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Accuse di truffa e falso per Alberto Cisterna PDF Stampa E-mail
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Scritto da Francesco Viviano   
Lunedì 12 Novembre 2012 14:18

Alberto Cisterna è stato il vice di Grasso alla Dna. In passato indagato per i rapporti con esponenti della ’ndrangheta

REGGIO CALABRIA — Prima l’accusa di corruzione in atti giudiziari e rapporti con la ’ndrangheta che ha provocato il suo trasferimento dalla Direzione Nazionale Antimafia (era il numero due di Pietro Grasso) al Tribunale di Tivoli. Adesso un’altra incriminazione per truffa e falso ha raggiunto l’ex vice procuratore nazionale antimafia Alberto Cisterna, per il quale i pm di Reggio Calabria chiederanno il suo rinvio a giudizio. Alberto Cisterna è accusato di avere truffato l’Università degli Studi del Mediterraneo di Reggio Calabria dove insegnava “Ordinamento Giudiziario e Forense” e di avere denunciato, pur sapendo di compiere un falso, un ispettore di polizia che avrebbe “occultato” intercettazioni e altri atti nell’inchiesta in cui il magistrato era indagato per rapporti con esponenti della ’ndrangheta di Reggio Calabria. Secondo quanto è contenuto nell’avviso conclusione delle indagini, il pm Beatrice Ronchi lo accusa di truffa perché nell’anno accademico 2009-2010 Alberto Cisterna «attestava falsamente nel registro didattico dell’Università di avere svolto regolarmente lezioni anche in alcuni periodi del 2009 e 2010 mentre in realtà si trovava fuori da Reggio Calabria».

Analizzando i registri della facoltà di Giurisprudenza e verificando gli spostamenti del magistrato, gli investigatori hanno scoperto che Alberto Cisterna figurava presente alle lezioni anche quando non era all’università come risultava anche dalle note di servizio degli agenti della sua scorta. E contemporaneamente all’accusa di truffa l’ex numero due della Dna è stato raggiunto da un’altra richiesta di rinvio a giudizio per falso perché aveva denunciato il dirigente della squadra mobile di Reggio Calabria, Luigi Silipo, per avere omesso, in alcune informative relative all’inchiesta in cui Cisterna era indagato per rapporti con la ’ndrangheta, alcune intercettazioni telefoniche favorevoli al magistrato, causandogli così un danno.

Tutto falso, afferma il pm Matteo Centini titolare dell’indagine, perché risulta che il magistrato aveva chiesto e ottenuto tutti gli atti relativi alle intercettazioni che lo riguardavano, e altre informative che erano contenute nel procedimento dove Cisterna era accusato di corruzione in atti giudiziari e di rapporti con il boss Lo Giudice.

Francesco Viviano (La Repubblica, 12 novembre 2012)

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