avrebbe preso informazioni dagli investigatori "al fine di acquisire notizie dai boss ed aprire la trattativa con i vertici dell'organizzazione mafiosa, finalizzata a sollecitare richieste di Cosa nostra per far cessare la strategia stragista avviata con l'omicidio Lima" e che aveva lo stesso Mannino tra i possibili obiettivi. Agli ufficiali del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, i pm contestano di avere preso contatti con esponenti mafiosi "agevolando l'instaurazione di un canale di comunicazione con i boss finalizzato a sollecitare eventuali richieste di Cosa nostra per fare cessare le stragi". Gli altri imputati, i boss Toto' Riina, Bernardo Provenzano, Leonardo Bagarella, Giovanni Brusca e Antonino Cina' sono accusati di avere minacciato rappresentanti del Corpo politico dello Stato "prospettando l'esecuzione di stragi e omicidi". Al senatore del Pdl Marcello Dell'Utri si contesta, invece, di avere assunto un ruolo di mediatore con i vertici di Cosa Nostra "agevolando il progredire della trattativa tra mafia e Stato". L'ex ministro dell'Interno ed ex Presidente del Senato, Nicola Mancino e' invece accusato di falsa testimonianza. Ha chiesto piu' volte lo stralcio della propria posizione, ma finora la richiesta e' sempre stata rigettata.

Adnkronos






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